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La frontiera spaesata, Giuseppe A. Samonà

La frontiera spaesata, Giuseppe Samonà, Exorma

Desidero parlarti di una delle migliori letture del 2020: La frontiera spaesata. Un viaggio alle porte dei Balcani, di Giuseppe A. Samonà, Exorma Edizioni. Il libro è un prototipo quasi perfetto di ciò che intendo per letteratura da viaggio “non classica”. È una lettura che consiglio non solo a chi ama viaggiare, e vorrebbe scoprire i Balcani, ma soprattutto a coloro che si nutrono di storia, arte e letteratura.

La frontiera spaesata invoglia a conoscere ciò che dei Balcani non si vede. È un libro per amanti dell’arte, della musica e della letteratura, una guida sui generis per chi intende il viaggio sempre come inizio e mai come punto di arrivo.

La frontiera spaesata

Un viaggio alle porte dei Balcani” potrebbe un po’ trarti in inganno. La frontiera spaesata non è un diario né un pezzo qualsiasi di letteratura da viaggio. Questo è un libro colto, non pretenzioso, ma fatto per persone colte.

Non voglio spaventarti, anzi, ma trovo giusto sottolineare che il libro di Giuseppe Samonà non è un guida o, per lo meno, non è un guida in senso canonico.

Protagoniste del libro sono le città che si incontrano muovendosi da Trieste, verso est e poi verso sud: Trieste, al di là della laguna veneta, Lubiana, Pola e Zagabria, tra queste. Le città sono protagoniste di un grande “romanzo corale”, una storia a più voci che invade ogni cosa: arte, architettura, lingue, letteratura, musica e paesaggi.

La porta. La frontiera. La città del non e della nostalgia, o della lontananza. Non Austria, non Ungheria, non Italia, non Slovenia, non Serbia o Croazia, e un poco, o anche molto, in proporzioni e con propensioni diverse, di tutte queste culture, desiderio voltato all’indietro di quando appartenevano a uno stesso universo, di cui lei, Trieste, era l’unico sbocco sul mare.

Trieste, itinerari d viaggio – La frontiera spaesata

Come l’autore spiega chiaramente nella postfazione, il libro si propone di portare il lettore – l’eventuale visitatore – nelle strade dei centri succitati, tutti caratterizzati da mescolanze culturali. Sebbene si citino alberghi, siti d’interesse, piazze e monumenti, La frontiera spaesata non suggerisce un percorso da intraprendere: propone una varietà di potenziali itinerari a piedi, che il lettore può seguire assecondando la propria ispirazione.

È per questo che ho scritto che questo è un libro colto: mi ha introdotta in un orizzonte storico e culturale di elevata complessità, ha sbarrato le porte alla conoscenza dei Balcani “reali”, non (solo) turistici. C’è un po’ di Trieste in Croazia, c’è un po’ di Venezia in Istria; c’è chi parla italiano e croato, chi parla croato e serbo, c’è chi si sente un po’ di qua e un po’ di là. Ciò è detto per semplificare, ma questo è.

Sì, al tuo arrivo Zagreb ti sorprende, e ti culla, facendoti pensare singolarmente al mondo da cui sei partito – ancora e ancora l’inizio del viaggio: Trieste… – ma soprattutto all’accogliente capitale slovena che hai appena lasciato. Forse, perché anche qui le strade, le piazze, zampillano di giovani, di caffè, di locali, di colori, di musica, di gioiosa speranza di futuro, e anzi, con una sorta di candore, con un entusiasmo supplementare – Zagreb infatti è ancora più fuori, incomparabilmente più fuori, dalle rotte turistiche, più sconosciuta: sembra quasi popolata da un’umanità diversa, più fresca di quella che siamo abituati a vedere nella nostra vecchia Europa.

Perché leggere La frontiera spaesata

La frontiera spaesata fa quel che dovrebbe fare un vero libro di viaggio, almeno secondo me: ti colloca all’interno di una realtà, raccontando – certo, in modo non esaustivo, perché non è questa la sede – il backgorund culturale di ogni città.

Questo libro non è solo per gli amanti dei viaggi o gli appassionati dei Balcani. La frontiera spaesata è qualcosa di più, perché invoglia a conoscere ciò che dei Balcani non si vede, anche se appartiene ad essi nella sostanza – le cose che stan sotto, dietro, in ombra, camuffate.

Non è adatto ai vacanzieri, ai turisti mordi e fuggi – la questione non ha a che fare solo con il tempo, quanto con il come si fa conoscenza dei luoghi. È un libro adatto a chi non ha paura di incrociare, lungo il cammino, la Storia, con i suoi drammi, i suoi eroi e i paradossi. È per chi concepisce il viaggio sempre come punto di inizio, mai come punto di arrivo.

Bruna Athena

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