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I luoghi comuni linguistici nei blog di viaggi

blog di viaggi

Le espressioni più utilizzate nei blog di viaggi per descrivere luoghi ed emozioni sono diventate noiosi luoghi comuni. Eppure, non è poi così difficile evitare il cliché, andando alla ricerca di parole ed espressioni alternative.

Forse la platea di blogger e sedicenti tali ha poca dimestichezza con il lessico italiano? Probabile! Anche nel micro contesto “travel”, esistono tante espressioni utilizzate fin troppo di frequente. E dire che tutti ci tengono a sottolineare quanto sia bello viaggiare per conoscere cose nuove, laddove, per contro, nessuno apre un dizionario per cercare un sinonimo – sarebbe più faticoso che volare fino a Bangkok, immagino.

Insomma, alla lunga un certo modo di scrivere annoia e appiattisce ogni discorso. Be’, sempre che lamentarsi della pandemia e di quanto si soffra per non viaggiare possa anche considerarsi un discorso 😉

A questo punto, la domanda è lecita: è possibile trovare un’alternativa alle parole più in uso nel mondo del travel blogging? La risposta è affermativa e, aggiungo, non è solo possibile: è doveroso mettersi alla ricerca.

Scrivere un blog di viaggi senza luoghi comuni

Mi è venuto in mente di scrivere questo blog post dopo aver letto un interessante articolo di Riccardo Esposito sui luoghi comuni nella scrittura. Mi ha colpito il riferimento schietto a una delle espressioni più utilizzate nei blog di viaggi, ma anche nella comunicazione aziendale degli operatori del turismo.

Arrivando dritto al punto, perché curare un blog di viaggi privo di cliché? Credo che ci siano diverse ragioni:

  • leggere ovunque le stesse cose annoia, a lungo andare;
  • l’uso eccessivo di alcune parole denota mancanza di attenzione al linguaggio;
  • se tutti utilizziamo gli stessi vocaboli per descrivere luoghi diversi o anche i medesimi luoghi, c’è qualcosa che non va: non può piacere tutto a tutti!
  • se il tuo stile è diverso, ti distingui di più – i travel blogger sono tanti, eh!

Insomma, esistono almeno quattro buone ragioni per curare meglio il modo in cui scrivi i tuoi blog post: non annoiare, non essere superficiale, non edulcorare la realtà e distinguersi. È una questione stilistica e anche deontologica.

La questione per me resta sempre la stessa: scrivere un blog non è complicato, ma è una attività complessa. Ecco perché utilizzare sempre e solo lo stesso lessico appiattisce ogni cosa.

Questo è un concetto ben assimilato dal web writer – così dovrebbe essere, almeno. Tuttavia, non è che tutti gli altri travel blogger debbano sentirsi per forza liberi di cascare nei cliché, anzi. Della differenza tra il web writer e i blogger per passione ho parlato nel blog post dedicato a chi è il blogger e cosa fa.

Scrivere senza utilizzare frasi fatte, parole fritte e rifritte si può fare. Per ovvie ragioni, bisogna esercitarsi, mettere un po’ più di impegno nella ricerca delle parole e prendere delle sane abitudini, come utilizzare il dizionario dei sinonimi e dei contrari, nonché il dizionario delle collocazioni.

(Ti avevano detto “Apri un blog, ché poi fai soldi!” Povero te!)

I luoghi comuni linguistici dei blog di viaggi

Prima di far scoppiare l’apocalisse e lasciare a terra morti e feriti, faccio una premessa. È chiaro che, prima o poi, tutti abbiamo utilizzato le espressioni a cui farò, a breve, riferimento. Ci è sembrato il modo più opportuno per descrivere quel che stavamo guardando e vivendo, per esprimerci. Il vero “dramma” è il fatto che se ne sia fatto poi un abuso, a causa di una povertà lessicale.

La mia critica non è assoluta, quindi, ma si riferisce all’uso ripetitivo dei vocaboli. Nessuno ti obbligherà a recitare dieci Ave Maria per aver detto/scritto “scorcio”. La parola esiste e va usata, quando è il caso.

Come si suole dire, il parlar chiaro è per gli amici e chi si offende è fetente!

Panorama mozzafiato

Non è la mascherina chirurgica, non è un crisi d’asma: è il panorama.

“Panorama mozzafiato” è proprio quel cliché che mi ha fatto venire voglia di scrivere questo post, in quanto individuato anche da Riccardo.

Tolto il fatto che i panorami qui sembrano tutti ugualmente mozzafiato, vogliamo provare a dire la stessa cosa in modo diverso? La mia proposta è “scenario grandioso”:

Dopo ore di faticoso cammino, si è aperto ai nostri occhi lo scenario grandioso dei picchi montuosi coperti di neve.

Bellissimo scorcio

Ah, i bellissimi scorci su borghetti, stradine, dai ristorantini. Se gli scorci fossero oggetti, li lancerei come frisbee – non freebie! Ne ho piene le tasche, perché me li ritrovo nei blog e, in particolar modo su Instagram. Per quel che riguarda IG, andrei oltre coprendo con un telo di lino, perché fa caldo e di ciapet al vento ne vediamo in continuazione.

Bene, proviamo a scrivere qualcosa di diverso almeno nei blog post: “profilo stupefacente.”

È stato il nostro primo viaggio in Puglia. Ricordo ancora il momento in cui abbiamo ammirato il profilo stupefacente delle cosiddetta Città Bianca, Ostuni.

Acque cristalline

In genere, il cielo è terso e luminoso. Come possiamo definire diversamente il mare? Per meglio dire, quale sarebbe un sinonimo meno utilizzato dell’aggettivo cristallino?

A me piace usare “limpido” o “chiaro”:

Il mare della Sardegna è limpido e brilla tanto da accecare.

Più chiaramente di così non so dirlo!

Ci ho lasciato il cuore

Ragazzi, finiamola davvero. Questo cuore è spappolato, ha la stessa consistenza dello squacquerone di Romagna. Volendo credere nella buona fede del cuore fatto a pezzi ora dalla Thailandia ora dai Monti Sibillini, cerchiamo anche in questo caso una opzione sostitutiva.

Che ne dici di un poetico “ne custodisco il ricordo nel cuore”?

(ad onor del vero, è solo la mente che custodisce la memoria, però diamo il cuore per buono)

Ortigia mi ha così tanto affascinata, ne custodirò il ricordo nel cuore per sempre.

Merita davvero

“Merita davvero” proprio non mi piace, non solo perché lo si scrive ovunque, ma soprattutto perché sembra il modo per dire che un luogo ci è piaciuto, ma senza darne le ragioni.

Ogni volta che lo leggo, viene subito da chiedermi perché il posto meriterebbe di essere visitato. Chi usa spesso questa espressione, non ti dà vere ragioni per invogliarti a scoprire. Per non parlare, poi, del fatto che in linea di principio non riesco a suddividere i luoghi in posti che meritano e posti che non meritano. Questo perché il valore che do all’esperienza da vivere in un posto muove da un’esigenza mia, personale, quindi dai miei perché.

Detto questo, esprimo in ogni caso le mie considerazioni sulle mete visitate – altrimenti che condivisione sarebbe? Chiarisco perché un luogo mi ha colpito o meno, eventualmente individuo quelle caratteristiche che, magari, possono essere più atrattive per altre persone – altrimenti non saremmo mai utili a nessuno:

Cala Fuili si raggiunge solo in barca oppure a piedi. È una spiaggia molto bella, di ciottoli bianchi e dal mare turchese, molto profondo. Non ci sono servizi di alcun genere, per cui trovo che sia adatta a chi ama la natura selvaggia.

Di luoghi comuni ce ne sono altri – mi viene in mente “Emozione unica!” -, ma trattarli tutti sarebbe impossibile. Quel che conta è che sia arrivato il messaggio: arricchisci il tuo lessico, prova a cercare delle alternative linguistiche per esprimere i medesimi concetti.

Bisogna avere pazienza e fare esercizio, ma le parole poi iniziano a fare parte di te, a furia di utilizzarle. Nel tempo, la ricerca di soluzioni alternative diventerà il tuo modus scrivendi.

A presto,

Bruna Athena

2 commenti su “I luoghi comuni linguistici nei blog di viaggi”

  1. Ahahahahaha! F-A-N-T-A-S-T-I-C-A!

    Oh, ma siamo fatte della stessa sostanza io e te: tutte le espressioni che hai citato si trovano sul mio gozzo. Aggiungo – anche se lo hai accennato – l’insopportabilità (si può dire?) dei diminutivi: carino (e carinissimo), stradina, ristorantino, localino, posticino. Ma che siamo, nel paese dei Playmobil?

    1. Bruna Athena

      Ahahahah esatto, pare di essere nel mondo dei Lillipuziani. Il peggiore tra tutti è “posticino” secondo me.

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