“Dillo a parole tue!”: l’invito della maestra che diventa inno a libertà e originalità nella scrittura.
A me è rimasto impresso il ricordo di un’espressione tanto usata dalle maestre e dai professori di liceo. È una piccola frase, portatrice di un messaggio semplice: “Dillo a parole tue!”
L’ho sentita dire tanto spesso, quando un compagno di classe era in difficoltà durante un’interrogazione. Probabilmente non aveva capito la lezione e non riusciva a esprimersi compiutamente. Molto più probabilmente non aveva studiato, così si sforzava di ricordare le parole del libro, letto il giorno prima frettolosamente. La memoria si sa, fa cilecca. Di fronte a tante incertezze, il docente ricorreva a “Dillo a parole tue!”, ben prima di piazzarti un 3 sul registro.
Dillo a parole tue significa capire e conoscere di cosa scrivi
Da brava studentessa diligente, da persona che deve comprendere le cose e odia imparare le cose a memoria, ho sempre cercato di spiegare qualcosa a modo mio.
Dirlo a parole mie è sempre stata la prova del 9 . Sapevo di aver capito qualcosa solo se riuscivo a spiegarlo diversamente da come lo diceva il libro (“…il libro dice che…”) e da come lo aveva detto l’insegnante.
Cosa significa dillo a parole tue? L’invito che ci faceva la maestra o il prof di Lettere al liceo era l‘invito a ricercare la semplicità nel nostro modo di parlare e scrivere. Era anche molto di più: un’esortazione a non usare “le parole del libro”, sforzarci di dire la stessa cosa in altri termini e cercare un modo del tutto nostro di spiegare, raccontare e riferire una storia, un’idea.
Dillo a parole tue è un inno a libertà e originalità. Deve essere tatuato sui polsi di noi copywriter e narratori, inciso sulla pietra delle nostre case.
È una cosa semplice da dire e capire, ma non è sempre facile da realizzare. Dire le cose a modo proprio richiede tanto esercizio, perché a volte le cose banali sono proprio quelle che ci mettono più in difficoltà, quando si tratta di descriverle. Serve esercizio perché altrimenti si confonde l’originalità con l’ostentazione della capacità di creare meri esercizi linguistici, che non dicono niente.
Per farti capire dillo a parole tue
Devi dirlo a parole tue e devi dirlo, sempre e comunque, in modo tale da farlo capire agli altri. L’altro, il nostro ascoltatore (e lettore) deve essere messo in condizione di poter comprendere quello che vuoi dire. Se ti piace rimanere sibillino, forse non hai grandi esigenze comunicative, se non quelle di parlare con te stesso.
Dillo a parole tue significa evitare i luoghi comuni linguistici, che a furia di leggere e sentire ci fanno salire la nausea. Dillo a parole tue conosce la moda, ma vi aderisce con prudenza e solo per uno scopo ben preciso. Questo chi scrive per vendere lo sa bene: a ogni pubblico corrisponde uno stile.
Non so tu, ma credo di essermi stufata dei soliti “Così, per dire!”. Per dire cosa? Tu dici sempre PER dire, si spera! In caso contrario, stai dando aria al tuo apparato respiratorio e nulla più. Hai presente quando sono le ore 7:30 a febbraio, a -2°? Accendi l’auto e la lasci a borbottare, per scaldarla. Ecco, è la stessa identica cosa. Beh, forse almeno questa operazione ha uno scopo.
Dillo a parole tue significa trovare un modo alternativo di esprimere un’idea, un’opinione, raccontare un aneddoto percorrendo strade meno battute, approdando a porti in cui solo poche navi attraccano.
“A Brù, ma allora devo usare i paroloni? Non hai detto che mi devo far capire?”
Certo! Non è necessario tirare fuori i paroloni del Manzoni, ché altrimenti i quattro analfabeti del web cominciano a tirar fuori i letteratoni, per forza di cose. Sto dicendo che puoi trovare un modo tuo di usare le parole e di sceglierle, per distanziarti dall’uso improprio e ossessivo di espressioni alla moda.
Puoi avere il tuo blog, curare la tua creatura e avere un discreto successo anche senza usare una sola volta le parole “bello” o “brutto”, in riferimento a un libro.
Evita di dirlo tanto per dire e dillo a parole tue
(Così, per dire! —-> Per fare un esempio pratico)
Puoi dire che un libro ti ha emozionato o che non ti ha emozionato affatto, ti ha dato da pensare, non ti ha fatto pensare a niente, ti ha annoiato, ecc ecc. Bello e brutto sono estremamente soggettivi e in una certa misura anche noiosi.
Dillo a parole tue aiuta nella scrittura? No, ti rende le cose più difficili. D’altra parte, ti aiuta a essere te stesso e distinguerti. Sì, bisogna tornare al motivo della distinzione. Caro mio, è inevitabile: lo sai che ogni giorno un giovane si sveglia e decide di aprire un blog.
“A Brù, ma io dico un sacco di parolacce! çò@à#??ì^””§§§!”
Cazzarola amico, ogni tanto metticela pure! Tanto lo sappiamo che se sei un copywriter, all’occasione, sarai in grado di svestire i tuoi panni per diventare un esperto di porte e finestre, il pio organizzatore di pellegrinaggi in Terra Santa.
Nel tuo spazio hai il diritto di dirlo a parole tue e se il tuo modo è dirlo con una parolaccia, fallo. Con moderazione 😀
Un abbraccio,
Bruna Athena