Tina, Alessio Torino (Minimum Fax): nell’incontaminata Pantelleria, la piccola Tina impara che nulla è eterno, nemmeno l’incantesimo dell’isola, che rende più distanti ansie e guai.
Cosa mi ha attirato più di ogni cosa verso Tina? Il fatto che fosse ambientato a Pantelleria. Ho un debole per la Sicilia e subisco il fascino delle piccole isole che le appartengono, che ancora non ho avuto modo di visitare. Pantelleria in queste poche pagine crea un incantesimo: ti prende, ti porta in un’altra dimensione e poi ti dice che la devi lasciare. Bé, così vanno le cose nella realtà. Un po’ te ne dispiace, ma è meglio esser contenti di averla conosciuta.
Tina e il microcosmo Pantelleria
Tina è un romanzo le cui storie prendono vita in un microcosmo. Il titolo si riferisce alla sua piccola protagonista, cacciatrice di meduse, ma è una storia a più voci. Tina è il centro da cui si diramano come raggi le storie di un gruppo di visitatori e di abitanti della bella e selvaggia Pantelleria. L’isola siciliana è il palcoscenico sul quale si alternano tante figure, drammatiche, singolari e anche un po’ buffe, tutte in qualche modo simpatizzanti per la vispa e intelligente bambina.
Nel romanzo di Alessio Torino Pantelleria è un mondo parallelo. Ogni vicenda personale è vissuta con intensità e lucidità, ma è sospesa nell’indefinito.
Tra cale rocciose e caratteristici dammusi la vita trascorre galleggiando. Non sono cancellati né i drammi, né le ansie e le preoccupazioni. Ogni dolore si affievolisce, ma non si cancella. Tutti lo sentono: Pantelleria è in grado di tamponare ogni sentire, rendere ovattata ogni voce.
Un solo filo conduttore: Tina
Tina riesce a diventare il filo conduttore di ogni storia. La bambina passa il proprio tempo alla cala catturando meduse. I suo pensieri vanno a quel padre che ha lasciato lei, la sua sorella gemella e sua madre per una ventenne. Tra una medusa e l’altra, un ricordo e l’altro, cresce in Tina l’attrazione per una giovane visitatrice francese, e dire che tutti la scambiano per un maschietto. Si rafforza il rapporto con Andre, che gestisce l’Alta Marea e sembra non riuscire a stare lontano dai guai; cresce l’affetto per Charles, il poeta canadese che trascorrerà il resto dei suoi giorni a Pantelleria.
Le giornate passano nelle lentezza per Tina, come per tutti. Più il tempo passa, più è forte il potere di Pantelleria di creare un posto ospitale in un altro universo. Tina cresce, perde in parte la propria ingenuità e inizia a padroneggiare la capacità di guardare oltre la superficie delle cose. È ancora giovanissima e conosce solo immediate ed estreme manifestazioni di affetto, che un po’ inteneriscono e po’ fanno arrossire. Ci inteneriamo perché ci accorgiamo dell’ingenuità; arrossiamo perché sappiamo anche che noi adulti non siamo così spontanei, come Tina.
A far diventare grande Tina è l’arrivo di una nuova separazione. Prendere coscienza che ogni cosa è finita – l’amore, la spensieratezza, il tempo per cacciar meduse – segna il momento in cui inizia l’età adulta. Ognuno affronta il momento come meglio gli viene.
Chiudi Tina, che in fondo è un piccolo libro, e ti sembra di aver passato molto più tempo in compagnia della combriccola di Pantelleria. Anche tu sei stato “vittima” inconsapevole dell’incantesimo di Pantelleria, così ha l’impressione che nulla sia esistito al di fuori di questa isoletta lontano da tutto, ma non troppo.
Alla prossima lettura,
Bruna Athena
Recensione molto coinvolgente…mi hai fatto venire voglia di leggerlo questo libro!
…ho scoperto il tuo blog per caso ed è interessantissimo, avanti così
un saluto dalla città eterna
Antonio
Grazie Antonio, mi fa molto piacere che ti sia piaciuta questa recensione. Passa a trovarmi nuovamente!
Sembra una versione femminile dell’Arturo morantiano, o sbaglio? Mi hai convinta a recuperarlo, in ogni caso!
Il fatto grave è che L’isola di Arturo non me lo ricordo. Devo dire che ti fa questo effetto: è come se ti chiudessi in un mondo a parte..