Oggi desidero parlarti di un libro che NEO. Edizioni ha pubblicato proprio di recente: La madre di Eva, romanzo di Silvia Ferreri. E un libro che ho voluto leggere d’impulso, per la tematica che tocca: l’identità di genere. Mi accosto a condividere con te il mio pensiero sul libro, consapevole del fatto che l’argomento è estremamente “caldo”, complesso, forse non adatto a tutti.
La madre di Eva, Silvia Ferreri
La madre di Eva: il romanzo
Chi è la madre di Eva? La mamma di una ragazza che ha deciso di cambiare sesso, a 18 anni. Eva lo ha desiderato da sempre, con tutte le sue forze, tanto da decidere di sottoporsi all’intervento chirurgico in Serbia. Sua madre l’accompagna fino a Belgrado, dove grazie a qualche colpo di bisturi Eva può finalmente essere un uomo nuovo: Alessandro.
La madre di Eva racconta questo percorso doloroso emotivamente e fisicamente verso il definitivo cambiamento di Eva, esclusivamente dal punto di vista di sua madre.
Riflessioni sul libro La madre di Eva
Ho letto La madre di Eva in pochi giorni, attirata da questo fiume di ricordi, pensieri e narrazioni che provengono dalla voce della mamma di Eva.
Il romanzo di Silvia Ferreri racconta ogni aspetto della vicenda dal punto di vista materno, senza dubbio una prospettiva non indifferente. Non c’è quindi assolutamente da aspettarsi la visione delle cose di Eva, la persona che desidera cambiare sesso. La madre di Eva è un libro molto denso e concentrato, si potrebbe davvero parlarne – quindi scriverne – per ore.
Al di là della tematica specifica, che è davvero scottante e spacca spesso in due l’opinione pubblica, in realtà tocca argomenti più ampi, come il senso di maternità e il rapporto madre/figli. Non a caso, la madre di Eva fa spesso riferimento al rapporto con i propri genitori, instradandoci verso la questione dell’educazione di genere.
Sta di fatto, si comprende chiaramente che il “disturbo” di Eva è considerato un vero e proprio dramma, una maledizione. La percezione di sua madre è chiara: si sente colpevole di aver messo al mondo una figlia che si sente sbagliata. Questa idea, ricorrente in tutto il romanzo, è proprio quel che più mi ha colpito maggiormente.
La madre di Eva racconta il percorso step by step che va intrapreso dalla persona che vuole cambiare sesso: si inizia con il blocco del ciclo – quando si tratta di femmine -, si passa poi al trattamento ormonale e infine all’operazione. In verità, questi riferimenti sono sintetici, spesso crudi, non credo affatto che costituiscano il focus del libro. Piuttosto, tutto ruota attorno ai pensieri e alle sensazioni della madre di Eva, costantemente afflitta da un forte senso di colpa e inadeguatezza.
Non sono madre, né tanto meno ho desiderato essere maschio, per cui è logicamente corretto dire che non posso in alcun modo immedesimarmi in nessuna delle due parti. Premesso ciò, devo ammettere che ho trovato spesso irritante e ingombrante questo senso di colpa materno, naturale quanto irrazionale.
Cosa decide una madre di suo figlio, quando lo ha in gestazione? Se una donna si è comportata in modo impeccabile nel corso della gravidanza (no alcool, no fumo e via così), ella può sentirsi responsabile della nascita di un figlio sano o malato, abile o inabile, maschio o femmina? È davvero sensato parlare in termini di merito o colpa?
Sono queste le domande che più di frequente mi sono posta, mentre leggevo La madre di Eva. Ogni volta mi sono data una risposta negativa a questi interrogativi. Ogni volta ho pensato che dimentichiamo che tante cose non dipendono dalla nostra volontà, che essere genitori non è di certo semplice, ma non ci rende i veri creatori di altri esseri umani. Al massimo, da madri e padri, non siamo altro che un mezzo attraverso il quale la Vita ha continuato il suo corso.
Ora che ho concluso con le mie osservazioni sul libro, sono curiosa di sapere se vorrai legger La madre di Eva o cosa ne hai pensato, se lo hai già letto. Ti aspetto nei commenti. A presto!
Bruna Athena