Ciao, oggi condivido con te la recensione di Gli addii, di Juan Carlos Onetti. Questo è il primo scritto dell’autore dell’Uruguay che ho avuto modo di leggere.
Gli addii m’è piaciuto subito, dalle prime pagine. La storia racconta di un uomo, uno sportivo, che arriva nel paese in cui si trova un grande centro risanatorio. Malato di tubercolosi, l’uomo trascorre questi ultimi momenti della sua vita in un modo diverso, rispetto a come sono soliti fare tutti gli altri malati. La voce narrante della storia è il proprietario di uno spaccio locale; questi e altre personalità sono gli spettatori delle dolorose esperienze personali dei malati, tutti a loro modo impegnati a dire addio alla vita, ai propri affetti.
Il nuovo arrivato, tuttavia, rompe quella che è diventata una routine, ossia un modo quasi sempre uguale per tutti di sopportare l’idea della malattia e della morte. A suo modo, diventa un sovversivo agli occhi di una cittadina che, con tipico atteggiamento provinciale, non riesce ad accettare le eccezioni e le diversità, e va costruendo storie complicate sulla vita degli altri.
E dentro l’incredulità una disperazione domata senza sforzo, limitata spontaneamente, con purezza d’animo, alla causa che l’aveva fatta nascere e che ora l’alimenta, una disperazione a cui si era già abituato, che conosce a memoria. Non è che ritenga impossibile curarsi, ma non crede nel valore, nell’importanza di curarsi.
Questa recensione di Gli addii sarà breve per un motivo molto semplice: Onetti è così profondo, poetico e, allo stesso modo, chiaro nell’esprimere pensieri ed emozioni, espliciti e reconditi, che non c’è molto da aggiungere. In altre parole, la sua scrittura è rivelazione. Va letto e va percepito, globalmente. Onetti ha avuto la capacità di generare in me lo stesso sentire che provo, solitamente, di fronte all’opera d’arte. Non mi è mai interessato molto studiare la storia dell’arte, perché ho sempre preferito di gran lunga farne esperienza diretta: osservarla, sentirla, interpretarla.
Gli addii sono un’opera d’arte, compiuta da una mano che riesce a svelare tutto quello che un essere umano, talvolta, non ha né la forza né la capacità di esprimere. Onetti, con questa sua abilità, è riuscito a scrivere della testardaggine della persona che non accetta la malattia, manifestando il senso di impotenza delle persone vicine che nulla possono fare, se non esserci; ha raccontato schiettamente la superbia delle persone che giudicano, che non accettano di vedere una persona che non si piange addosso, che ha un modo diverso di affrontare una realtà: preferisco il lamento.
Ho trovato Onetti poetico e realista; ancora una volta, la letteratura sudamericana non mi ha delusa! Spero che questa piccola recensione di Gli addii ti sia piaciuta, ci sentiamo alla prossima!
Bruna Athena