La vedova Van Gogh (Marcos Y Marcos): con Camilo Sánchez conosciamo una donna fuori del comune, grazie alla quale Vincent Van Gogh è arrivato ovunque nel mondo.
Oggi ti parlo di un libro che ho trovato piacevole da leggere, ma soprattutto ho apprezzato come risorsa per comprendere, indirettamente, un pittore che amo molto: Vincent Van Gogh.
Conosciamo assieme la vedova Van Gogh:
La vedova Van Gogh, scritto di Camilo Sánchez e pubblicato in Italia dall’editore Marcos Y Marcos, mi è capitato per caso, all’inizio l’avevo ignorato. Ma la rete del web è grande in queste cose! Mi ha talmente attirato che alla fine ho ceduto alla tentazione e l’ho preso. L’ho finito appena ieri, quando si è tenuta la lettura condivisa con la libreria di Palermo Modusvivendi. Se vuoi ripercorrere le varie tappe della lettura, puoi trovarci con l’hashtag #VedovaVanGogh.
La vedova Van Gogh: il recupero dell’opera del pittore
Chi è la vedova Van Gogh? Johanna è la moglie di Theo, il fratello di Vincent in seguito alla cui morte cade in una forma di profondissima depressione. Ossessionato dall’idea di recuperare la sua opera, Theo alterna momenti di vivace attività ed entusiasmo a scatti di ira, a giornate trascorse interamente a letto.
Johanna ha visto Vincent in poche occasioni, tuttavia è ben presto consapevole del fatto che la sua presenza è costante attorno a lei, anche dopo la sua morte. La donna, che assiste il marito nell’agonia e lo accompagna fino alla fine, ha come suo unico compagno il proprio diario.
Di questo diario l’autore s’è servito per ricostruire la storia di Johanna dopo la morte del pittore e del marito, da quando fa propria la missione di dare all’opera di Van Gogh la visibilità che merita.
Rimasta vedova e con un bimbo molto piccolo, che da Theo viene chiamato proprio Vincent, Johanna decide di andar via da Parigi e ritornare ad Amsterdam. La casa paterna le sta stretta e in barba alla vedovanza e alle male lingue, realizza il suo desiderio di gestire una locanda a Bossum, un piccolo paese poco distante da Amsterdam. È qui che Johanna realizza un lavoro immenso, per la fatica che ha richiesto e per l’importanza che poi ha avuto nella storia dell’arte. La vedova Van Gogh, così definita per disprezzo, recupera le tele, i disegni e i carboncini realizzati da Vincent nel corso degli anni. Con l’aiuto di vari contatti, Johanna realizza le prime esposizioni. Da subito si evince una forte riserva ad accogliere l’opera sia nel contesto culturale francese sia in quello belga. È proprio nei Paesi Bassi che l’arte del pittore viene maggiormente apprezzata, riuscendo con gradualità ad affermarsi.
Contestualmente, Johanna lavora alla locanda ma procede alla lettura della corrispondenza per anni scambiata da Vincent e Theo. Una verità si svela agli occhi della donna: il rapporto tra i due fratelli è anomalo, fatto di un amore viscerale e geloso, in particolare modo nutrito da Theo verso Vincent. D’altra parte, le lettere agli occhi di un lettore attento non possono che apparire come una sorta di manifesto artistico di Vincent Van Gogh.
Grazie a La vedova Van Gogh apprendiamo che Vincent non è stato solo un pittore visionario, un amante delle tinte intense e fin troppo all’avanguardia per i suoi tempi.
Si deduce che Vincent Van Gogh è stato un artista a tutto tondo, naturalmente ben disposto a ogni forma di espressione. Nella sua persona si è realizzata la fusione di parola e colore, dalle sue mani anche la musica veniva fuori in tonalità cromatiche. L’espressione è stata la naturale estensione fisica e spirituale dell’artista.
Johanna sa apprezzare tutto questo e sa che nel mondo può e deve esserci posto per Vincent Van Gogh.
Johanna, la vedova Van Gogh: modello di sensibilità e autonomia
Johanna è una donna fuori del comune, perché con il suo occhio da visionaria comprende il potenziale dell’opera di Van Gogh. Si distingue perché è colta e studiosa, assolutamente capace di anticipare i tempi. In un’epoca in cui essere vedova sola era un grande svantaggio sociale, Johanna pone solide basi per la propria indipendenza. Esprime sé stessa nei diari che ci hanno permesso di fare conoscenza del ruolo di estrema importanza che ella ha rivestito nel recupero e nella valorizzazione di Van Gogh.
In realtà il suo contributo è anche più grande, se si pensa a quanto sia stata autosufficiente e coraggiosa. Riprende in mano la propria vita, affermandosi come persona competente, capace di gestire un’attività lavorativa autonoma e l’organizzazione delle esposizioni, madre che non trascura il figlio. Ho visto in Johanna una grande persona, una donna che dovrebbe essere d’ispirazione a tante donnicciole che sono ancora tra noi.
La vedova Van Gogh, un’opera ibrida a più strati
La vedova Van Gogh è un libro affascinante per tante ragioni. Nutro una naturale simpatia per ogni storia che mi faccia ritornare con il ricordo in posti che ho visitato, come Parigi e Amsterdam. Stiamo parlando di una percezione molto personale. Piuttosto, credo balzi all’occhio come nel testo di Camilo Sánchez venga preferito l’utilizzo dell’indicativo presente. La vedova Van Gogh si afferma come opera ibrida, che non è da considerare romanzo, né saggio né biografia.
Il tempo presente è il più adatto per raccontare la storia di Johanna. Se Theo si lascia andare vivendo nella depressione e nella malinconia del passato, Johanna non perde fiducia nel presente. Nonostante il futuro le appaia incerto, vive nell’oggi con la grinta di chi è in equilibrio e ha fiducia in sé stesso.
Con il suo lavoro, Camilo Sánchez è riuscito a realizzare un’opera stratificata. Dalla sintesi perfetta di questi strati sono venute fuori, chiaramente delineate, due personalità sorprendenti. Il lettore si arricchisce, perché va a riflettere sulle tematiche universali e più generali che riguardano l’arte spontaneamente.
La vedova Van Gogh è un libro che consiglio a tutti gli amanti di Van Gogh e di ogni forma di arte, desiderosi di conoscere meglio non solo il grande pittore, ma anche la donna grazie alla quale oggi possiamo ammirare i suoi splendidi dipinti.
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