Ciao lettore, oggi voglio lasciarti una mia breve recensione di un libro che ho letto ad agosto. Si tratta di Senti le rane, un romanzo di Paolo Colagrande, che fa parte dei cinque libri da leggere durante i mesi di agosto e settembre, ma principalmente è uno dei cinque finalisti del Premio Campiello 2015.
Senti le rane mi attirava perché mi dava l’impressione di essere a tratti “folkloristico”; mi affascinava l’idea di leggere quelle storie in cui vengono coinvolti cittadine intere, con le loro vicende, credenze e dicerie. In effetti, superficialmente Senti le rane questo è, ma è anche molto e molto di più. La storia del prete, per così dire, sfortunato – secondo me sfortunato non è, ma non voglio rivelarti nulla di più – è fondamentalmente il pretesto per trattare le tematiche più disparate, da quelle più semplici a quelle più complesse: dal cinema all’etica e all’antropologia.
Caratteristica dei narratori di Senti le rane è quella di essere dei “pensatori” sui generis: spesso eccessivi nelle loro posizioni, in fin dei conti hanno il loro spirito critico, manifestano la volontà di distinguere le loro “teorie” da quelle degli altri. Certamente il loro, spesso, è un pensiero estremo, astruso, ma in fin dei conti rivela un certo grado di complessità. Credo che Senti le rane non sia apprezzabile tanto per la trama, in fin dei conti piuttosto semplice e sul finire abbastanza prevedibile, quanto per lo più per la capacità che ha di far riflettere sulle cose del mondo con ironia. A dire il vero, credo non si possa escludere qualche elemento satirico, ma è un genere di cui non me ne intendo: potrei dir sciocchezze. Nella testa di un autore uno non ci può stare, ma penso che la storia dello “sfortunato” prete non sia altro che un sarcastico pretesto di parlar soprattutto di tutt’altro.
Consiglio la lettura di Senti le rane per i motivi di cui ti ho scritto qualche riga fa e, infine, perché tende a farsi leggere con facilità. Benché i nostri narratori altro non sono che “filosofi della sagra”, sono simpatici e ti coinvolgono con le loro chiacchiere, fino alla fine. Alla prossima,
Bruna Athena