Visitare il Museo del bisso di Sant’Antioco è una delle esperienze più cariche di suggestioni da fare in Sardegna. Te ne parlo, dopo aver fatto una premessa. Questo blog post viola alcune delle regole di base su come si scrive un blog post di viaggio. Ma non potevo fare altrimenti: credo che la mia scelta sia etica, in un certo senso. E se davvero hai voglia di scoprire qualcosa in più della seta del mare, leggerai e capirai il senso di questa scelta. Buona lettura 😉
Il Museo del bisso di Chiara Vigo
Cos’è il bisso? Il bisso è la seta del mare. È un fibra di origine animale e si lavora seguendo un processo che, passo passo, fa del materiale grezzo raccolto un filamento setoso dal caratteristico colore bruno dorato.
L’animale da cui si ricava il bisso è la pinna nobilis, un grande mollusco bivalve che vive nel Mediterraneo. In Sardegna, nei tratti di mare che bagnano l’isola di Sant’Antioco, è ancora presente. Purtroppo, è una specie in via d’estinzione e, di conseguenza, protetta. La produzione di bisso è controllata, quindi. Ogni anno, si possono raccogliere pochi centimetri del filamento grezzo, rigorosamente in immersione e solo con la forza dei polmoni.
Nel cuore del centro storico di Sant’Antioco, si trova il Museo del bisso. Altro non è che un piccolo spazio espositivo dell’unico maestro vivente di questa arte: Chiara Vigo. Le poche fotografie che vedi in questo blog post sono stata scattate da me nel Museo etnografico. Infatti, nel museo di Chiara Vigo ho preferito non fotografare nulla.
La visita, se così possiamo chiamarla, è senza dubbio molto diversa da una normale visita museale. Entra nell’ottica che è come assistere a un vero e proprio rituale. La lavorazione del bisso è un’arte allo stesso tempo artigianale e spirituale. Chi vi si dedica apprende un processo, ma soprattutto adotta una visione del mondo.
Ti sto parlando di un’arte antichissima, tramandata di generazione in generazione, che vincola chi la pratica alla visione di cui ti parlavo poco fa e che rende il bisso un tessuto più unico che raro, preziosissimo.
Il bisso non si vende e non si compra. Si regala, si dà in scambio.
Ho visto con i miei occhi come si trasformano pochi centimetri di filamento grezzo in un filo di seta morbido e luminescente. Anche tu farai così e non sarò io a mostrartelo con qualche foto scattata con lo smartphone. Non ho osato violare il mistero. Ho preferito prendervi parte. E anche ascoltare il maestro, che senza dubbio è una personalità sopra le righe.
Se desideri visitare il Museo del bisso, bisogna prenotare. Lo spazio è piccolo e le visite si fanno in gruppi esigui. Può anche bastare un messaggio WhatsApp, al numero che trovi nei contatti.
Sebbene con lentezza, tornerò presto a parlarti di Sant’Antioco e della Sardegna. A presto,
Bruna Athena