Il corpo che vuoi, romanzo di esordio di Alexandra Kleeman, pubblicato in Italia da Edizioni Black Coffee.
Il corpo che vuoi è uno dei libri più curiosi che abbia mai letto e, probabilmente, anche uno di quelli che richiede uno sforzo intellettuale in più per essere davvero capito. Il romanzo viene presentato come un giallo sui generis, che mescola storie d’amicizia e d’amore, reality show e sette religiose per un risultato finale decisamente originale anche se molto “americano”.
Il corpo che vuoi
In origine ci sono A, B e C e le loro vite che si intrecciano. In verità, ogni cosa si annoda attorno all’esistenza di A: B è la sua coinquilina, C il suo ragazzo. A è la voce narrante della storia, quella voce che per prima – e nel corso di tutta la vicenda – mette in discussione il concetto di corpo, pensandolo e ri-pensandolo.
Il corpo è co-protagonista del romanzo, quella entità definibile solo in via parziale. Riesci a riconoscerlo fino a quando lo riduci al tuo “rivestimento” esterno, ma per il resto è insondabile : come possiamo sentire davvero nostre le viscere e le arterie, che ci appartengono ma sono uguali (forse) in ognuno di noi?
Cosa succede quando nemmeno il corpo esterno riesce davvero a distinguerti, quando qualcuno vuole prenderti l’identità o vuole annullarla?
Tutto collassa, fino alle conseguenze più paradossali: è quanto accade ad A, la quale si sente privata di se stessa dai vari tentativi di B di somigliarle a tutti i costi e si lascia trasportare dalla ennesima bizzarra setta religiosa.
Considerazioni su Il corpo che vuoi
Il corpo che vuoi viene descritto come un romanzo schiettamente americano e non posso che essere d’accordo, anche se mi mancano delle letture cult del panorama letterario statunitense (Philip Roth, ad esempio), per cui mi è impossibile fare confronti e creare connessioni. Eppure, ancora una volta, un libro di pubblicazione molto recente mi ha fatto ripensare a quell’unico romanzo di Philip Dick che ho letto: We Can Built You. Perché? Trovo riproposta in termini vagamente similari la questione dell’identità, che comunque in Il corpo che vuoi è coniugata in termini laici, a dispetto delle sette.
Il perno di tutto è il corpo, non l’anima: costruisci te stesso necessariamente attraverso il riconoscimento della tua propria carne. Ti senti tu finché ti riconosci allo specchio, ma smetti di sentir-ti quando vieni minacciato da un altro – che non sei tu ma potrebbe essere te, volendo.
Non vedo quanta sostanziale differenza possa esserci tra un robot e una persona che vuole essere a tutti i costi come te. Quel che è interessante è che ogni corpo che si riconosce ha uno sbandamento e la mente – oh, finalmente! – inizia a masturbarsi furiosamente e si perde. Alla fine siamo tutti strani, tutti sdoppiati – c’è chi finisce nei reality show -, tutti suscettibili di fronte al fascino di una nuova fede.
Il corpo che vuoi non mi ha trasportata particolarmente – ah, le emozioni! -, ma è un libro che offre delle prospettive interessanti su diverse questioni e credo che Alexandra Kleeman sia un’autrice da tenere sott’occhio.
A presto!