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La figlia sbagliata, Raffaella Romagnolo

la figlia sbagliata recensione

La figlia sbagliata, è il romanzo di Raffaella Romagnolo, pubblicato dalla case editrice Frassinelli e candidato al Premio Strega 2016.

Un libro che mi attirava tanto per quelle poche righe che ne puoi leggere nelle descrizioni e che prometteva una storia triste, come quelle che piacciono a me. In effetti così è, perché La figlia sbagliata racconta di sogni realizzabili lasciati scappare e di ragionevoli progetti mai realizzati.

La storia de La figlia sbagliata

La figlia sbagliata prende inizio dal giorno in cui Pietro, marito di Ines, lascia questo mondo. Da quel momento in poi la mente di Ines inizia a vagare nel passato e nei ricordi, i più vivi. Sono momenti di vita trascorsa, che da Ines vengono cristallizzati in schizzi fatti a matita. Questo però avviene solo alla fine, quando ormai l’anziana donna prende coscienza di ciò che realmente è stata la sua vita e i suoi quarant’anni di matrimonio con Pietro. Ines è stata una madre perfetta, severa, attenta a tutto: così crede di esser stata. I suoi occhi sono sempre stati tutti per Vittorio, il figlio prediletto; il suo disappunto tutto dedicato a sua figlia Riccarda la strana, quella sbagliata. La vita di Ines, da moglie e da madre, non è stata altro che conseguenza di una scelta di vita ben precisa, che ha sacrificato ogni pizzico di passione sull’altare di una presunta perfezione da raggiungere. Perfezione soffocante, psicotica, che si frantuma le ossa sugli scogli.

La figlia sbagliata: considerazioni molto molto personali

Ero molto entusiasta quando ho acquistato La figlia sbagliata, ma dopo un po’ il mio entusiasmo è andato scemando. In verità, tutto il mio percorso di lettura è stato come essere su di un’altalena. Un sali e scendi fatto di irritazione, rabbia, comprensione, speranza e delusione. Per un bel po’ di pagine non sono riuscita ad entrare nella storia e a comprenderne le dinamiche. Poi s’è fatta chiarezza e così ho iniziato ad intuire quanto fosse drammatica la storia di Vittorio. Veramente avevo quasi già capito tutto: caratteristica che a volte, nella vita, è un vantaggio e a volte non lo è.

Per Ines non ho provato pietà alcuna e, in fin dei conti, nemmeno poi tanta per Pietro. Pietro, infatti, non è altro che una persona semplice, che realmente non ha preteso molto dalla vita: gli basta portare a casa lo stipendio, fare quel minimo che ci si può aspettare da un padre. Pietro è autentico nella sua essenzialità, tuttavia è molto codardo: fugge sempre, se non può fuggire infila la testa sotto la sabbia. Riccarda è l’unica che si salva, pagandone ben tristi conseguenze: la madre non l’ama.

Ines è inqualificabile e l’ho odiata profondamente. Si può desiderare la morte di un personaggio letterario? Credo di sì! Così lo ammetto: speravo le venisse un colpo. Questa sua ricerca di una perfezione che per me non ha nulla di umano è incondivisibile.

Non è che non approvi il desiderio di essere brillanti: è diritto di tutti dare il meglio di sé, se non un dovere – come appunto dice la parabola dei talenti. Fa parte però della maturità e della ragionevolezza stessa – e sembra quasi un paradosso – poter ammettere i fallimenti, delle deviazioni, energia spesa per ciò che ci piace, compiere imprese quasi folli…che vita è quella fatta solo ed esclusivamente di doveri e di sacrifici? Ines è una maledetta manipolatrice e una pessima madre. Sono severa? No, è lei che ha peccato di troppa severità verso sé stessa: ha perso l’amore e ha perso i figli, eppure la possibilità di vedere l’opera che aveva davvero messo su l’ha avuta. Negli ultimi capitoli, la verità le viene gettata in faccia da Riccarda con crudeltà, ma riesce a battere la figlia “sbagliata” anche in questo. Cosa c’è di più crudele e contro natura di una madre che pensa che è andato via il figlio sbagliato?

Questo romanzo per me è stato di alti e bassi, forse è per questo che non sono riuscita ad essere abbastanza distaccata. Al contrario, ha infine tirato fuori il lato rabbioso di me lettrice. I libri fanno anche questo e quando ci riescono, al di là di tutto, non posso non dire che non li hai apprezzati. All’inizio temevo mi deludesse, ma in conclusione La figlia sbagliata mi ha colpito tantissimo. Alla prossima,

Bruna Athena

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