Palazzo Donn’Anna è diventato quasi uno dei simboli della città di Napoli, ma ha una storia tanto affascinante quando travagliata alla sue spalle.
Palazzo Donn’Anna sta lì, poggiato sul suo scoglio di tufo, affacciato sull’immensità del Golfo di Napoli. Ti trae in inganno, quando lo guardi: è abitato, è abbandonato? Già nell’aspetto si presenta ambivalente: le facciate sono in parte rifinite e in parte no.
Cosa nasconde Palazzo Donn’Anna a Posillipo?
Ti racconto cosa ho scoperto, nella visita del 26 gennaio, in occasione delle Domeniche in Dimora organizzate da Scabec e Campania Artecard.
Visita Palazzo Donn’Anna
Palazzo Donn’Anna: Napoli e la sua storia, tra mito e credenze
Palazzo Donn’Anna è una forma di istituzione, per noi napoletani. Sta fermo lì, come il Castel dell’Ovo e il Maschio Angioino, come il Vesuvio: è dato per scontato che stia lì, a Posillipo, solido e (quasi) indistruttibile.
Tante sono le leggende sul palazzo. È esistito un momento in cui ogni napoletano avrebbe giurato che Palazzo Donn’Anna portasse sfortuna a chiunque vi mettesse piede.
Ma come stanno realmente le cose? Le cose stanno così: il palazzo entra a pieno titolo nelle vicende storiche di Napoli, ma non se ne comprende la sorte senza considerare la fantasia e le credenze della città.
Sono rimasta profondamente affascinata dalla sua storia, tant’è che ora lo considero uno dei luoghi più dark della città, uno dei più misteriosi.
La storia
Palazzo Donn’Anna è stato progettato dall’architetto Cosimo Fanzago, su volere del viceré il duca di Medina e, soprattutto, di sua moglie Anna Carafa (XVII secolo). Quest’ultima, rampolla di un’illustre casato nobiliare di Napoli, desiderò sposare uno spagnolo e così fu, e divenne anche viceregina.
Palazzo Donn’Anna non si comprende senza comprendere anche l’ambizione di una giovane donna assetata di successo e divertimenti. La Napoli degli Spagnoli, anche sotto il vicereame di Medina, si riempì di spazi pubblici adornati da fontane, obelischi, guglie: dalla Spagna con furore arrivò la movida.
Però, al lusso e alla grandiosità delle feste di Anna e del viceré si contrapponeva la povertà del popolo. Agli spettacoli realizzati su palcoscenici in acqua, accompagnati da fuochi pirotecnici, si opponevano la fame, la carestia, le pessime condizioni igieniche dei plebei. I napoletani erano arrabbiati con Medina, e con sua moglie: Anna, napoletana, aveva tradito tutti con il suo matrimonio di prestigio. Infatti, quando l’incarico di viceré terminò, Anna cadde in disgrazia: nemmeno la nobiltà soffriva la sua superbia. Morì sola, della malattia dei poveri: i pidocchi.
Tre anni dopo la sua morte, nel 1647, scoppiò la rivolta di Masaniello: Palazzo Donn’Anna venne preso d’assalto e depredato.
Da quel momento in poi, abbandonato a se stesso, il palazzo divenne luogo prediletto per consumare amori clandestini, furti, omicidi.
Per tanti anni nessuno volle averci a che fare, finché non fu acquistato dall’imprenditore Genevois, produttore di saponi e profumi, che lo ha poi in parte venduto a privati.
Attualmente, Palazzo Donn’Anna parzialmente visitabile, poiché ben 7 scale sono occupate da regolari inquilini – che io invidio tantissimo!
Miti e leggende
In breve, questa è la storia di Palazzo Donn’Anna. Ma perché per tanto tempo nessuno voleva averci a che fare? Andiamo con ordine e iniziamo dall’inizio.
Come forse già sai, Napoli fu fondata dai Greci. E secondo il mito greco, la sirena Partenope tentò di sedurre Ulisse, assieme alle sue compagne Ligea e Leucosia, proprio dallo scoglio su cui è sorto Palazzo Donn’Anna. Però l’opera di seduzione non andò a buon fine, se ricordi cosa racconta l’Odissea…
Dopo la morte di Anna Carafa e l’assalto del popolo, Palazzo Donn’Anna fu lasciato in stato di abbandono. Correva voce che ogni notte, dal palazzo, si sentivano lamenti e i tonfi dei corpi gettati a mare. Certo, un luogo abbandonato è perfetto per nascondere un delitto, ma in molti erano convinti che la stessa Anna avesse l’abitudine di far gettare a mare tutti gli amanti con cui era solita tradire il marito. Si credeva che le anime in pena della donna e di quei disgraziati vagassero senza meta nel palazzo.
Palazzo Donn’Anna pare sempre in qualche modo connesso a disgrazie e fatti di sangue. Nonostante ciò, fu anche molto amato dai pittori del Grand Tour e lo troviamo rappresentato in tante opere ottocentesche. Tra i suoi estimatori vi fu Gaetano Esposito, che uscì di senno: ossessionato dal palazzo, scacciava in malo modo chiunque osasse poggiare il cavalletto nei suoi dintorni. Morì suicida, così come una sua allieva che si era innamorata di lui e da egli stesso era stata rifiutata. Insomma, le cose non volgono proprio a favore!
Altre curiosità
Ti voglio raccontare altre curiosità su Palazzo Donn’Anna, tra fatti reali e credenze.
- Il Castel dell’Ovo, si dice, si chiama così perché il poeta Virgilio avrebbe posto alle sue fondamenta un uovo, rendendolo inespugnabile. E le uova vengono deposti dagli uccelli, no? Ebbene, sullo scoglio di Megaride Partenope si lasciò morire, disperata per non essere riuscita a sedurre il re di Itaca. Ah, in realtà le sirene mezze donna e mezze pesce…
- Nella cultura partenopea, si ritrovano spesso elementi che ricordano gli uccelli. Pulcinella, evoluzione di due personaggi della commedia dell’arte (Razullo e Cucurucu) ne è un esempio palese. Anche le isole al largo di Positano hanno un nome particolare: Li Galli. E ho scoperto che a Pagani (Sa) è particolarmente sentita la devozione per la Madonna delle Galline!
- Come è stato costruito Palazzo Donn’Anna? Immagina un enorme scoglio di tufo giallo: Cosimo Fanzago lo tagliò a croce, verticalmente, costruendo l’edificio a partire dalle viscere del blocco di pietra. Egli si ispirò all’architettura venezia per realizzare il palazzo a picco sull’acqua. Inoltre, lo fornì di bene 5 facciate, poiché tagliò anche tutti gli angoli – e la facciata principale si vede per intero esclusivamente dal mare. In altre parole, c’è un po’ di Venezia anche qui!
- Ad ora, le spiaggette attorno al palazzo sono gli unici tratti di costa rimasta più o meno così com’era ai tempi di Anna Carafa. Per il resto, il litorale è profondamente cambiato. La lunga spiaggia che va da Santa Lucia a Posillipo è stata per lungo tempo casa dei pescatori napoletani. A causa delle pessime condizioni igieniche in cui le famiglie vivevano, si pensò di eliminare la spiaggia (colmata di Santa Lucia).
- A proposito di arte, anche il pittore Karl Wilhelm Diefenbach fu affascinato da Palazzo Donn’Anna. I suoi dipinti del palazzo sono andati persi, ne abbiamo alcune fotografie (le abbiamo viste proiettate in visita, ma sul web sono difficili da reperire). Sono opere davvero singolari, mi hanno colpita molto: in uno il mare è in tempesta, nell’altro è calmo. In entrambi si vede una grande figura, appostata come a fare da guardia al palazzo. Cosa abbia esattamente rappresentato il pittore non si sa, ma io me ne sono fatta un’idea, e tu?
La visita
Per raggiungere Palazzo Donn’Anna il mezzo più comodo è la metropolitana linea 2. Devi raggiungere la Stazione di Mergellina (fermati a guardarla, è una stazione molto bella!) e, uscendo, procedere verso la tua destra. Non devi fare altro che seguire il lungomare, superando i due tunnel. Palazzo Donn’Anna si trova all’inizio di Via Posillipo e non potrai non vederlo!
Come ti ho riferito fin dal principio, Palazzo Donn’Anna non è del tutto visitabile e solo in alcune occasioni. La fruibilità è limitata dalla fatto che è a tutti gli effetti un condominio privato. Tuttavia, ci sono degli ambienti visitabili: uno è il cosiddetto Teatro, che ospita la Fondazione De Felice. De Felice è stato un illustre architetto napoletano che ha raccolto varie opere in questo luogo che, per testamento, ha voluto rendere visitabile.
L’altro ambiente accessibile al pubblico è il barcadero con le grotte sotterranee. Ti ho detto, infatti, che Cosimo Fanzago ha costruito il palazzo a partire dal nucleo interno dello scoglione. Questa area, quindi, è occupata dagli ambienti sotterranei che, al momento, hanno come soli ospiti le barche dei condomini. L’accesso al mare preferito, fin dai tempi di Anna Carafa, è rivolto verso la spiaggia del Bagno Elena: lì il mare non si ingrossa mai. È stato molto bello, anzi, vedere i palazzi della costa e lo stesso Bagno Elena da una prospettiva completamente diversa.
Se vuoi visitare Palazzo Donn’Anna, ti consiglio di seguire le notizie di Napoli Da Vivere, che in genere riporta tutti gli eventi culturali di Napoli e della Campania. Inoltre, ti suggerisco di seguire le iniziative del Touring club, che normalmente è l’ente che si occupa di accompagnare i visitatori a Palazzo Donn’Anna per le aperture eccezionali.
Desideravo da tanto visitare il palazzo e sono davvero contenta che sia giunta l’occasione propizia. Spero che anche a te sia venuta voglia e ti capiti la possibilità di visitarlo. A presto,
Bruna
Oddio, un po’ di ansia la storia la mette ma mi intriga lo stesso un sacco! Mi incuriosisce come si vive all’interno di un posto così…
Ciao Benedetta! In effetti posso comprendere la reticenza ad avvicinarsi al palazzo, dato quel che si diceva. A me sembra stranissimo che vi abitino, ma in fondo invidio un po’ gli inquilini: godono di una vista pazzesca!