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L’Estraneo nello specchio, Vincenzo Abate

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L’Estraneo nello specchio, Vincenzo Abate. Il lato oscuro di ognuno di noi in una raccolta di “novelle nere”.

Mi trovo nuovamente a recensire un libro scritto da una persona che conosco, almeno virtualmente: come ho detto altre volte, la cosa mi fa un effetto strano. Talvolta Vincenzo ed io parliamo di letteratura e, proprio per questo, lui sa che non sono una lettrice fedele dal genere horror o del noir. Ad onor del vero, sono generi che mi piacciono tanto quando resi molto, ma molto bene. Insomma, seleziono accuratamente questo tipo di letture. Tant’è, l’autore di L’Estraneo nello specchio non vedeva l’ora di essere stroncato da me: pareva brutto perdere questa occasione!

Chi è l’Estraneo?

Torno a essere una persona seria – qui non si tratta di stroncare nulla: non ne ho il potere e nemmeno la volontà -, perché è il caso che cominci a parlarti di L’estraneo nello specchio.

L’opera è una raccolta di racconti; il titolo fa riferimento a ciò che ho visto fare da filo conduttore delle “novelle nere”: l’estraneità. Queste brevi storie, prese globalmente, sono riconducibili ai generi letterari che ti ho citato poco fa, ossia l’horror e il noir. Non a caso, la raccolta si apre con il racconto intitolato Terrore dentro lo specchio: inizia a delinearsi il profilo dell’Estraneo, che in questo momento è follia pura, un essere mostruoso che ti parla e dice cose orribili.

L’estraneità assume le più varie e disparate forme, tante quanto possono essere le debolezze, gli istinti, le paure e i desideri umani.

L’Estraneo s’incarna nella mano della vendetta, nel potere seducente del vizio, nella pulsione sessuale repressa, nello schietto desiderio di dominazione e oppressione. In ogni racconto c’è una nota “storta”, una suggestione terrifica, tensione, l’espressione di quanto vi è di più sporco nell’essere umano.

Dicendolo altrimenti, l’Estraneo è quanto viene percepito come perversione e irrazionalità; è un prodotto della nostra mente, il frutto di ataviche paure, che vanno assumendo forme spaventose. L’Estraneo sei tu stesso, quando non riconosci quella parte di te che è lì da sempre, ti accompagna ogni giorno e fingi che non ti appartenga.  

Vedi L’Estraneo fuori di te, ma in realtà ti abita. Per come le ho intese io, le novelle nere raccontano questo: il lato oscuro di tutti.

Noir acerbo

Come sempre accade con le raccolte, alcuni racconti mi sono piaciuti di più – in particolare: Protuberanza, Angelica, I veri uomini non hanno paura del buio, La vigilia di Ognissanti morirete tutti quanti, Nascondino– e altri meno. Al di là delle mie preferenze, è anche vero che il carico di tensione è reso più o meno bene a seconda dei casi: sembra che non tutti i racconti siano stati curati allo stesso modo. 

Come dicevo al principio di questo mio lungo commento, sono consapevole del fatto che il genere non è dei più semplici e che di questo ne è cosciente anche l’autore stesso. Da lettrice severa ma giusta, non posso non notare quanto questi racconti siano acerbi nello stile; da persona che scrive – non narrativa, al momento – ricordo che le penne si fanno più fini ed eleganti solo scrivendo . Lo stile migliora, ma devono esserci le idee. E in questo caso le idee ci sono. A presto,

Bruna Athena

 

 

1 commento su “L’Estraneo nello specchio, Vincenzo Abate”

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