Ho sempre avuto l’impressione che nella testa delle persone il Lazio fosse solo Roma. Forse tutti siamo cascati in questo “inganno”, e non voglio assolutamente sminuire la Città Eterna. Con tutte le sue qualità, positive o non positive che siano, Roma per me resta un posto unico al mondo. Tuttavia, la Capitale non è la protagonista di quanto stai per leggere, perché questa volta voglio portarti in Tuscia e, quindi, a Viterbo.
Cosa devi aspettarti? Borghi medievali, natura e atmosfere quasi incantate.
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Cosa vedere a Viterbo
Per il nostro breve soggiorno a Viterbo abbiamo trascorso 2 notti al Balletti Palace Hotel, che si trova in una zona molto tranquilla della città. Certo, Viterbo non ha molto della città metropolitana. Anzi, la bellezza della Tuscia consiste nell’esistenza di tanti piccoli borghi, quasi prevalentemente di origine etrusca, che hanno conservato quell’aspetto medievale che amo tanto. Anche Viterbo, benché sia un capoluogo di provincia, mantiene un centro storico di tali fattezze. Eppure è una città alquanto bistrattata, pur essendo un gioiellino. “E che vai a fare a Viterbo?”: la domanda degli ignoranti, ossia di coloro che ignorano il fascino di Viterbo e la sua storia. Chi è della zona, e di altre zone del Lazio, sa che la città è famosa per la festa di Santa Rosa. Ogni 3 settembre i cittadini portano in processione la Macchina di Santa Rosa, per le vie strette del centro e con una abilità inspiegabile agli occhi degli spettatori. Non sono affatto amante delle processioni religiose, ma a mio dispetto ho scoperto che la festa è Patrimonio UNESCO, proprio come la celebrazione dei Gigli di Nola.
Il centro storico di Viterbo
Il sito di Viterbo, di maggiore rilievo storico, è comunque il Palazzo dei Papi. La sede papale viterbese sorse nel XIII secolo, per ospitare la curia pontificia che si allontanò da Roma a causa di gravi tensioni politiche e sociali in loco. Ciò che più è caratteristico del palazzo è la Loggia, ma è visitabile tutto il complesso monumentale, che comprende anche il Duomo e il museo annesso. Visitabile – purtroppo noi non lo sapevamo all’epoca, sic! – è anche il Palazzo dei Priori, che oggi è sede del comune.
Per il resto, trovo che il meglio di Viterbo si goda passeggiando per il Quartiere San Pellegrino. Sta qui, infatti, tutto il concentrato di Medioevo che trovo tanto entusiasmante. E un centro silenzioso, che al momento non attira ancora quella folla che è più facile trovare nelle ben più note città della Toscana. Sempre che non tu non abbia voglia di assistere alla festa di Santa Rosa, ti suggerisco di venire a Viterbo in altri momenti dell’anno: magari sul finire dell’estate o in pieno autunno. Credo che passeggiare scoprendo antiche botteghe e piccole piazzette sia molto più rilassante se fatto nel silenzio e nella tranquillità di un luogo che sembra non avere tempo.
Le terme all’aperto di Viterbo
La Tuscia è una regione piena di sorgenti termali. Da amanti delle terme, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di andarci di notte, vivendo un’esperienza riposante e incantevole. Siamo abituati, infatti, a posti simili- Agnano ed Ischia ne sono un esempio – ma non lo siamo per nulla alla modalità di fruizione quasi totalmente libera delle sorgenti.
Immediatamente fuori dalla città di Viterbo, ci sono diversi punti termali con stabilimento privato e non. Di questo genere sono le Terme dei Papi, che hanno anche una grandissima vasca di acqua calda esterna e l’ormai inflazionato sistema Spa. Poi ci sono le Terme Masse di San Sisto, che funzionano secondo un’altra logica. Il primo ingresso costa 10 euro e avviene con un’iscrizione all’associazione che si occupa di gestire le sorgenti per l’uso termale. In automatico, al secondo ingresso, si aggiungono 25 euro e si ottiene, di fatto, un abbonamento annuale con cui accedere per tutto l’anno alle terme – chiuse solo il giovedì e la domenica pomeriggio, giorni di pulizia. Sul posto ci sono servizi igienici e spogliatoi, ma piuttosto spartani – così era lo stato delle cose quando ci siamo stati noi e non so dire se le cose siano cambiate. C’è un grande prato sul quale prendere il sole di giorno o ammirare la Via Lattea di notte. E dato che in regime di inquinamento luminoso vedere le stelle è un lusso, non ho dubbi: ti consiglio di andare di notte! Immerso nell’acqua caldissima, osservi il cielo e tutto ti sembrerà più leggero, meno grave, più semplice – almeno per qualche ora. Ah, un piccolo dolore per i maniaci delle foto: è vietato fare foto! E un’ultima informazione: le indicazioni per le sorgenti sono poco visibili, ma sarai arrivato a destinazione una volta giunto in una vasta area verde di sosta per camper e roulotte.
Cosa fare a Viterbo: la gastronomia viterbese e i suoi dintorni
Tra le cose da fare a Viterbo c’è sicuramente un’esperienza gastronomica, purtroppo non adatta ai vegetariani: provare i salumi locali. Pensa alla Tuscia come a una parte del Lazio molto affine all’Umbria e alla Toscana e ti sarai fatto un’idea della bontà delle sue produzioni. Qui si produce anche l’Est! Est! Est! , un vino che in vita mia avevo trovato esclusivamente nella sua variante dolce – che apprezzo poco – e che invece ho scoperto esiste anche in versione più secca. E originario di Montefiascone, una cittadina non molto distante dal Lago di Bolsena.
Il Lago di Bolsena
Proprio sulle sponde del Lago di Bolsena, tra i maggiori di origine vulcanica in Europa, ho potuto provare un piatto a base di pesce di acqua dolce: il coregone. Ci siamo fermati a Marta, uno dei tanti borghi situati attorno al lago. In sé non presenta particolari attrattive, se non il lago stesso, il quale mi ha regalato un tramonto indimenticabile – la foto è fatta col tablet, purtroppo è di scarsa qualità e rende poco. Ti segnalo, quindi, il ristorante Sant’Egidio di Marta.
Civita da Bagnoregio: la Città che Muore e continua a vivere
Non posso parlartene in modo esteso, poiché la nostra è stata una visita lampo e di rientro dalla Toscana, ma devo necessariamente citarti Civita da Bagnoregio. E probabile che tu abbia già sentito parlare della Città che Muore, il borgo antico di Bagnoregio, collegato alla città moderna da un lungo ponte da percorrere a piedi.
Civita possiede una storia lunga millenni, poiché la sua origine è etrusca. Attualmente è un borgo medievale, che nel tempo si è spopolato a causa dei terremoti e credo anche per il semplice fenomeno di emigrazione delle genti verso centri maggiori. Sembra un’isola in una distesa di valli, che ho ammirato al buio, illuminata come un presepe. Per accedervi bisogna pagare il “pedaggio”: il biglietto costa 5 euro, e ti rimando al sito web dell’ente per il turismo di Civita per tutte le altre informazioni. Non è che mi abbia entusiasmata l’idea di dover pagare un biglietto, ma è risaputo che il borgo va sgretolandosi e immagino che sia necessario ricavare e riservare il più possibile alle attività di messa in sicurezza.
Tutto sommato abbiamo visto poco di Civita e nonostante questo poco ci è sembrata forse più suggestiva di altri borghi. Probabilmente il suo essere disabitata la rende fiabesca e di sera ciò fa anche più effetto. In realtà, con la mia visita al borgo si è realizzato un altro incontro con l’artigianalità italiana, quella che a morire non ci pensa minimamente e resiste. Ho trovato in una piazzetta un punto vendita di Acqua di Civita, una piccola azienda che realizza linee di profumi e cosmetici naturali utilizzando esclusivamente materie prime naturali. L’idea che ha mosso i fondatori è quella di creare qualcosa che rispecchiasse le caratteristiche di Civita. Questo principio ha reso possibile la creazione delle fragranze profumate e soprattutto della linea cosmetica al latte d’asina. L’asina è il simbolo della città, infatti; non a caso, due volte all’anno, a Civita di Bagnoregio ha luogo la Tonna, una corsa di asini – qualcosa che ricorda il ben più noto Palio di Siena.
Sono andata via da Civita con un piccolo tesoro cosmetico e felice di aver conosciuto una nuova realtà artigianale. Sono sempre più convinta, infatti, che un viaggio consista nella scoperta di un luogo a 360° ed è per questo che il lavoro delle persone non può essere trascurato, a maggior ragione se valorizza le risorse di un territorio. E descrivere un luogo in questa ottica è quel che ho cercato di fare quando ti ho raccontato cosa vedere a Siena e spero ti sia arrivato, così come spero che questo racconto della Tuscia ti abbia appassionato e fatto venire voglia di visitare questa terra.
A presto!
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