Isola, Siri Ranva Hjelm Jacobsen: alla ricerca delle radici, alla ricerca della propria Itaca.
Oggi ti parlo di un libro che narra di emigrazione e della ricerca delle proprie radici, tentativo ben riuscito di raccontare anche un posto a me poco conosciuto: le Isole Faroe. Isola è il romanzo di esordio Siri Ranva Hjelm Jacobsen pubblicato dalla casa editrice Iperborea. È un viaggio nei fiordi dell’arcipelago al largo dell’Oceano Atlantico, dove la comunità di persone è ristretta, le cose da fare sono poche, ma i paesaggi sono fiabeschi, così le leggende e le storie da raccontare sono tante.
Isola: la trama
Marita e Fritz sono nati e cresciuti nelle Isole Faroe, l’arcipelago nell’Oceano Atlantico che appartiene al Regno di Danimarca. Sono giovani e vogliono costruire assieme qualcosa di solido, ma lontano dai piccoli villaggi delle isole. Decidono di raggiungere la capitale del regno, Copenaghen, dove trovano lavoro e mettono su famiglia. Marita e Fritz diventano a tutti gli effetti danesi: la loro figlia nasce e cresce a Copenaghen, e così la figlia della figlia. È quest’ultima, la nipote, a farsi voce narrante degli aneddoti di famiglia e delle leggende delle Isole Faroe. Attraverso il racconto dei suoi ricordi, si fa portavoce di un forte senso di nostalgia e della voglia riscoprire le proprie origini, anche se dal punto di vista inedito di una persona che non ha vissuto l’emigrazione.
Alla ricerca delle proprie origini in Isola
L’isola di Suðuroy non è poi così distante da Copenaghen, da un punto di vista geografico, ma per Fritz e Marita la capitale danese dista anni luce dalla più meridionale delle isole dell’arcipelago. La loro vita, in fin dei conti, non è troppo diversa dalla quella delle persone che, oggi come oggi, hanno deciso di andare via dal paese natio. È una vita per certi aspetti migliore della precedente, ma segnata da una latente nostalgia e dalla sensazione di non essere nel proprio posto. Tali sensazioni, al contrario di quanto si possa pensare, non appartengono esclusivamente a Marita e Fritz. Benché siano stati i nonni i primi a partire, è la loro nipote a provare un senso di non appartenenza perenne: ella non si sente abbastanza danese, ma neanche abbastanza faroese.
I suoi racconti ci permettono di ricostruire le vicende di abbi e omma (nonno e nonna), a partire dagli amori clandestini per finire alle ambizioni lavorative disattese. Vien mano mano a costruirsi un ritratto ben delineato di tutti i membri della famiglia faroese. Contestualmente, possiamo figurarci paesaggio nordico delle Isole Faroe: una distesa color acciaio di acque increspate dal vento freddo, i prati verdi in cui pascolano le pecore, alti fiordi nelle cui insenature si nascondono esseri leggendari. E assieme a tutto questo, ci facciamo un’idea degli abitanti dell’arcipelago: persone orgogliose, sanguigne, testarde.
Il masso sarebbe saltato in aria: era il regalo di Ragnar alla sua sposa. (…) Di quel masso si sapeva che era già lì quando i primi coloni si erano stabiliti nelle grotte dell’isola e si erano estinti (…) Sotto di esso viveva la huldra. Con un certo tipo di tempo, leggermente nebbioso ma con un po’ di sole, intorno al masso si poteva scorgere un alone di luce verdastra. Allora bisognava stare in guardia, perché era il segnale <<Non disturbare>> della huldra.
L’Isola è senza dubbio un bel racconto delle Isole Faroe, che si palesano ai nostri occhi nella loro bellezza naturalistica e nelle tradizioni. Il fatto che le isole abbiano una propria identità culturale, ben definita e condivisa dalla comunità, è tuttavia il cruccio della nostra voce narrante. Dal proprio nonno, la nipote sembra aver ereditato la nostalgia di casa: le mancano le Isole Faroe, non semplicemente in quanto luogo di vacanze e di ritrovo della famiglia. In altre parole, la ragazza prova il desiderio di tornare a casa e appartenere a una cultura, una comunità – non danese.
Mettere radici, approdare rientrare finalmente a Itaca: questo è il tema preponderante di Isola, in cui il frequente richiamo a Ulisse e alla sua amata casa non è per nulla casuale. Che ironia, però: la nonna non ha mai provato nostalgia di Suðuroy. Personaggio ai miei occhi molto controverso, ma di grande spessore, Marita forse dà senso a tutto il romanzo e basta arrivare davvero all’ultima pagina del libro per capirlo. Che sia lei il vero Ulisse di tutta questa storia Made in Faroe Islands?
Con questa domanda, a cui ancora non so dare una risposta, chiudo questa recensione di Isola. È un romanzo che ho cominciato davvero ad apprezzare nella sua seconda parte, quando i fatti e le persone mi sono sembrati più intellegibili e il racconto si è arricchito di tanti riferimenti alla cultura e alla storia delle Isole Faroe.
A presto!
le isole faroe sono da sempre nella mia lista di posti da vedere! 🙂 grazie per questo consiglio di lettura. appena torno in Italia passo in libreria! 🙂
Poi dimmi se il libro ti è piaciuto!
Ho letto tantissime recensioni positive su questo libro, deve essere davvero un gran bel romanzo. Poi per me, molto spesso, Iperborea è sinonimo di qualità 🙂
Sì, Iperborea è un’ottima casa editrice e certamente non per tutti.