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Viaggio a Vieste con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè

La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno, Max Gazzè

Inauguro in questo caldo agosto, insieme al collega storyteller e compagno di escursioni artistiche Giovanni Postiglione, la rubrica Italia in Chiave di Violino. Abbiamo pensato, infatti, di dedicare uno spazio ai brani musicali italiani che emozionano con musica e parole, ma anche perché ci trasportano negli angoli più poetici e suggestivi d’Italia.

Questo pezzo scritto da Giovanni apre la rubrica ed è la prima tappa del viaggio lungo la penisola che inizia dal suo sperone, dalle bianche falesie e dalle acque color smeraldo del Gargano. Andiamo a Vieste, facendoci accompagnare da La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè.

La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno

Quando il cantautore italiano Max Gazzè ha portato il brano La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno sul palco del Festival di Sanremo 2018, si è riconfermato un artista fuori dal comune e dagli schemi, di profonda cultura e sensibilità e, soprattutto, coraggioso.

Coraggio e ammirazione, sì, questo gli ha riconosciuto il suo pubblico, estasiato dal sublime capolavoro, come lo hanno definito, forse troppo ardito per le sonorità facili e immediate della rassegna musicale italiana, che merita di essere ascoltato più di una volta, perché è un sogno, una suggestione, una poesia, devi soffermarti sul testo. Perché è il testo di un racconto, perché c’è una storia struggente, perché si toccano le corde emotive di una comunità locale.

Il brano, infatti, è un racconto ispirato, nel titolo e nel testo, a una romantica leggenda popolare della Puglia del XV secolo, e proprio per la sua carica si distingue subito tra le altre tracce del secondo dei 2CD del suo decimo album Alchemaya (9 febbraio 2018), una variegata raccolta dei brani più celebri di Gazzè.

Non vince, no. Max Gazzè si ferma al sesto posto della classifica. Tuttavia, le conseguenze della potenza emotiva e narrativa del brano gli regalano ben altre vittorie: un concerto organizzato in accordo con il Comune di Vieste il 31 luglio 2018 proprio sulla spiaggia, ai piedi del Pizzomunno; il conferimento della cittadinanza onoraria come ricompensa per aver contribuito alla fama della leggenda e della città; i gradini di una rampa lungo una strada che conduce alla Vieste alta decorati con alcuni versi della canzone e rinominata per l’occasione La scalinata dell’amore.

Foto su Ad Un Passo dalla Puglia

Perché questa leggenda è così potente da aver generato un tale successo per l’autore? Cosa rappresenta per la comunità cittadina di Vieste? Insomma, qual è il suo segreto?

Pizzomunno, in dialetto pugliese “pezzo del mondo”, è un faraglione di bianco calcare, un “dente”, che si erge su una spiaggia del Gargano a sud dal centro di Vieste, che nella leggenda presta il nome a un giovane pescatore, innamorato della bella Cristalda, in un tempo in cui la vita era scandita dai ritmi semplici di un villaggio di pescatori.

Riesci a vedere Pizzomunno?

Le sirene del mare pugliese insidiano il cuore del giovane ogni notte, lo vogliono tutto per loro, gli disturbano la pesca; la tenacia del suo amore fedele, e ricambiato, per la giovane paesana gli assicura l’energia per resistere al loro canto ammaliatore. Se non possono avere lui, avranno lei: è la gelosia a spinge le sirene a vendicarsi e a catturare la fanciulla, emergendo dal mare e tirandola con forza giù nei fondali, dove Cristalda resterà incatenata. Pizzomunno si pietrifica, letteralmente. La rabbia e il dolore sono devastanti, fino al punto da bloccargli la vita e trasformarlo in un faraglione.

Si dice che adesso,

E non sia leggenda,

In un’alba

D’agosto

La bella Cristalda

Risalga

Dall’onda

A vivere ancora

Una storia

Stupenda

Ogni cento anni, la leggenda riscatta questo amore negato e racconta che Cristalda ha la libertà di riemergere dal mare e che Pizzomunno riacquista la propria forma umana, per concedersi a quella passiona mai consumata, almeno una notte. Non una notte qualunque, precisamente il 15 agosto, il caldo ferragosto.

La canzone di Max Gazzè

Si resta estasiati, i fan hanno ragione, ascoltando la dolce melodia in stile pop, con cui Gazzè ha arrangiato il brano. Il ritmo di cadenzato madrigale che ci permette di seguire il racconto emozionante della vicenda, entrando e uscendo dalle strofe della leggenda, senza respirare, è proprio come quel canto ammaliante delle sirene.

La sensazione è, infatti, di ascoltare una ninna nanna, una favola prima della mezzanotte, un carillon magico e perfetto. Però Gazzè non vuole tentarci, come le fameliche creature, al contrario, vuole renderci partecipe del messaggio più profondo custodito tra le righe di questa tragedia. La magia è anche nel concept del videoclip.

Durante i 3:50 minuti, non compaiono attori reali o riprese dei luoghi. È un storytelling visuale affidato a disegni e illustrazioni grafiche, animate in digitale. E parte, lo spettacolo teatrale, con una bellissima locandina che raffigura i profili dei due giovani amanti che si guardano negli occhi, ripieni di universo e di mare.

Lo svolgersi del video è un fioccare di code bicaudate di sirene, balene, pesci e animali marini, pianeti, cerchi astrali, soli, lune e bolle. È il mondo fantastico della leggenda, che se pur, ricordiamolo, è una leggenda tragica, viene raffigurata con delicate tinte pastello in sfumature blu-azzurro, come il mare di Vieste.

Si muovono in sincrono con il testo, rafforzando i contenuti testuali e aiutando lo spettatore a immaginare le vicende e i personaggi, a dare concretezza al paesaggio della realtà e della fantasia. La narrazione di Gazzè è in-the-middle-of-the-story, la tragedia è ormai già compiuta.

Spiaggia della Scialara

Se pur sia riuscito a ignorare il coro ammaliante della creature di mare e per quanto si sforzi a remare, Pizzomunno non potrà far più niente. Il giovane amante può concedersi solo il sonno dell’attesa, quello che lo porterà al prossimo 15 luglio. Solo l’attesa, anche se conta 100 anni, di rivedere la sua Cristalda è l’unico anestetico al dolore di averla perduta.

Poi il cantautore torna indietro e canta il susseguirsi delle vicende prima della tragedia: lui nel suo mare, a pescare, lei in casa, a cantare, un amore sicuro, ignaro della trama invidiosa, ignaro di un pericolo proprio nelle viscere del loro mare dove vivevano. E poi il dramma: la cattura di Cristalda e la deportazione in catene, negli abissi.

Le ultime strofe ricordano lo strazio, delle urla di lei e del dolore di lui pietrificato in un blocco di calcare. La scelta di una dolce melodia è forse strategica per farci vivere la vicenda senza subire il peso di epilogo drammatico. Nell’ultima strofa l’autore ci ricorda la data, la notte del 15 agosto, in cui la leggenda è al suo acme: Cristalda riemerge dal mare e si unisce, anche solo per 24 ore, al suo Pizzomunno tornato umano.

Il giovane Pizzomunno

Il tema della canzone di Gazzè mi ricorda altri miti e leggende caratterizzati da elementi simili a quelli di Pizzomunno e Cristalda: Proserpina rapita da Ade riemerge solo dall’Inferno solo sei mesi all’anno per ritrovare la madre Terra; la vendetta della perfida Ursula contro la sirenetta Ariel della Disney; Ulisse che sfida e resiste al pericoloso canto della sirena Partenope.

La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno è un esempio sublime di quando la musica italiana si fa storytelling della memoria antiche dei luoghi, regalando un viaggio mentale, e poi fisico, nella cultura italiana. La canzone è una narrazione di amore che avrà accompagnato i sospiri e le notti dei pugliesi nel corso dei secoli e che Gazzè riprende con armonica maestria.

Pizzomunno giovane-faraglione è un luogo antropomorfizzato dalle credenze popolari che assegnano sembianze, sentimenti e destini umane al territorio locale.

La spiaggia di Vieste e Pizzomunno

Una canzone su un luogo ti fa venire voglia di saperne di più, di cercare informazioni, di andarci, alla fine, in quel posto e di indossare gli auricolari e ascoltarla ancora una volta nella geografia vera del suo racconto. Questa è la vittoria della Leggenda di Gazzè.

Ti spinge a scoprire che Pizzomunno esiste davvero, immobile sulla spiaggia del Castello Svevo, anche nota come spiaggia della Scialara, a sud della città di Vieste – è il simbolo del paese, una torre guardiana, anzi, è come un gigante, uno di quelli grossi e buoni che protegge tutti.

Il “bel giovane” alto 26 metri è un faraglione bianco pietrificato con le pareti levigate dal vento e dal mare della costa adriatica pugliese, piantato sul bagnasciuga di una spiaggia tra le più belle del Gargano secondo il Touring Club Italia – mi ricorda quello della marina di Procida, che però è di nera pietra lavica.

La spiaggia ha una soffice sabbia, consigliata per famiglie con bambini e nuotatori poco esperti, è molto ampia, in parte libera in parte con stabilimenti a pagamento. È raggiungibile sia a piedi sia con l’auto, all’inizio del Lungomare Mattei.

Chi è Cristalda?

I luoghi ispirano le leggende e le leggende, così come le storie, trasformano la percezione dei luoghi stessi, e li caricano di significanti, di suggestioni, di filtri emozionali.

Leggendario, affascinante, antico, selvaggio, Pizzomunno è stato perfino anche scelto come elemento paesaggistico all’interno di una ricostruzione in computer grafica per alcune scene del film Wonder Woman del 2016.

Magari ti è già venuta voglia di vedere Vieste, però, prima, sento il dovere di dirti che forse potresti preferire una delle tante varianti alla leggenda e uscire dal limite testuale cantato da Max Gazzè.

Cristalda potrebbe essere stata una delle sirene, innamorata e ricambiata dal giovane pescatore, pietrificato per gelosia dalle sorelle di lei.

Cristalda potrebbe invece chiamarsi Vesta o Vieste, e così si giustificherebbe l’esistenza stessa della leggenda come racconto delle origini del luogo.

Cristalda potrebbe essere stata figlia di una divinità marina che si oppose all’amore tra i due giovani punendola con la segregazione.

Cristalda sarebbe addirittura la moglie di Pizzomunno, rapita mentre attendeva sulla spiaggia il rientro del marito da un’altra giornata di pesca.

Se non volessimo credere a niente di questo e goderci semplicemente la voce di Gazzè, non avrebbe alcun valore neanche compiere un giro completo intorno allo scoglio di Pizzomunno esprimendo un desiderio, certi che verremmo esauditi, come vuole una diceria superstiziosa. Insomma, che sia leggenda o verità non importa, perché il messaggio della favola e quindi del brano è il trionfo della fedeltà, dell’amore tenace e duraturo, che tutto sfida, anche il tempo. Le due anime marinare resteranno per sempre legate, così come il faraglione bianco Pizzomunno e il mare di Vieste.

Si ringrazia Marco Moschini per la gentile concessione delle fotografie di Pizzomunno.

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