Il genio dell’abbandono: questa recensione è non facile da scrivere. Il libro di Wanda Marasco è arrivato tra i dodici finalisti del Premio Strega 2015 e, per quanto mi riguarda, meritava tranquillamente di arrivare tra gli ultimi cinque.
Il genio dell’abbandono è un libro difficile e non intendo dire di certo che sia illeggibile. Racconta la storia dell’artista napoletano Vincenzo Gemito: ci sono state due buone motivazioni che mi hanno spinto a leggerlo, dunque. Mi piace leggere storie ambientate nella mia città e mi piace leggere le storie vere di personaggi di cui conosco solo il nome ma non so niente.
Fermo restando che non ho ancora letto La ferocia, romanzo che ha vinto il premio, fermo restando che tra i cinque finalisti sono arrivati La sposa e Come donna innamorata, libri che ho apprezzato molto, posso tranquillamente affermare che il libro di Wanda Marasco sia nettamente superiore a quelli or ora citati. Non è solo una questione di “trama” – non credo che, a proposito di storie vere si possa parlare di trama in senso proprio – ma è una questione di stile.
Lo stile ne Il genio dell’abbandono è fenomenale, totalmente funzione del contenuto, assolutamente non banale che va esprimendo. Che di Napoli si possa parlare in termini contraddittori e passionali non è una novità. Saper raccontare un modo di vivere l’arte, il modo in cui Vincenzo Gemito ha vissuto l’arte, è impresa letteraria di tutto rispetto. Gemito è stato un folle, un passionale, un sanguigno, un sensuale: la parola questo racconta, lo fa trasmettendo sensazioni vivide in chi legge. Pura poesia: questa è la prosa di Wanda Marasco, e mi rendo conto dell’espressione da ossimoro.
La vicenda di Gemito è particolare, non si può essere indifferenti alla sua follia, al suo “soffrire” l’arte. L’identificazione di vita ed arte in Gemito è totale: è una discesa agli Inferi o un procedere, salendo, verso il Paradiso.
Sempre assoluto, per Vincenzo non c’è via di mezzo: resistere o morire. Questo è un modo di vivere totalizzante, che non appartiene più al nostro modo di condurre la nostra vita o, almeno, non è da tutti.
Il genio dell’abbandono ti impegna in una lettura davvero molto intensa, dalla quale io talvolta ho dovuto staccarmi. Non per questo merita meno di esser letto, anzi: te lo consiglio vivamente. Non ne parlo ancora, perché devi leggerlo per capirlo.
Alla prossima lettura,
Bruna Athena
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