Germania, Germania è l’opera allucinata dello scrittore uruguaiano Felipe Polleri, portata in Italia dalla casa editrice Arcoiris di Salerno.
Oggi provo a scrivere la recensione di Germania, Germania, un libro che in Italia è stato pubblicato pochi mesi fa dalla casa editrice Arcoiris. L’ho ricevuto a dicembre, durante Più Libri Più Liberi, e non vedevo l’ora di leggerlo. Ne ho divorato quasi la metà in treno, totalmente risucchiata dal vortice di visioni all’inchiostro sanguinolento partorito dalla mente creativa di Felipe Polleri.
Germania, Germania
Germania, Germania, di Felipe Polleri: come è arrivato in Italia
Non conoscevo Felipe Polleri; piuttosto, chi mi conosce sa bene che ho un debole molto particolare per la letteratura sudamericana. Quando sul finire del 2015 mi proposero di partecipare al progetto di crowdfunding, aderii all’iniziativa con molto piacere. La casa editrice Arcoiris aveva avviato la campagna su Produzioni dal basso, infatti: siamo stati davvero in tanti a volere che Germania, Germania approdasse in Italia. Direttamente dalle mani di Loris Tassi, che è stato il traduttore dell’opera, ho ricevuto questo piccolo libro: la cosa più attraente e terrificante che abbia mai letto fino ad ora.
Recensione di Germania, Germania
Non me la sento di parlare di recensione, perché Germania, Germania è qualcosa di unico. Si tratta di uno scritto che va ben oltre il romanzo e il racconto. Si articola in tre parti, ognuna corrispondente a un personaggio a suo modo tremendo, violento, mostruoso e angosciante.
Germania, Germania è una sequenza groviglio di immagini. È un susseguirsi di visioni che hanno il sapore ferroso del sangue e della terra “color merda“, calpestata dagli uomini di Potere, dai nazisti e dagli ebrei, dalle persone normali, infine da quegli esseri assolutamente a-normali come solo gli scrittori possono essere.
Noi scrittori, soprattutto se abbiamo qualche rotella fuori posto, siamo soliti raccontare gli episodi più insignificanti della nostra vita, tanto più se questa è di per sé monotona e noiosa. Una vita intera passata a tracciare letterine minuscole su un foglietto di carta, chiusi in una stanza con le pareti coperte di macchi d’inchiostro in cui ci ostiniamo a vedere schizzi di sangue anneriti dal tempo.
L’elemento sanguigno è una costante dei tre racconti Christopher, Parsifal ed Antoine. La violenza si esprime in delitti efferati, soprusi e stupri nelle strade delle città, nei lager. Il riferimento al nazismo è esplicito e presente in particolar modo nelle prime due parti di Germania, Germania, ma viene a perdersi in Antoine. Come dicevo, la narrazione di Felipe Polleri è un succedersi non lineare di immagini. Nonostante vi siano chiare indicazioni geografiche e temporali, spazio e tempo sono indefiniti.
Felipe Polleri ti trascina all’interno di una densa mescolanza di stati di lucidità e angoscia, aggressività estrema e delirio. Germania, Germania è risucchiante e ti attira a sé, nonostante possa sembrarti disturbante e nauseante.
Penso che il filo conduttore del discorso allucinato di Felipe Polleri riguardi la contrapposizione tra forme di potere e genio creativo. Il nazismo è l’espressione più feroce e vicina a noi – a noi di questo tempo – del potere che sottomette le vite dei “normali”. Fa della regola il suo punto di forza, dell’organizzazione estrema lo strumento prediletto di controllo. Sovversive e direi quasi anarchiche, le menti geniali esistono per infrangere la regola e svelare l’autentica natura umana, essenzialmente perversa. Sono menti lucide e deliranti, profondamente depravate, che muoiono dalla voglia di svelare il segreto della natura umana, scrivendolo col sangue. Passando da momenti di razionalità acuta ad attimi di autentica follia, ricordano l’invenzione letteraria di Robert Louis Stevenson: sono narratori in costante sdoppiamento di personalità.
Uno scrittore è un uccello invisibile che vola di casa in casa per studiare (e annotare) l’infinite perversità degli esseri umani, o dei loro doppi o impostori o replicanti o androidi. Per questo tutti ci odiano. Ci perseguitano. Ci picchiano. Ci rinchiudono.
Antoine è il racconto che introduce un altro mezzo al servizio del potere: la macchina. Forse dovrei correggermi e parlare di “riduzione a macchina”. In questo terzo racconto scritto da Felipe Polleri, l’essere umano è fatto a pezzi, è smontabile, costituito da tante piccole parti isolabili da tutto il resto: riduzionismo estremo.
La macchina non è il cyborg, l’intelligenza artificiale a cui oggi noi siamo soliti pensare, a volte figurandoci un futuro a tratti distopico, in cui i robot lotteranno contro noi umani per la conquista del potere. L’elemento macchinico a cui si far riferimento non è materiale ed è molto più subdolo: è il meccanismo morale, emotivo, psicologico che alla lunga ti convince che sei malato, ti fa piombare nell’angoscia e ti estranea dal mondo. In altre parole, è quello strumento con cui il Potere ti costringe ad ammettere che hai un problema: sei schizofrenico, sei depresso.
Il riscaldamento globale non dipende dalle fabbriche di cioccolatini o caramelle, e neppure da tutte le altre frottole con cui cercano di nascondere che l’Apocalisse sarà causata, tra vent’anni, dalla grande nube di veleno invisibile prodotta dalla fabbricazione di quelle schifosissime macchine. Il petrolio è una barzelletta se lo paragoniamo alla Macchina dell’Angoscia, alla Macchina della Blesità, eccetera, eccetera.
Non ho potuto fare a meno di pensare a Philip Dick, di cui ho letto qualche anno fa We Can Built You, tradotto in italiano col titolo L’androide Abramo Lincoln. Ricordi Blade Runner – film o libro, fa lo stesso? Per riconoscere un essere umano da un replicante bisogna ricorrere a un test. In We Can Built You un test stabilisce se un essere umano, in futuro, sarà depresso o schizofrenico; guarda un po’, in tanti finiscono per prevenzione nei centri di cura, in cui vengono aiutati a restare le persone sane che oggi di fatto sono…
Inquietante e profondo Philip Dick; inquietante e affascinante Felipe Polleri, la cui opera contiene tanti rimandi a personalità del mondo della letteratura, ma non solo: credo ci sia anche Jack lo Squartatore, in verità.
Germania, Germania è una delle cose più strane e agghiaccianti che abbia mai letto. Ringrazio la casa editrice Arcoiris e tutte le persone che hanno contribuito a portarlo in Italia. Detto questo, spero che la mia pseudo recensione ti abbia incuriosito. A presto!
Bruna Athena