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Lettera a Wislawa Szymborska

wislawa szymborska

Cara Wislawa,

devo ringraziare il mio generico interesse per gli autori che hanno vinto il Premio Nobel, che mi ha permesso di conoscerti. Del resto, non ti conosceva quasi nessuno prima che vincessi il premio nel 1996. Facendo due conti, avevo 11 anni. L’incontro con te è avvenuto molti anni dopo.

Mi incuriosiscono i dibattiti spesso sterili che nascono non appena un autore sconosciuto vince un notissimo premio letterario. Non trovi che i lettori siano dei grandi presuntuosi? Pare che se loro non conoscano delle opere è perché, evidentemente, queste opere non debbano poi essere così tanto interessanti. Tirano in ballo la politica e i complotti.

Che facciano le loro ipotesi, io preferisco aprire un libro e poter dire se quel che leggo mi piace oppure no, se mi emoziona o meno. Mi sono limitata a far questo con te, aprendo un libro di tue poesie. Per la poesia è solo questo: niente su cui riflettere, fino a quando le parole non mi portano naturalmente a sentire e riflettere. Possono anche non dirmi nulla: è esclusivamente questo che mi fa dire se apprezzo una poesia.

Le tue poesie sono eterogenee. A volte sembra di legger filastrocche, altre volte sembra di trovarsi davanti ad un brano in prosa. Mi piace come parli dell’amore, ma soprattutto mi piace quando rifletti sulla vita. Tocchi temi a me cari: il fluire dell’esistenza, dei momenti unici della nostra vita, mai uguali; l’amore che rende bello chi lo riceve; l’infelicità che forse a volte così triste non è.

Non amo leggere un libro di poesie e concluderlo tutto in una volta. Preferisco sentire le poesie poco a poco, svegliarmi una mattina e decide se leggere o meno. Sì, credo che una mattina mi verrà voglia di leggerti ancora.

Ciao Winslawa!

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