Sì, recensione del film Secretary: lo so, ormai è uscito un bel po’ di tempo fa, eppure io non lo conoscevo e devo ringraziare un gruppo di Facebook: non solo #rompicoglioni, per fortuna!
Secretary è un film di Steven Shainberg, i cui attori protagonisti sono James Spader – Stargate! – e Maggie Gyllenhaal. Come dicevo, non conoscevo affatto questo film e, lo ammetto candidamente, mi ha attirata la copertina che era stata pubblicata su un gruppo, come anche la sfilza infinita di commenti positivi di chi l’aveva visto.
Ho avuto la sensazione che NON mi sarei ritrovata davanti ad un banalissimo Cinquanta sfumature di sai bene cosa ed era una sensazione giusta. A proposito di “Io non faccio l’amore, io scopo forte”, il cognome del famigerato Christian è, guarda caso, proprio lo stesso dell’avvocato Edward Grey, il nostro protagonista “dominante”.
Eh già, Mr. Grey non è stato inventato dalla penna di E. L. James ma da quella di Mary Gaitskill – autrice di una serie di racconti, tra cui quello da cui è tratto il film Secretary.
Veniamo ai nostri Mr. Grey – quello autentico – e Miss Holloway; il destino fa incontrare questi due amanti della sottomissione e del BDSM. Questo non lo sanno da subito. Lee Hooloway è appena uscita da una clinica psichiatrica, dove l’avrebbero dovuta curare dal proprio autolesionismo – che, in verità, non è sparito affatto – e trova impiego come segretaria presso lo studio dell’avvocato Grey. Destino, casualità, chiamala come preferisci, Mr. Grey capisce che la sua segretaria è il soggetto adatto a lui: le piace essere dominata, essergli sottomessa. Inizia così una sorta di “relazione”, prevalentemente fondata su sculacciate ed umiliazioni di vario genere, poiché i due non vanno più in là.
Tuttavia, nonostante questi momenti siano di grande piacere per entrambi, c’è in loro un profondo senso di insicurezza ed inadeguatezza. Lee tende all’autolesionismo nei momenti di maggiore stress emotivo, mentre Edward tenta, finché può, di contenere le sue tendenze e, di fatto, percepisce sé stesso come persona sola, destinata inevitabilmente alla solitudine per sempre. In altre parole, il sadomasochismo, per quanto praticato da entrambi con soddisfazione e con consapevolezza, è percepito come qualcosa di strano, di perverso, da nascondere: un male da estirpare.
Tale percezione delle cose appartiene in modo particolare ad Edward, il quale mi è sembrato il soggetto più debole: cede, non ne vuole sapere più niente e manda via Lee. Da parte sua, Lee è assolutamente sicura di non essere legata a Mr. Grey esclusivamente per questioni erotiche. Ancora una volta, è la donna ad avere maggiore consapevolezza dei propri sentimenti: è Lee a prendere l’iniziativa per dimostrare ad Edward che lo ama sinceramente.
Secretary è un film che, nonostante la tematica piuttosto piccante, non scade mai nell’ovvio né nella volgarità. Ha il pregio di affrontare nei giusti termini il sadomasochismo, senza perdersi in particolari congetture a sfondo pseudo psicologico e, in fin dei conti, è terribilmente romantico, senza essere melenso. Credo che di aver assistito in Secretary ad un incontro di anime affini, alle scene tra le più tenere e romantiche del cinema – o forse sono semplicemente io ad essere soggettivamente sensibile a certi gesti, non so.
Concludo la mia recensione di Secretary dicendo che è un film che mi è piaciuto molto, ma immagino che tu l’abbia già capito. Indi, ne consiglio la visione. Al prossimo film,
Bruna Athena
Ciao Bruna, anch’io ho visto questo film e anch’io lo trovo, a modo suo, romantico.
Condivido tutte le tue impressioni. 🙂