8 domande da travel blogger per questo catastrofico 2020.
Sono stata nominata da Stray Idler per rispondere alle domande del Sunshine Blogger Award e lo ringrazio tanto. Non è la prima volta che partecipo a una di queste (innocue) catene di Sant’Antonio da travel blogger: ci aiutano a conoscerci meglio e la cosa mi fa sempre molto piacere.
Premetto che, come è mia abitudine, non nomino nessuno in particolare. Sei libero di partecipare, rispondendo alle mie domande. Ti riepilogo le condizioni basilari per partecipare:
- riporta o riscrivi queste regole e inserisci l’immagine dell’Award nell’articolo;
- cita e linka il blog della persona che ti ha nominato, ringraziandola per la nomination
- rispondi alle domande che questa persona ti avrà rivolto nel suo articolo
- restituisci la cortesia, nominando altri blogger e preparando delle domande per loro – come al solito, preferisco non nominare, ma lasciare chiunque voglia di partecipare, magari solo citandomi.
Ecco le mie risposte!
C’è un’area del mondo che ti attrae particolarmente? L’hai già visitata, almeno in parte?
Penso che si sia capito: il Sud America. La scintilla è scoccata quando, al liceo, ho letto La casa degli spiriti di Isabel Allende. Da lì, ho iniziato a interessarmi al Cile e man mano a tutto il continente, fino a innamorarmi perdutamente del Brasile. E in quest’ultimo meraviglioso paese sono stata a fine 2018, coronando un sogno di viaggio.
Ti è mai capitato che un viaggio ti suggerisse idee da mettere in pratica una volta rientrata? Le hai seguite?
Sono diventata “dipendente” dalla capirinha e dai succhi di frutta veri, come quelli bevuti in spiaggia. Vai di centrifughe, ma anche di salsa tzatziki fatta in casa. D’ispirazione sono stati Brasile e Grecia, in ambito gastronomico.
C’è stato per te un viaggio particolarmente impegnativo? Sia pure solo mentalmente o che è avvenuto in un periodo per te particolare…
Ricordo che affrontai male il primo viaggio in gita scolastica. Ero alla scuole medie e ben presto l’entusiasmo per la partenza fu sostituito dall’ansia di trovarmi giorno e notte con le mie compagne di classe con cui non ho mai avuto un buon rapporto. Ad un certo punto iniziai a provare disagio, nonostante tutti i bellissimi posti che stavamo visitando (Puglia).
Che valore ha per te il senso di community con gli altri travel blogger?
Ha un grande valore, perché il blogging appartiene al mondo digitale e il mondo digitale si regge sui concetti di network e condivisione. Va bene la notorietà, vanno bene le regole di scrittura digitale e per la SEO, ma mi piace che gli scambi siano spontanei, gratuiti – nel senso di privi di secondo fine.
Mi piace dare una mano a chi è agli inizi, redarguire i novelli blogger da errori sciocchi che ho fatto anche io, mi piace condividere opinioni. Non amo le personalità del web snob, quelle per cui tutto ormai è solo un do ut des. Lo affermo non perché mi senta migliore degli altri – so bene come funzionano le cose e, di certo, per natura tendo ad avere una visione disincantata delle cose -, ma perché sento l’esigenza di essere sul web in naturalezza. Ultimamente nei contesti digitali la spontaneità sta diventando una perla rara.
Credi che nel tempo il tuo stile di scrittura abbia subito contaminazioni? O che tu lo abbia un po’ variato volontariamente?
Non saprei dire se si può parlare di contaminazione vera e propria, ma di certo lo stile di scrittura muta nel tempo. Il modo in cui vedo le cose è cambiato e con esso è cambiata anche l’esigenza espressiva. Adesso, sento la necessità di descrivere il mondo con altre parole, attraverso altre strutture sintattiche.
Di certo le mie letture mi hanno aiutata a plasmare il mio stile così da adattarlo alla nuova esigenza d’espressione. Tuttavia, la scrittura per me è un lavoro, quindi come copywriter sono comunque tenuta a variare lo stile comunicativo a seconda dei casi (e del pubblico). Di conseguenza, la mia scrittura è andata semplificandosi nella forma e i miei sforzi sono sempre orientati verso l’espressione di idee complesse in termini accessibili a tutti.
Quanto conta per te la riuscita di un singolo aspetto di un viaggio? Tendi a separare i giudizi o ne accetti uno complessivo?
A me piace vedere le cose nel loro insieme. Considero ogni aspetto per se stesso e poi guardo il quadro nel suo complesso. Ai miei occhi, l’esperienza del viaggio è fatta di momenti singolari, discreti, che hanno il loro senso. Tuttavia, considerato nell’insieme, il viaggio è molto più vasto della sola somma dei singoli suoi momenti.
Domanda “personalizzata”: Bruna, nei tuoi articoli, oltre ad un sapido sarcasmo, noto spesso anche inviti a “non fare” o almeno giudizi non edulcorati, cose che personalmente apprezzo molto. Te la sentiresti di indicare, secondo il tuo insindacabile giudizio, un comportamento osservato da non ripetere durante i viaggi?
Mi riallaccio a quanto ho detto nella domanda precedente. Proprio perché mi piace descrivere quel che vedo, senza edulcorare, mi sento di incitare le persone a guardare il mondo con occhio quanto più oggettivo possibile. Si tratta di guardare un luogo senza voler per forza di cose fare paragoni che altri posti e considerarlo per quello che è: una singolarità.
Non sono mai stata in Asia, ma ad esempio non mi sognerei mai di mettere a paragone Rio de Janeiro con Bangkok, nemmeno in termini di sicurezza, organizzazione e via dicendo.
Ogni paese ha la sua storia e questa va conosciuta. Non si deve partire da ignari o, quanto meno, se proprio si vuole andare senza sapere nulla, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di capire perché si è trovato sul posto un certo stato delle cose.
Bisogna essere onesti, in linea di principio, poi i gusti sono personali e restano insindacabili.
Quanto conta per te la libertà di movimento? Le restrizioni di viaggio ti scoraggiano?
Stai parlando a una persona per la quale ancora non è stata inventata la catena adatta! Le restrizioni di viaggio mi pesano, perché mi piace avere la libertà di movimento e di scelta. Purtroppo, per un po’ dobbiamo attenerci alle restrizioni: ci abitueremo, fino a quando le cose non arriveranno a una forma di equilibrio.
Ad ogni modo, giusto a titolo di esempio, non amo i viaggi organizzati proprio perché mi sembrano limitanti. Preferisco darmi una personale tabella di marcia e avere tutta la libertà di variarla a piacimento!
Queste sono le domande che mi ha posto Stray. Le mie domande per chi vuole partecipare sono le seguenti:
- Quanto ti informi prima di partire sulla tua destinazione di viaggio? Dove cerchi le informazioni e cosa ti piace leggere?
- In che modo decidi dove andare? L’opinione e l’esperienza altrui ti influenzano sulla scelta?
- Dove hai vissuto la tua avventura più adrenalinica?
- In questo esatto momento, dove ti piacerebbe andare per rilassarti del tutto?
- Ti piace parlare con le persone del posto? Se sì, hai qualche aneddoto da raccontare a proposito?
- Hai vissuto un momento particolarmente imbarazzante in viaggio?
- Cosa porti sempre con te in viaggio e di cui proprio non puoi fare a meno?
- “Ma cosa vai a fare lì!” e “Ma la casa ti puzza?” sono alcune delle cose che noi che ci spostiamo spesso (in tempi normali) più sentiamo dire; quali sono le tue risposte a questo genere di domande e affermazioni?
Bene, adesso tocca a te!