Il romanzo di Rodrigo Hasbun è breve e denso come il piombo. Andarsene è un coro di voci: urlano amore e chiedono comprensione, si spengono nella solitudine e nel ricordo.
Talvolta mi serve leggere molto per capire quanto può donarmi un romanzo, mentre altre volte mi basta leggere qualche paginetta per capire che non ho scampo: verrò rapita, risucchiata da voci umane che sentirò per giorni, a lettura terminata.
La casa editrice Sur ha l’abitudine di rendere disponibile le prime pagine di un nuovo romanzo: le leggi, scegli se acquistare il libro o meno. Credo che tu abbia già capito cosa intendo dire: non ci ho pensato sopra due volte prima di acquistare Andarsene.
Andarsene, tra il Nord Europa e il Sud America
La trama di Andarsene mi ha colpito fin da subito, perché mi attraggono quelle storie in cui si viaggia nel mondo. Beh, pur sempre viaggiatrice incallita sono! Leggo di Monaco di Baviera e di Bolivia: mi eccito all’istante. Una famiglia tedesca, nell’immediato secondo dopoguerra, lascia la Germania per recarsi in Bolivia e restarci. Lo scopo di Hans Ertl è quello di allontanarsi dalla patria, nella quale non si sente più a proprio agio, e di andare alla scoperta dei resti di una antica città. Questo cambiamento non scuote particolarmente Hans, bensì si ripercuote sulla moglie e le sue figlie. Da quel momento in poi la vita di ognuno di loro inizia a prendere una piega ben precisa: tutti vanno incontro al proprio destino, più o meno triste che sia.
Andarsene è un piacere doloroso
Andarsene è un concentrato. Non è da tutti riuscire a scrivere una storia tanto breve senza dare l’impressione di non aver raccontato bene i personaggi o di aver tralasciato momenti importanti della storia.
( Già, come se le storie fossero vere, già note: noi lettori ci sentiamo in dovere anche di dire se manca un pezzo o pure meno)
In ogni caso, Andarsene non mi ha trasmesso affatto questa sensazione di incompletezza e mi è sembrato quasi assurdo che in 120 pagine potessi conoscere così distintamente i pensieri e il carattere di ogni personaggio. Hans ad Heidi, Trixi a Monika: quando chiudi il libro li conosci benissimo e sai cosa fanno, dove sono, cosa pensano.
Ho terminato Andarsene con un certo senso di agitazione, che non mi pare il caso stia a spiegare: sarei a rischio spoiler e non mi va affatto. Sono stata colpita da Aurelia e dalla sua solitudine; mi ha irritato Hans, così profondamente egoista; Heidi mi ha lasciato indifferente; Monika, una mina vagante, mi ha messo addosso un forte senso di inquietudine e frustrazione.
Le voci, le anime, le carni di questo romanzo di Rodrigo Hasbun anelano strenuamente al loro oggetto del desiderio: affetto, compagnia, amore, comprensione, giustizia.
Ho concluso la lettura pochi giorni fa e continuo a ripensare ad alcune fasi lette, a tremende immagini: credo non scompariranno facilmente dalla mia mente.
Arrivata a questo punto, mi sembra quasi superfluo consigliare la lettura di Andarsene. Ovvio che lo consigli! D’altra parte non siamo tutti uguali, né tutti accordiamo ad una storia di prenderci così.
Lasciare che un romanzo mi coinvolga emotivamente è un doloroso piacere di cui non posso fare a meno. Se ama concederti questa forma di piacere, leggi Andarsene.
Alla prossima lettura,
Bruna Athena
Sembra bello! Non lo conoscevo 🙂 Grazie per la recensione 🙂
Ciao Valentina, grazie! È duro, ma lo consiglio!
anche a me è piaciuto tanto… come si suol dire breve ma intenso!
Esatto Federica! Breve, intenso e senza sembrare “abbozzato”. Grazie per essere passata di qui 😀