Paura, Vincenzo Abate: una pluralità di modi per declinare l’orrore.
Qualche tempo fa ti ho scritto del libro L’Estraneo nello specchio, piccolo libro di racconti scritto da Vincenzo Abate, con cui condivido l’esser blogger e amante della letteratura. Oggi ti parlo della sua nuova “creatura”, dal conturbante titolo Paura.
Paura, Vincenzo Abate
E in origine fu la paura
Parto da una considerazione filosofica – e in fin dei conti molto spicciola: la possibilità di usare la ragione e provare sentimenti accomuna tutti gli esseri umani. A proposito di ciò, non possiamo avere dubbi, ma diremmo una sciocchezza se affermassimo che, al di sotto di elevate capacità cognitive e grandi sentimenti, riposa un coacervo di pulsioni, angosce e timori pronto a emergere con forza devastante? Spicca in questo miscuglio primordiale e istintuale, la più atavica delle sensazioni: la paura.
Paura: i racconti
I racconti di Paura declinano l’orrore in una pluralità di modi, così da riuscire a mostrare come non sia affatto slegato dalle nostre altre pulsioni elementari e sostanziali. Sfido chiunque, infatti, ad affermare di non aver provato mai una volta nella vita paure irragionevoli, un forte senso di attrazione al limite dell’ossessione, rabbia e, perché no, sete di rivalsa nei confronti ci ha sempre umiliato. Tuttavia, ogni nostro impulso viene controllato dalla regole di civiltà e dai sistemi di valori, che vorrebbero “ripulirci” dal tutto quel che appartiene alla nostra più intima natura di esseri umani.
Le ideologie contemporanee, politiche e religiose, ci soffocano, disincanto e delusione ci appiattiscono l’esistenza: di questo senso di oppressione si nutrono gli istinti, gli antichi timori, i rimpianti e i più segreti desideri.
Crescono fino a non poter essere più contenuti e vengono fuori con pòestrema violenza: sono dei veri e propri mostri, creature spaventose e crudeli. Mostruose sono le turpi perversioni a cui si abbandona l’uomo accecato dalla fede, perverso è il senso di forte piacere, misto a terrore, provato da chi ama abbandonarsi al proprio oggetto di desiderio. Così è reale e terrificante la visione infernale che si palesa agli occhi dell’uomo assillato dal rimorso.
In Paura la realtà è triviale e ributtante perché si è fusa con le cose più orripilanti, rendendole vere e tangibili.
Considerazioni su Paura
Non sono normalmente attratta dalle rappresentazioni orrorifiche, che comunque suscitano in me una qualche forma di repulsione. Resto razionale anche davanti al mostro più deforme e a qualsiasi rappresentazione della morte. Certo, in fin dei conti queste non sono altro che metafore, ma non sono queste a colpirmi di più. Le mostruosità mi sono quasi indifferenti, mentre subisco il fascino della doppiezza dell’animo umano, mi incuriosisce scoprire a quale livello di perversione possono giungere la mente e l’agire umani. Sono questi elementi ad avermi fatto apprezzare in particolar modo alcuni racconti di Paura: Utopya, Posseduta, Lei, ossessione, La linea sanguinaria dello psicopatico Fooly. Credo che sia in questi racconti che si manifesti il peggio delle persone, per cui è da qui che, inevitabilmente, inizio a pensare al male, alla combinazione di dolore e piacere, alla natura umana in genere.
Sono sicura, piuttosto, che un appassionato del genere letterario proverà brividi più intensi di quelli provati da me, che ho un mio modo di interpretare le cose e una sensibilità particolare verso alcune tematiche. Il libro ha tanto da dire, non c’è dubbio, ma credo che la forma ancora non serva adeguatamente il contenuto. Avrei preferito essere condotta piano piano alla scoperta degli abomini peggiori, ma la sensazione che questo non sia avvenuto può anche derivare dai miei personali “problemi” con i racconti: mi chiedo se un romanzo non riuscirebbe a terrorizzarmi davvero, ad esempio. Be’, forse non sarò la più sfegatata lettrice di horror, ma ho letto Paura con piacere.