I sondaggi di LinkedIn sono diventati i contenuti tra i più utilizzati e visualizzati sul social network. C’è chi li ama e chi li odia; c’è chi ne fa di utili e chi ne fa di inutili a dir poco. In ogni caso, godono del favore dell’algoritmo di LinkedIn – che affettuosamente chiamo Algo-In. Di seguito, condivido qualche mia considerazione al riguardo, a partire da come crearli.
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Come creare sondaggi su LinkedIn
Creare i sondaggi utilizzando LinkedIn Polls è molto semplice. Clicca su Avvia un Post e in basso trovi tutte le opzioni di pubblicazione, tra cui anche Crea un sondaggio.
A questo punto ti si apre una schermata in cui inserire il quesito da proporre agli utenti di LinkedIn e i box per inserire le risposte. Puoi aggiungere solo 4 opzioni, della lunghezza di 30 caratteri al massimo. Di default, il sistema imposta come tempo di validità del sondaggio 1 settimana. Però puoi scegliere di tenere aperto il sondaggio anche per 1 giorno, 3 giorni oppure 2 settimane.
Pubblico sondaggi già da un po’ di tempo. Ho compreso che parlare di utilità si può, fatte salve le solite eccezioni. Intendo dire che anche un argomento discusso e stra-discusso può essere riproposto. Tuttavia, c’è sempre qualcuno che davvero ha il coraggio di chiedere cose alla stregua di “Pasta e patate o risotto alla zucca?”
Dopo aver pubblicato un numero sufficiente di sondaggi (nel momento in cui scrivo ne ho pubblicati 11), credo di essermene fatta un’idea. Sento di dare qualche suggerimento:
- struttura bene il quesito, in modo tale che arrivi al pubblico in una forma molto diretta e chiara (non equivocabile), considerando che puoi sempre spiegarti meglio accompagnando il sondaggio con un testo introduttivo;
- utilizzare 4 opzioni di risposta è la scelta migliore, per poter abbracciare le posizioni “estreme” e le opinioni “di mezzo”;
- non improvvisarli e pubblicali facendo in modo che siano legati a un filo – insomma, scegli gli argomenti di cui puoi trattare e limitati a questi;
- impostare la durata di 1 giorno è più conveniente: il boom di visualizzazioni si ottiene nelle prime 24 ore di pubblicazione, passate le quali difficilmente si raccolgono voti e commenti;
- considerali un esperimento: prima di decidere se farne a raffica o di non farli più, concediti il tempo di verificare in che modo la tua rete (e i contatti al di fuori di essa) reagiscono ai tuoi contenuti.
Detto questo, servono davvero a qualcosa? Secondo me sì e chiarisco subito.
Perché creare i sondaggi su LinkedIn
Come già detto, i sondaggi su LinkedIn hanno sempre un discreto successo. E dico “discreto” solo perché è sempre tutto relativo: non ogni sondaggio riscuote la stessa partecipazione di un altro, magari anche se concepito con la medesima attenzione del primo.
Ragion per cui, senza nemmeno scomodare l’ampiezza della propria rete di contatti, talvolta i sondaggi raggiungono decine di migliaia di visualizzazioni, se attirano molti voti e commenti, o comunque qualche migliaio. Ribadisco che il fenomeno si concentra nelle prime 24 ore di pubblicazione del sondaggio. Dopo queste, il contenuto diventa già uno zombie – in base alla mia esperienza è così, ma possono confermarlo in molti.
Questo vuol dire che i sondaggi di LinkedIn sono molto utili per acquisire visibilità e autorevolezza. Fa comodo a chi è nuovo sulla piattaforma e a chi intende sfruttarla secondo la “regola”: per stringere relazioni da cui possono nascere collaborazioni lavorative, mostrando interesse e competenza su uno specifico argomento.
Strutturare e pubblicare un sondaggio vuol dire intavolare un discorso e provare ad affrontarlo mettendo sullo stesso piano diverse prospettive. Per questa ragione ti ho suggerito di aprire almeno a 4 opzioni di risposta:
Con la voglia di proclamare al mondo la propria opinione (di cui, in linea di principio, nessuno se ne fa niente) e far vedere quanto si è belli e bravi (e tiritittì!), i sondaggi sono inutili. Ah sì, ti accarezzano l’ego, ma questo è un problema psicologico. Piuttosto, credo che siano stati concepiti anche per far “incontrare” le persone e orientarle fuori dalla propria bolla.
E, devo dire, che in questo i sondaggi mi sono stati utili: tolte le interazioni inutili da analfabeti funzionali, le persone che ho incrociato hanno contribuito alle discussioni e, se non già parte della mia rete, hanno desiderato entrare in contatto con me. Si è trattato sempre di persone che svolgono attività affini alla mia, quindi professionisti del digitale. Ciò non toglie, naturalmente, che al sondaggio possano attivamente partecipare anche utenti che fanno ben altro. Questo dato non costituisce un problema: finché si è educati e si dà un’opinione motivata, chiunque può partecipare ed è sacrosanto che sia così. Nel frattempo, i detrattori dei sondaggi su LinkedIn possono anche farci la cortesia di passare oltre. Vero?
Continuerò a pubblicare i sondaggi su LinkedIn? Credo proprio di sì, con una frequenza un po’ più diluita rispetto a prima e curiosa di confrontarmi con altre persone. A presto!