Oggi voglio spendere qualche parola su un capolavoro della letteratura europea contemporanea: I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia, il romanzo più noto di Thomas Mann, quello grazie al quale vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1929.
I Buddenbrook: opera di decadenza
Lo ammetto, è complicato: forse ridurrò troppo e non amo le riduzioni, ma ho voglia di parlare di questo romanzo, sperando di incuriosirti e alimentare un confronto. Mi spiace sentir dire dalle persone, spesso anche lettori appassionati e “coraggiosi”, che I Buddenbrook sembra spaventoso.
D’altra parte, capisco il perché di tanta reticenza: I Buddenbrook va compreso tra le righe, come un po’ tutta la produzione letteraria di Thomas Mann. Tuttavia per me il fatto che sembri “pesante” non è un motivo sufficiente per perdersi un capolavoro letterario. Non si tratta semplicemente di gusto: Thomas Mann, come ovvio che sia, può piacere o non piacere, ma ha sicuramente qualcosa da dire e tal qualcosa non è mai banale, come non è mai scontata la forma in cui l’autore si esprime. Quando dico che va compreso tra le righe intendo dire questo: bisogna cogliere l’ironia e la drammaticità nascoste sotto fiumi di parole, perfettamente equilibrate. Diffida da chi ti dice che è orribile: non è sicuramente una persona ironica, poco ma sicuro – e per me è grave.
Avere davanti a sé I Buddenbrook significa trovarsi davanti a un’opera d’arte, un affresco variopinto di un’epoca, di una classe sociale, della storia e dell’animo umano.
La storia della famiglia Buddenbrook è molto intensa, non tanto di fatti ma di significati: è densa esistenzialmente. Ogni fatto, ogni descrizione, ogni parola ed ogni pensiero non è mai messo lì a caso da Thomas Mann, scrittore piuttosto “funzionale”.
La decadenza di una famiglia
I fatti che colpiscono la vita di Thomas, Tony e Christian sono tutti sintomo della decadenza, di un crollo inarrestabile ed ineluttabile di tutte le cose a cui tengono:
il tessuto sociale si sfalda, si sfascia l’economia, le convenzioni vengono meno, cambia il modo di percepire il senso del dovere e la vita scivola via tra le dita.
I fratelli Buddenbrook sono totalmente assorbiti dalla loro cultura luterana, fatta tutta di lavoro, senso del dovere e della dignità. Tuttavia, se da una parte nel loro intimo matura la consapevolezza che nulla può tornare ad essere come prima, dall’altra provano un senso di liberazione: che sia quella simpatia per la morte, quella dualità sempre presente nell’opera di Thomas Mann. È probabile di sì.
I Buddenbrook non è uno di quei romanzi che mi ha scosso il cuore, tranne forse in quei momenti in cui ho provato tanta pena per i protagonisti; è stato, piuttosto, uno di quei libri che mi ha fatto molto riflettere ed esclamare, a lettura ultimata: “Che capolavoro!”
A presto!
Bruna Athena