Antonella Cilento è tornata e ha “sfornato” questo piccolo libro, pubblicato da NNEditore. Non potevo perdermi La Madonna dei mandarini, non potevo non leggerlo subito. Questa recensione è scritta un po’ di pancia, perché questo modo di raccontare le cose, questo modo che ad Antonella Cilento sembra appartenere, o ti piace assai o non ti piace per niente. A me piace assai e, come sai, è la pancia che decide.
A suo tempo, Lisario poteva sembrare troppo surreale, sotto certi aspetti, ma quel modo di raccontare è senza dubbio quello che piace a me. La triste e crudele realtà è dipinta a grosse pennellate di ironia – sottilissima – , parole così schiette che risuonano nella mente con la potenza di un’epifania. Il tutto è avvolto da una specie di nebbiolina, che ti fa dubitare che quel che leggi possa essere vero: ti sembra una fiaba – e se non è realismo magico questo, cosa lo è allora?
La Madonna dei mandarini non è assolutamente una fiaba. La città di Napoli è ancora teatro di vicende terribili: è la pura verità. C’è la corruzione, c’è la delinquenza, c’è la disoccupazione, c’è l’arrivismo. Statine e Camilla, i soliti due laureati/laureandi che cercano di racimolare un gruzzoletto, l’ecclesiastico privo di vocazione e il borghese gay, Simone e anche Jessica, sono dei veri e propri tipi sociologici. O forse dovrei dire, sono dei rappresentanti, dei portavoce di classi sociali che ancora si fanno il verso, ancora approfittano l’una dell’altra.
Vogliamo parlare di Agata, la mamma di Vittorio? Un capolavoro! L’unica che si salva, in questa bolgia infernale – del resto, il suo inferno già lo vive. Agata è madre sconsolata, vedova, sola in Terra: non sopporta la vigliaccheria e l’ipocrisia di chi quotidianamente ama compatirla. La “Madonna” porta ad Agata i mandarini, benché tutti possiamo convenire che non abbia peccato: fa bene ad accettarli? Secondo me sì! E chi s’è visto s’è visto: la ruota gira, oggi a me e domani a te.
Così, ancora una volta, il bello di queste storie di Antonella Cilento sta nel loro essere ben più profonde e metaforiche di quanto possano apparire, ad una lettura superficiale. Il bello è che, in un modo o nell’altro, i mandarini arrivano sempre. Un modo come un altro per dire che, in fin dei conti, tutto si aggiusta o, quanto meno, l’amarezza può venir stemperata. Alla prossima,
Bruna Athena
Ho letto anche io questo romanzo e, per inciso, adoro NN Editore e visitai Napoli tanti anni fa! Hai scritto una bella recensione, questo breve romanzo è un condensato della società moderna! Bello, bello, bello!
Sì ho letto la tua recensione, che mi ha convinta ancora di più a comprare subito il libro!
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