Storie di uomini, città, isole e vulcani:Il libro dei vulcani d’Islanda, di Leonardo Piccione, è qualcosa di totalmente diverso da una guida turistica. È un viaggio alla scoperta del sublime e della precarietà della vita.
Il sottotitolo al libro di Leonardo Piccione è “Storie di uomini, fuoco e caducità”. Non avrebbero potuto sottotitolare in modo più calzante Il libro dei vulcani d’Islanda, perché di fuoco ce n’è abbastanza e niente appare più instabile della vita stessa.Questa recente pubblicazione siglata Iperborea è stata una delle migliori letture degli ultimi anni, ha saputo incuriosirmi in modo estremo e farmi rabbrividire. Del resto, come sosteneva il buon caro Immanuel Kant, il senso del sublime abbraccia e travalica il senso della paura.
Il libro dei vulcani d’Islanda: un’isola raccontata attraverso i suoi sistemi vulcanici
Come lo stesso Leonardo Piccione spiega nel Prologo al libro, il suo scritto non ne è affatto una guida all’Islanda, né è il resoconto dei suoi viaggi presso l’isola. Nemmeno si può dire che ne Il libro dei vulcani d’Islanda trovino posto le riflessioni o le impressioni dell’autore. Quest’ultimo, invece, ha realizzato qualcosa di diverso: ha tracciato il profilo geologico dell’Islanda connettendolo al gusto della narrazione. Così l’isola, che oggi attrae frotte di turisti per le sorgenti di acqua calda, le aurore boreali e i paesaggi dai colori intensi, si afferma come luogo prediletto per la distruzione e la nascita della vita, lo spazio entro cui si compie la storia, nascono le leggende, si tramandano aneddoti, crescono le curiosità. Leonardo Piccione riporta vicende e miti che interessano ogni vulcano d’Islanda: ti stupisci, sorridi, ti incuriosisci in continuazione. Il libro dei vulcani d’Islanda è quel genere di libro che hai fretta di leggere e vuoi che finisca il più tardi possibile.
Storie di fuoco e caducità
Credo che l’amore – e qui lo scrittore romantico osserverebbe che, dopotutto, cos’è l’amore se non la più incurabile delle malattie? – l’amore, dicevo, che uno può provare nei confronti di un luogo come l’Islanda, credo confini con due sentimenti in particolare: la solitudine e la paura.
Dai vulcani prende forma nuova terra, mentre altrove altri lembi rocciosi si inabissano per sempre nel ventre del pianeta. Attraverso queste bocche di fuoco, la Terra rigenera continuamente se stessa, dimostrando si essere più che viva, esplosivamente attiva.
Le eruzioni vulcaniche possono essere spaventose, pericolosissime. Sono fenomeni che accosto al senso del sublime, perché intimoriscono e suscitano fascino. Più volte durante la lettura ho provato questa sensazione, con gli occhi sbarrati di chi non riesce a staccarli dalla pagina, mentre rabbrividisco. Quasi superfluo dirlo: m’è venuta una voglia d’Islanda quasi dolorosa.
L’Islanda è una sorta di grande vulcano, il luogo in cui la natura è prepotente, fragile e instabile come l’esistenza umana stessa: leggere per credere. E non voglio che questa diventi la recensione in cui dirti cosa c’è scritto nel libro – operazione che, tendenzialmente, non faccio quasi mai. Un brivido non si può descrivere, si deve provare e… in profonda solitudine.
A presto!