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Le isole dei pini, Marion Poschmann

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Le isole dei pini, breve romanzo di Marion Poschmann (Bompiani) è un libro che celebra il viaggio come percorso per riprendere le redini dell’esistenza, uscire dall’insensatezza del reale e riscoprire le sfumature della realtà più nascosta e poetica delle cose, attingendo alla saggezza e alla consapevolezza di un modo diverso di intendere il mondo.

Le isole dei pini: la trama

Gilbert Silvester è un ricercatore insoddisfatto in Germania. Sogna che la sua compagna, Mathilda, lo tradisce; al risveglio, convinto che ella lo abbia tradito davvero nella realtà, decide di lasciare tutto – la sua donna, il suo lavoro – per raggiungere il Giappone. E lì Gilbert inizia il suo viaggio, in compagnia del giovane Yosa, “illuminato” dalla saggezza poetica di Matsuo Bashō, del quale segue le orme. Il viaggio è intenso, ma quasi sempre deludente, eppure Gilbert raggiunge la sua meta finale: la baia di Matsushima,con le sue innumerevoli isolette ricoperte di pini.

Le isole dei pini: un romanzo breve sull’insensatezza e sulla labilità del reale

Dopo aver riflettuto un po’ sul romanzo breve di Marion Poschmann, credo che Le isole dei pini sia un libro sull’insensatezza.

Gilbert sogna e si convince di un tradimento non confessato, non appurato, e pianta tutto in asso per andare in Giappone. Nel paese nipponico decide di intraprendere un viaggio sulla via della consapevolezza, quella orientale, e non quella ritenuta tale in Occidente. Non è un caso che, nel compiere una scelta impulsiva, dovuta a una convinzione tanto intima quanto del tutto irrazionale – può un sogno dire effettivamente qualcosa della realtà? -, Gilbert scelga di farsi accompagnare dalla storia e dall’opera del poeta Matsuo Bashō, il quale pure decise, di sana pianta, di lasciare tutto e tutti per partire.

L’Occidente, si potrebbe riassumere a mo’ di slogan, è chiaro, non solo porta la luce dell’Illuminismo, ma tende in genere a illuminare tutte le vie, piazze, locali con fari abbaglianti, sicché ogni oggetto resta nitido e delineato per sempre. L’Oriente invece preferisce far sorgere le cose dallo fondo in modo vago, considerare innanzitutto la loro mutevolezza e incompiutezza, sicché il culmine dell’esperienza estetica è quando di un oggetto si cattura soltanto il barlume. La volgarità di oggetti nettamente visibili che pretendono di poter esistere staccati dallo sfondo, contro l’elogio del crepuscolo che toglie alle cose la loro sostanza, la loro chiara persuasività, la loro mondanità senza mistero.

Tuttavia, insensata da un certo punto di vista – sarebbe più corretto dire quasi inconcludente – la ricerca di studio dei Gilbert in Germania: a chi può mai interessare, oggi, perché e come viene rappresentata la barba di Dio nella pittura occidentale? E ancora, non sembra agli occhi di noi occidentali un’eccentricità incomprensibile questa simpatia per il suicidio nutrita dai giapponesi? Di conseguenza, non è fuori luogo che Gilbert voglia aiutare il giovanissimo e impacciato Yosa a suicidarsi dignitosamente? Non è illogico che Gilbert scriva spesso alla sua donna, durante il viaggio, quasi come se avesse dimenticato il tradimento, tanto da chiederle di raggiungerlo per ammirare i pini – lui che non voleva sentirne parlare di ciliegi in fiore e foliage autunnali?

Insomma, a me è sembrato tutto piuttosto insensato, al limite del paradosso. C’è di più, in considerazione di come l’autrice ha scelto di concludere la narrazione. Mi chiedo se non sia stato tutto un sogno, quello di Gilbert. Mi domando se questi, avviluppato dalla noia, dall’immobilità e dall’inconsistenza del suo vivere quotidiano, non abbia perso la capacità di distinguere ciò che è vero e concreto e ciò che solo immaginato, tanto da portare l’irragionevolezza alle estreme conseguenze. Nel far ciò, Gilbert approderebbe all’ultima spiaggia per riprendere il contatto con la realtà, fatta non tanto cartesianamente di cose chiare e distinte, ma di piccole cose nascoste, oscure, sfuggenti, eterne nel loro essere effimere.

Le isole dei pini ti ha sedotto? Oppure lo hai già letto? Se sì, scrivilo nei commenti. A presto,
Bruna

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