Faber, Tristan Garcia (NN Editore): storia di amicizia e del fascino demoniaco di un giovanissimo Oltreuomo.
Da quando NN Editore ha diffuso in rete la notizia dell’uscita di Faber, ho subito iniziato a provare il forte desiderio di possederlo e leggerlo. La copertina ci ha messo il suo, ma il ruolo di rilevanza maggiore l’ha rivestito la storia di amicizia e straordinarietà che prometteva di raccontare.
Chi è il Faber di Tristan Garcia
Faber è straordinario, nel senso proprio del termine. Abbandonato piccolissimo da genitori algerini, Mehdi viene adottato da una famiglia francese benestante. In seguito alla tragica scomparsa dei genitori adottivi, Mehdi trascorre diversi anni in istituti per orfani, finché non viene adottato nuovamente da una coppia di Mornay – città fittizia
Mornay è una città di provincia qualsiasi, senza troppa né troppo poca rilevanza storica. Il suo sindaco di destra la tiene in pugno, lasciando che sia sempre uguale a sé stessa.
Faber è del tutto fuori contesto in un ambiente simile, emerge e s’innalza sempre al di sopra della massa. Faber cerca la giustizia e sa sempre tutto. Riesce in ogni cosa che fa, è nettamente più maturo dei suoi coetanei, non ha paura di nessuno e riesce a sbrogliarsi da ogni situazione. Bello come il sole, non è sciatto nemmeno da adolescente.
Faber è estremamente affascinante e ripugnante. Madeleine e Basile, i suoi migliori amici, sono attratti da lui in maniera assoluta, mentre tanti altri vengono respinti dalla sua straordinarietà. Brilla sempre, come Lucifero, il più bello tra gli angeli. Per molti è solo un demonio, infatti.
Cosa realizza Faber nella sua vita? Praticamente nulla. La ricerca della perfezione e la rottura con la mediocrità hanno un esito fallimentare. Madeleine e Basile diventano due medio borghesi qualsiasi, proprio come ci si sarebbe aspettato. Faber vive nascosto in un angolo sperduto della Francia, dove Madeleine va a ripescarlo per riportarlo a Mornay. Sporco e puzzolente come un barbone, Faber non ha più nemmeno un briciolo della sua bellezza. Capisce di essere stato riportato a Mornay per subire la vendetta dei suoi “amici”. Le cose non vanno secondo i piani e Faber riesce a dare una nuova piega alla propria vita, affermandosi nuovamente come costruttore e distruttore di cose.
Faber l’Oltreuomo
La nota della traduttrice Sarah De Sanctis, che ti consiglio di leggere, è chiara su questo: il nome Faber non è casuale. L’autore Tristan Garcia conosce la filosofia, è associabile al realismo contemporaneo e ciò si rende palese nel suo romanzo, dall’andamento stesso della storia. Io ce l’ho, ma ti assicuro che non è necessaria la laurea in filosofia per comprendere Faber e farsene un’idea, mettere su la propria interpretazione del personaggio.
Faber è costruttore, reale artefice del proprio destino. È anche distruttore, e questo me lo fa vedere anche come Uomo della Complessità. Fa e disfa a suo piacimento, riprendendo a costruire dalle macerie. Nonostante sia così complesso e radicato nella realtà, agli occhi di chi gli sta attorno è al di sopra di tutto.
Viene considerato un demonio, ma è un Übermensch, ossia un Oltreuomo. È colto, pratico e intelligente, al massimo grado: di così ne nasce uno su un milione. Agli occhi dei suoi amici Madeleine e Basile, appare quasi come una figura mitologica e salvifica. Naturalmente, è un essere umano come tutti gli altri e tanto umano da portare dentro di sé profondo disagio, rabbia e forza represse, e anche queste sono di massima intensità. Costruisce un personaggio degno di nota, la cui fama addirittura resiste decenni.
<<Dovete aiutarmi!>> ha strillato la voce del bambino. Poi è ricominciato il pianto. E anche i grugniti. <<Sono il diavolo!>>. La sua voce era deformata, ululante. <<Rinchiuso in un corpo e in uno spirito…>>. Per un secondo gli ho creduto e ho avuto pietà di lui. <<Voglio essere un uomo. Vi prego! Cerco un’anima>>.
Da buon realista quale è, Faber accetta il fallimento in modo molto più sereno dei suoi amici inetti. Madeleine e Basile sono due poveri inetti e li ho profondamente disprezzati. Conducono proprio la vita che volevano non fare e non riescono a perdonarselo. Si sentono così colpevoli di essere due provincialotti, che non sanno far di meglio che architettare un piano per punire il loro “maestro”. Non sono capaci di accettare la realtà e viverla nel migliore dei modi, senza doversi giustificare – difronte a chi, poi? -, non riescono ad emanciparsi da Faber. Madeleine e Basile sono come quelle persone – esistono davvero, purtroppo – che pretendono di essere salvate da terzi e non muovono un dito per cambiare cosa alcuna, tranne quando si tratta di protestare per il mancato miracolo.
Un personaggio interessantissimo è senza dubbio Estelle. Attraente, per la sua fisicità e per la sua intelligenza, Estelle è la sola che riesce ad approcciare Faber senza reverenza o timore. È così sicura di sé che il nostro oltreuomo ne è affascinato e non avverte la sua “insubordinazione”. Peccato che le cose vadano brillantemente nemmeno a lei.
Hai forse capito che le cose per Faber non si mettono affatto bene, nemmeno al suo rientro a Monray. E Faber cosa fa? Torna a essere il sovversivo di sempre, il capo carismatico, colui che scuote le coscienze. Costruisce e distrugge, sempre.
Faber e la filosofia morale
Siamo proprio convinti che Faber sia un personaggio negativo? Ci sarebbe molto da dire circa il suo modo agire e il suo senso della giustizia. In Faber c’è più filosofia morale che filosofia politica, del resto. Faber cerca costantemente di sovvertire un ordine, ma anche di imporre una forma di giustizia che sta a regole che egli stesso crea. Incarna l’essere eccezionale va oltre la legge attuale e ne stabilisce una nuova. Vien quasi da pensare che non esista straordinaria intelligenza a cui non appartenga la pulsione a realizzare rivoluzioni e creare un sistema nuovo. Del resto, chi era Prometeo, per gli dei e per gli uomini? E Gesù il Nazareno? In effetti hanno fatto entrambi una pessima fine, ma poi…
Quando ne ho terminato la lettura, non sapevo dire quanto Faber mi fosse effettivamente piaciuto. Ho dovuto meditare un po’ e questa “recensione” è ovviamente il frutto delle mie riflessioni. Pare che qualche riga fa io abbia scritto “filosofia morale”, giusto? Lo posso dire che Faber mi è piaciuto! A presto,
Bruna
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