Ogni relazione amorosa è destinata a giungere al termine? L’amore esiste o come racconta Final Cut non r-esiste?
Non è mica detto che lo #stregathon debba per forza riguardare i libri candidati al Premio Strega di quest’anno! Sono tornata ad un anno fa e così ho ripescato Final Cut, il romanzo di Vins Gallico.
Final cut: non procrastiniamo e diamoci un taglio!
Il nostro poco simpatico protagonista – almeno a me ha suscitato particolare antipatia – si rende conto che le persone hanno un grande problema quando devono mettere fine ad una relazione amorosa: non riescono a lasciare andare i ricordi e nemmeno gli oggetti legati in qualche modo alla persona lasciata/che ha lasciato. Restituire le cose appartenute ad una delle due parti, comunicare ufficialmente la fine stessa della relazione, diventa il business core di Final Cut: agenzia di comunicazione e trasporto. Così il nostro pseudo cinico imprenditore entra in contatto con varie tipologie di amanti, coniugi e fidanzati, nel corso dei vari “sfratti” e/o restituzioni di colli che è chiamato ad effettuare. Sono persone che hanno difficoltà a porre termine ad una storia, lunga o breve che sia stata, ad entrare di nuovo a contatto con l’altro senza farsi prendere dall’emotività. Il distacco dal proprio ex è un processo lungo, al termine del quale ogni storia resta chiusa per sempre nella sua scatola sigillata e liquidata. Un po’ infantilmente.
L’amore esiste o non r-esiste?
Se finisce amore non è: questa è una mia convinzione, voglio metterlo in chiaro come premessa per le mie considerazioni. Penso l’amore non resiste sotto forma di relazione stabile se si è persone fortemente squilibrate e temo che chi non riesce a chiudere da solo una storia, senza intervento di terzi, sia oggettivamente carente di un equilibro interiore.
Final cut m’è piaciuto? Mi sento di dire “ni”. Nonostante la mia idiosincrasia verso l’inventore dell’agenzia Final cut, devo dire che l’idea è originale, anche se poco affine all’idea che ho di amore e del modo di condurre la fine di una relazione amorosa.
Per qualcuno è davvero difficile rendersi conto della fine di una storia e trovare le parole giuste per dirlo all’altro. A volte le persone non sono ragionevoli e non mantengono un contegno: arrivano ripicche, vendette, oggetti mai restituiti o gettati nella spazzatura. Sono cose che capitano. Per un bel po’ ho letto il romanzo molto curiosa di capire dove si andasse a parare, convinta che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di significativo, che avrebbe dato una svolta al racconto. Devo dire, invece, che l’ultima parte del libro mi ha deluso. Lo spazio dato al triangolo Mary- Zeno -Nina l’ho trovato eccessivo, troppo in relazione alla piega che hanno infine preso le cose: un nulla di fatto. In altre parole, mi è sembrato di trovarmi davanti a personalità poco stabili nei rapporti, indecise, piene di dubbi, buone a farsi una serie infinita di pippe mentali senza arrivare al dunque. Ci sono persone fatte così, per carità! Posso dire che siano personaggi realistici.
Forse desideravo un epilogo più netto, un vero e proprio final cut finale per tutti: ognuno a casa a farsi gli affari propri, a metabolizzare l’incapacità di mandare avanti una relazione o a darci un taglio con l’indecisione. Più di tutti mi ha lasciato perplessa l’inventore di Final Cut. Allora questo amore resiste o non r-esiste? Final Cut che è nata a fare? Qualcuno sa prendere una decisione definitiva? Così ho inteso le cose: Final Cut è nata per dare un taglio, inutilmente, ad una storia che era e resta un vicolo cieco, un strada che non porta da nessuna parte.
Così il giovane cinico Freud/non-Freud aiuta gli altri a chiudere le proprie storie, mettere da parte oggetti e così ricordi, senza essere riuscito a farlo fino in fondo per sé stesso.
Solitamente mi piace definirmi fuzzy, perché non sempre l’estremismo è una cosa intelligente. In alcune cose non riesco a non essere assoluta: l’amore c’è o non c’è; si sta insieme oppure no; se è chiuso è chiuso per sempre.
A presto,
Bruna Athena