Elogio dell’Eros è un breve saggio della scultrice e critico d’arte Maria Roccasalva. Meno di 40 pagine per parlare di una forza terribile e totalizzante che è appunto l’Eros.
Elogio dell’Eros* è di fatto un sintetico viaggio che inizia nell’era degli eroi. Sono gli eroi, infatti, che nel loro essere impetuosi e sanguigni, vivono pienamente in balia di tale forza. Forza che, paradossalmente, l’immaginario greco rappresentava con le sembianza di un bimbo. Curioso, vero? Relativamente! Solo nell’infanzia siamo capaci di fare esperienza del mondo in modo assolutamente spontaneo e diretto, senza alcun freno. Eros è vita e morte, è vincolante ma non conosce limiti, non conosce misura. A suo modo l’eros è infantile, benché all’infanzia non appartengano certe pulsioni. L’eroe greco, piuttosto, è l’Uomo originario che segue la natura:
(…) e infatti l’eroe, per l’uomo che pensa, non è un essere libero, ma il servitore di Eros. Perché nel momento in cui un uomo diventa eroe, è spinto dall’ebrezza, dal furore cieco – eroico, appunto – della battaglia.
La filia e l’aghape sono forme ben diverse di amore: intellettuali, raziocinanti e intrise di pretese universali. Eros invece è esclusivo e assieme avvolge tutto. L’eros coinvolge l’uomo e la donna. Nel primo si manifesta nell’impulso, mai pienamente soddisfatto, di possedere ad oltranza; nella donna si presenta sotto forma di desiderio, ma come “simpatia” naturale per il sangue – il parto, il mestruo.
La civiltà mortifica l’eros
Secoli di raziocinio, Cristianesimo e sottomissione della donna all’uomo avrebbero del tutto svilito l’eros. Così, nella società odierna, ci si affiderebbe al virtual sex e alla tecnologia. La donna avrebbe scoperto come fare a meno dell’uomo per riprodursi, sottraendo anche se stessa alle lusinghe dell’erotismo.
Morale della favola, paradossalmente gli unici esseri umani ancora realmente erotici sarebbe gli arabi. Nel mondo arabo la donna è asservita al volere dell’uomo, ogni forma di insubordinazione alla legge sacra è punita col sangue. Così, è in questo contesto che si realizza l’unione ancestrale ed autentica tra pulsione sessuale e simpatia per l’elemento sanguigno. In altre parole, solo qui esisterebbe ancora il dio Eros – con buona pace di Allah.
Elogio dell’Eros è molto interessante per la prima metà, proprio perché mette in luce aspetti interessanti del modo di vivere e di intendere l’eros, a partire dall’antichità. Gli eroi greci, è vero, erano primitivi: essi erano erotici, proprio perché eros stesso è primitivo a sua volta. Non riesco a non associare assieme Eros e Pan, il demone alla presenza del quale ogni regola è sovvertita: nel bene e nel male. Eros è piacere fisico e dolore; è libera possessione e catena che non si scioglie.
Questo discorso sull’eros mi riporta, inevitabilmente, alle differenze così ben delineate dal filosofo Friedich Nieztsche tra spirito dionisiaco e spirito apollineo. Nell’era dello spirito dionisiaco tutto è mescolato, ogni cosa si confonde con un’altra: i confini tra amore, possessione, vita e morte, perversione e piacere sono estremamente labili.
Considerazioni su Elogio dell’Eros
Fino a metà il saggio è quasi da manuale, poi diventa lievemente banale. Certamente non possiamo ignorare quello che oggi il progresso tecnologico ci consente di fare. Così come non possiamo fare finta che millenni di repressione femminile da parte del maschio non abbiano avuto le loro conseguenze. Detto questo, le conclusioni del saggio mi sembrano semplicistiche: è difficile credere che basti essere in possesso della tecnica, per liberarsi dal giogo maschilista. Inoltre, come si può estirpare l’eros, una forza così naturale? Anche qualora noi donne fossimo in grado di riprodurci senza il maschio, siamo sicuri che rinunceremmo all’amore e ai piaceri del sesso? Sono scettica. Profondamente (e volontariamente) scettica.
Anche gli esseri umani obbedivano al potente richiamo di Eros come tutte le altre creature. Poi, per loro sventura, impararono a usare bastoni al posto delle braccia, ruote al posto dei piedi, parole al posto delle cose e segni al posto degli oggetti. Da quel momento inaugurarono la civiltà. Ma la civiltà è nemica dell’eros.
Che l’eros debba appartenere a una buona schiera di omuncoli di fede islamica, che ancora sbavano ogni qual volta vedono una donna occidentale con la gonna, ma ancor di più abusano delle loro donne coperte da capo a piedi, onestamente mi indispettisce e non poco. Mi indispettisce prima di tutto perché sono soggetti che normalmente non suscitano in me la benché minima simpatia; in secondo luogo, perché in tutto questo di realmente erotico temo non ci sia nulla – Zeus sotto forma di pioggia d’oro era decisamente più romantico, nel suo “abusare” – e mi irrita perché credo che gli uomini occidentali non siano da meno.
Se all’uomo occidentale basta essere lasciato dalla fidanzata per decidere di ucciderla, siamo sicuri che eros non ci appartenga più? A me sembra prepotentemente attorno a noi, sempre nel bene e nel male. A presto,
Bruna
* Elogio dell’Eroso, Maria Roccasalva; Tullio Pironti Editore, 3,90 euro.
Lessi molti sull’argomento quando stavo scrivendo la mia tesi di dottorato. 😉
È interessante come argomento sopratutto nell’arte.
Sì, nell’arte e nello studio della filosofia antica lo è davvero tanto. Mi piacerebbe leggere altro.