Heartland, di Sarah Smarsh è un libro della collana This Land di Black Coffee Edizioni.
La casa editrice ad ora è del tutto focalizzata sulla letteratura contemporanea degli Stati Uniti d’America. In particolare, la collana This Land propone voci che raccontano gli States per come essi sono: un mondo di persone, paesaggi e valori affascinante, sterminato, ma molto più complesso e problematico di quanto si possa pensare.
In questo breve articolo, desidero parlarti di Heartland e del perché abbia scelto proprio di ascoltare la voce di Sarah Smarsh per conoscere un altro pezzo di USA.
Heartland: al cuore della povertà del Paese più ricco del mondo
“Il tasso di mortalità, in particolare quello delle donne povere delle zone rurali, è cresciuto in maniera drammatica nel corso della mia vita.”
Benvenuto in Kansans. Questo non sarà propriamente un viaggio di piacere, perché Heartland non è un libro nato per farti innamorare degli USA. Ed è per questo che ho scelto di leggerlo: non racconta favole, ma solo un aspetto della realtà molto articolata (e sconosciuta) del mondo rurale americano.
La polvere ti si anniderà sotto le unghie, i piedi affonderanno nel fango, rischierai di finire tra le lame delle trebbiatrici, abbandonerai tante case, anche quelle costruite con le tue mani, dovrai lavorare in continuazione, risparmiare sempre, avere paura del conto dell’ospedale, ma non accetterai mai un sussidio statale. Mai!
No, non sono sadica. Ma, credo, ci sono cose che si comprendono meglio o, addirittura, nella loro essenza solo se chi le racconta vi è dentro fino al collo.
Quello di cui sopra è, per sintetizzare, il mondo in cui ti saresti trovato se fossi nato in Kansans, in una famiglia come quella di Sarah Smarsh. Quella sarebbe stata la tua vita se fossi nato in una famiglia di agricoltori di Wichita. E non c’è da fare altro, se non sei tu, da solo, a fare il “balzo”.
Infatti, se oggi possiamo leggere questo scritto di Sarah Smarsh è perché lei è stata l’artefice della rottura della catena. Se la catena non si fosse spezzata, la sua vita sarebbe stata, molto probabilmente, del tutto simile alla vita di sua madre, sua nonna e la sua bisnonna: sarebbe rimasta incinta presto, avrebbe sposato un uomo che, sotto la pressione di una vita difficile e priva di stimoli, sarebbe stato rude, violento e dipendente dall’alcol.
Sarebbe rimasta povera, avrebbe dovuto faticare in casa e fuori casa, e di certo non avrebbe mai potuto scrivere un libro che oggi noi abbiamo tra mani e ci permette di comprendere la complessità di un Paese che sembrerebbe perfetto. Diciamoci la verità: siamo tutti vittime dei film e delle serie TV. L’America è il Sogno, il Paese delle grandi opportunità, il regno di coloro che si fanno da sé.
Be’, questo può succedere. Non può succedere a tutti, però. E il sottotitolo di Heartland lo dice chiaramente: “Al cuore della povertà nel Paese più ricco del mondo“.
Anche nel Paese più ricco del mondo ci sono i poveri e, spesso, questi poveri sono tali non perché non abbiano davvero di cui cibarsi, non abbiano un lavoro o una casa.
Sono al limite della sopravvivenza, cioè non possono accedere ai corsi di studio più elevati, almeno non facilmente; non possono curarsi, perché l’assistenza sanitaria è troppo salata; lavorano in continuazione, ma questo non li eleva di una tacca.
E come se non bastasse, sono poveri tanto orgogliosi da riuscire perfino a NON accettare l’idea di avere bisogno di un aiuto statale. E no! Perché ricorda, sei negli USA: non si chiede aiuto a nessuno, ognuno si fa da sé; se chiedi aiuto, non sei capace.
Come ho detto fin dall’inizio, Heartland non è quel genere di libro che ti lusinga e ti fa sognare l’America. Più che altro, ti fa guardare a essa con molto, intenso sospetto. Demolisce i capisaldi del sogno americano e, in fin dei conti, è manifestazione di una presa di coscienza: il sistema non è perfettibile, è proprio difettoso.
“Il punto era che non sbagliavo a diffidare dei programmi del governo, ma a credere nel Sogno americano. Erano due lati della stessa medaglia – uno ti prometteva una bella vita in cambio di molta fatica, e l’altro ti teneva in forze quel tanto che serviva a continuare a faticare.”
Attraverso questo memoir/indagine, Sarah Smarsh decostruisce un sistema di valori, una mentalità consolidata, una visione del mondo. Certo, chi è abbastanza informato già sa e non si stupisce. Chi, invece, è ancora affascinato dal Paese delle grandi opportunità, forse, resterebbe spiazzato dalla polverosa e cruda realtà di Heartland.
Per me la lettura è stato un pezzo in più da aggiungere al mosaico, che ho iniziato a costruire con la prima lettura “traumatica” riferibile al duro contesto rurale americano: Uomini e topi, di John Steinbeck.
A presto,
Bruna Athena