Censimento, Jesse Ball: il racconto di un viaggio del padre con il figlio e un romanzo di riflessione.
Leggere Censimento
Questa volta desidero parlarti di una recentissima uscita di NN Editore, Censimento di Jesse Ball. Le ragioni che mi hanno portata a leggere questo libro sono decisamente personali, ma non sono qui a parlare di me. Censimento è a tutti gli effetti il racconto di un viaggio prettamente interiore. Perché può anche esistere chi non ama spostarsi in treno e visitare altre città, ma esiste anche chi non si preoccupa di viaggiare in se stesso e nella propria memoria. Quest’ultimo fatto è ben più grave ai miei occhi. Intendere Censimento come il racconto di un percorso bene definito attraverso ricordi e sensazioni, che poi culmina nell’acquisizione di alcune consapevolezze e poi nella Fine.
Censimento, Jesse Ball
La storia ha una sola voce narrante, la quale spiega la ragione della dedizione al programma del censimento. È un uomo ormai vedovo, che sente di non avere molto tempo a disposizione nel mondo dei vivi e porta con sé il proprio figlio, portatore di sindrome di Down, in un viaggio sui generis. Il censimento, infatti, prevede che i due si fermino in tutte le case delle località che attraversano e porgano alcune domande ai loro abitanti. Alle volte, i due vengono accolti in modo ospitale, in altre occasioni incontrano resistenza da parte degli intervistati. Non a tutti piace parlare dei propri trascorsi, mentre sembra che altri muoiano dalla voglia di raccontarsi. Padre e figlio raccolgono storie ed esperienze. Per il figlio è l’opportunità di giocare, farsi nuovi amici; per il padre di ripensare alla propria vita prima, durante e dopo la creazione della famiglia. Giunge così alla consapevolezza che è necessario un distacco netto, convinto dall’idea che se nel mondo esiste il male, deve esistere anche il bene.
Le mie impressioni su Censimento
La mia vicinanza a una persona con sindrome di Down ha contribuito, assieme ad altre esperienze, a trasformare in parte il mio modo di vedere il mondo e di vivere le relazioni con le persone. Se sei ben disposto, cresce il tuo lato sensibile e comprensivo, afferri meglio il concetto di diversità e lo fai tuo nel quotidiano. Se sei una di quelle persone che cerca giustizia su questo pianeta, diventi più severo, forse anche spietato, verso chi spreca il proprio tempo ad essere arrogante, menefreghista, rancoroso, superficiale.
In altre parole, ti rendi conto che certe situazioni, e le persone che le generano, non trovano spazio nella tua vita. Dopo averci attentamente riflettuto, credo che tra le righe Censimento voglia dire anche questo. Più volte ho trovato il riferimento esplicito alla dicotomia bene/male, sotto la forma dell’opposizione tra accoglienza e ostilità.
Per un padre rilevatore di censimento, che viaggia con suo figlio, si pone sempre il problema dell’ospitalità. I suoi pensieri non possono non ritornare, attraverso il ricordo, sia alle occasioni in cui il proprio figlio ha trovato negli estranei gentilezza e protezione, sia agli episodi di sopraffazione di cui è stato la vittima. Nel tempo, era cresciuta in questo uomo la voglia di chiudersi in un contesto rassicurante di affetti sinceri in cui condividere desideri, speranze, simpatie e antipatie. Ecco perché la propria relazione con il mondo cambia, in modo irreversibile – nella finzione/non finzione del romanzo di Jesse Ball, come nella mia esperienza personale.
In ogni caso Censimento delinea molto bene uno spazio di possibilità, individuando quel confine tra comprensione e incomprensione di sé e degli altri. È quasi impossibile farsi un’idea esatta di quel che passa per la testa di un’altra persona, portatrice di sindrome di Down o no. Eppure quando ci si guarda indietro e si ripensa al proprio passato, si deve riconoscere che si ignora anche se stessi.
Censimento è stato un libro molto diverso da come mi aspettavo. Non accade molto, anzi, per cui mi sento di definirlo un romanzo di riflessione, orientato verso chi è normodotato. Non è un tentativo di spiegare cosa pensa la persona Down e cosa sente. Globalmente l’ho trovato meno toccante di quanto desiderassi, ma perché il suo messaggio va colto tra le righe e individuato nei brevi, ma significativi, episodi narrati. Sono state le ultime pagine le più dense, quelle che mi hanno commossa e hanno toccato quel punto debole in me che è sempre dolente: pensare al futuro con fiducia.
A presto,
Bruna Athena
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