Un romanzo inglese, Stéphanie Hochet (Voland): il racconto dell’insofferenza di Anna verso le convenzioni borghesi.
Un romanzo inglese è stato una delle ultime letture del 2017: breve, ma penetrante. L’ultima opera di Stéphanie Hochet, pubblicata dalla casa editrice Voland (traduzione di Roberto Lana) è un libro che può fornire diversi spunti di riflessione.
Sono tante le tematiche trattate nel libro, che conta a stento 130 pagine. Più che essere spiegati, nel senso fisico del termine (sciogliere, liberare, spianare), i temi sono individuati e toccati nello stesso modo in cui un ago appuntito può violare una sottile membrana. In altre parole, sono appena sfiorati nella storia, ma ugualmente possono essere intesi nei loro concetti fondamentali. È per questo motivo che considero Un romanzo inglese un racconto molto profondo.
La trama di Un romanzo inglese
Un romanzo inglese è per lo più la narrazione di quel che accade quando George entra nella vita di Anna ed Edward Whig. I due coniugi, freschi di trasferimento nel Sussex, hanno avuto un bambino; Anna cerca una donna che possa badare al piccolo Jack, così da poter tornare ai propri studi senza distrazioni. All’annuncio sul Times risponde solo George Eliot, che Anna accoglie in casa con stupore: benché porti il nome della celebre scrittrice inglese di età vittoriana, George è un ragazzo.
Egli mostra da subito di essere capace di comprendere i desideri del bambino, le sue esigenze e anche le prime parole, proferite con impaccio. Senza nemmeno metterci l’intenzione, possiede anche la capacità di intuire i pensieri di Anna e riconoscerne l’anima sensibile. Così per Anna, con l’arrivo del giovane in casa, si apre davvero un altro mondo, fatto di sintonia e comprensione tra le persone.
Un romanzo inglese: contro le convenzioni
A Un romanzo inglese viene ricondotto l’esplicito riferimento alla questione della maternità, e a ragione. Dalle parole scritte dall’autrice, possiamo accorgerci dei sentimenti discordanti nutriti da Anna nei confronti di Jack, e senza alcuna possibilità di fraintendimento. Il bambino è il polo verso cui convergono tutte le attenzioni e l’impulso ad averne cura, ma nello stesso tempo è la ragione d’esser di un forte senso di repulsione. Venuto alla luce nei consueti dolori del parto, il piccolo è pur sempre responsabile dell’allontanamento di Anna dalle attività che la facevano sentire più viva: la lettura, lo studio.
Benché la famiglia Whig sia a tutti gli effetti borghese, Anna nel suo animo è curiosa, attenta a tutto: si interroga, pensa, mette in discussione se stessa e il mondo che la circonda. Non è una donna qualsiasi; la vicinanza di George, che le è affine, non fa che rendere più evidente la differenza tra Anna e suo marito Edward, tra Edward e George, nonché tra Jack com’è con George e com’è con il padre.
Grazie alla sua giovane età e al suo temperamento, George diventa per Anna una sorta di metro di paragone. La vicenda prende luogo negli anni della Grande Guerra, un dramma che colpisce pesantemente la popolazione civile. A primo impatto, George non può non ricordare alla donna il giovane cugino, partito per prestare servizio in trincea e mai più tornato. Sopra ogni altra cosa, il baby-sitter svela la più completa inadeguatezza di Edward affianco alla moglie.
Qui arriviamo alla questione che più ha catturato la mia attenzione: ho tanto apprezzato George quanto profondamente disprezzato Edward e il genere di uomo che incarna. Cito il testo:
Anna lo aveva intimidito al primo sguardo, in occasione di una cena in onore dell’etica professionale e della fratellanza tra i popoli, principi ispiratori di un club americano che stava prendendo piede in Inghilterra. La sua bellezza, la sua energia. Era seduta alla sua sinistra e gli aveva parlato di Moll Flanders* dall’inizio della serata. Conosceva a malapena Daniel Defoe e si era limitato a ripetere ciò che altri avevano detto di lui. Sapeva che avrebbe sposato Anna, o almeno se l’era messo in testa. Era tutto quello che cercava. Aveva ceduto al suo fascino: sposare quella donna sarebbe stato come avere al polso un orologio di lusso.
Edward è un uomo mediocre travestito da gentleman. Scarsamente colto, non conosce che i suoi orologi, tanto che Anna, nelle sue immaginazioni, non può che essere un accessorio da sfoggiare. Ed ella gli cede, nonostante sia lei stessa, per la sua supremazia intellettuale, a metter in soggezione Edward fin da subito. Da parte sua, egli è forte di una mentalità antiquata e maschilista, in cui ciò che conta è che tutto vada secondo i piani del pater familias. Arrogante e pieno di sicumera, si accontenta di ripetere esattamente il sentito dire – quel che legge, nel caso sia il Times – senza mai farsi una propria idea sulle cose. Vive di poche e minime certezze, non sente in alcun modo il desiderio di interrompere la routine, fare un salto di qualità, porsi qualche domanda e tentare di dare una risposta.
Non c’è da stupirsi, dunque, se l’epilogo della storia è drammatico e denso di significato. E ora non accenno a rivelarlo: ti rovinerei il gusto della lettura. Chiudo qui e spero di aver suscitato in te un po’ di curiosità verso il libro di Stéphanie Hochet. A presto!
*nel testo sono presenti diversi rimandi letterari; oltre a Daniel Defoe, viene nominato anche D. H. Lawrence.
Ordinato su Amazon! Non vedo l’ora di riceverlo perché mi hai catturata dalle prime righe e sento che questa sarà una lettura interessantissima!
Sì, però drammatica e lo sottolineo.
Sicuro il tuo scritto è convincente, io purtroppo ho sempre avuto difficoltà nel leggere queste tematiche. Per miei limiti ci mancherebbe. Però è un periodo che sto cercando di riavvicinarmi ai libri visto che li ho trascurati un pò. Detto ciò grazie per il consiglio!
È giusto che ognuno legga i libri che sente di approcciare in quel momento specifico della vita. Se desideri consigli su libri di altro tenere, chiedi pure ^_^