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Il profumo, Patrick Süskind

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Il profumo, Patrick Süskind: storia di Jean-Baptiste e della sua ricerca del profumo perfetto.

Il profumo di Patrick Süskind è un libro molto conosciuto, di cui ho già scritto una volta. È probabile che abbia pubblicato una nota sulla mia pagina Facebook, tanto tempo fa, quando ancora non esisteva il blog.

Non ho idea di quale sia il significa di Il profumo, ma ripensavo a questo romanzo e a quanto mi piaccia, nonostante sia surreale e decisamente truculento. Immagino che sia da considerare uno di quei libri che divide in due il pubblico: per una parte di esso è bellissimo, per l’altra è nauseante – immagino il classico e striminzito commento da gruppo Facebook: “Orribile libro!”

In ogni caso, scrivo un commento del libro di Patrick Süskind, nel tentativo di darne una interpretazione personale. Detesto chi fa spoiler, per cui avviso il lettore che non ha mai letto Il profumo che da questo momento in poi spoilero abbastanza.

Jean-Baptiste, assassino in cerca d’amore

Il profumo m’è piaciuto tanto e visceralmente. È la storia di un assassino freddo, intelligente, inumano; è la storia di una persona alla ricerca dell’umanità, mai di fatto posseduta, se non biologicamente, e dell’amore mai ricevuto e mai dato.

Jean-Baptiste viene al mondo in totale mancanza di effetto e in totale presenza di odori. Nasce nel luogo più puzzolente e lercio del globo terrestre: un mercato di Parigi.

Sua madre lo abbandona, convinta di aver partorito l’ennesimo figlio morto. Jean-Baptiste è vivo e fin da subito è una maledizione per chi ha a che fare con lui. Dicevo, nato in assenza di amore e presenza di profumi, il nostro futuro assassino non conosce i sentimenti, ma conosce l’odore di ogni cosa che esiste sulla terra.

Jean-Baptiste è inumano e sovra umano: un paradosso. Le sue capacità sensoriali sono più sviluppate di qualsiasi altro suo simile. D’altra parte, privo com’è di qualsiasi forma di affezione, non è nemmeno paragonabile a un animale.

Con pazienza e tenacia fuori del comune, Jean-Baptiste realizza un piano meraviglioso e terribile. L’uomo con l’olfatto più sviluppato al mondo, vuole creare il profumo più bello che esista: il profumo dell’amore.

L’amore ti mangia

Strano a dirsi, Jean-Baptiste riconosce il profumo dell’amore e lo trova sulla più bella fanciulla del paese. Diventa un assassino abile e calcolatore, al quale non sfugge nessuna ragazza che sia in grado di rubare il cuore di un uomo. Jean-Baptiste crea il profumo perfetto, l’essenza celestiale in grado di attirare su di lui attenzione e affetto. Quando si scopre che è lui l’assassino delle donzelle, gli basta una goccia di quel profumo per avere salva la vita: tutta la città si innamora di lui, compresi il boia, i giudici, le famiglie delle ragazze assassinate.

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Una grande orgia si consuma sotto agli occhi di Jean-Baptiste, che presto si accorge che quando passa la passione, passa via ogni cosa. Tutto torna come prima, come se nulla fosse accaduto: nessuno si ricorda dell’assassino, la suora finge di non aver amoreggiato con il fattore, il padre di famiglia fa finta di non aver goduto con la moglie del fabbro.

Jean-Baptiste è deluso: continua a essere ignorato e ignora cosa sia l’amore, di cui intuisce, ora, solo il potere che possiede di ingannare gli uomini. Capisce che è cosa effimera.

Ma egli è pur sempre un paradosso in carne ossa: pur non conoscendo i sentimenti, comprende che la sola fine degna ,per un essere che per una vita intera ha cercato amore, è farsi fagocitare da questo sentimento labile e devastante.

Jean-Baptiste pone fine alla sua vita in modo orribile e truculento, ma esemplare. Sparge su di sé ogni goccia del profumo, lascia che le persone lo amino alla follia e vengano prese dall’irrefrenabile desiderio di mangiarlo. Così finisce, Jean-Baptiste: mangiato vivo dall’amore. Direi che si tratta di un epilogo “eucaristico”, a tutti gli effetti.

Non esiste una ragione per cui non debba adorare questa storia folle, eccessiva in ogni suo aspetto. Alla prossima,

Bruna Athena

 

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