Home » Libri » Letteratura italiana » Le streghe di Lenzavacche, Simona Lo Iacono

Le streghe di Lenzavacche, Simona Lo Iacono

le streghe di lenzavacche candidato al premio strega 2016

Le streghe di Lenzavacche, romanzo di Simona Lo Iacono, è tra i 12 candidati al Premio Strega 2016. Un viaggio in Sicilia, dal XVII secolo ai giorni del regime fascista, tra amori incontrastati, libri, erbe e profezie, i sorrisi di Felice.

Ciao lettore! Forse non sai che sto partecipando alla maratona chiamata #Stregathon, un’iniziativa di Diana autrice di Non riesco a saziarmi di libri. Non appena abbiamo saputo i candidati al Premio Strega 2016 ci siamo industriati a procurarci e leggere i libri che gareggiano. Ho preferito attendere la lista dei 12, resa pubblica il 14 aprile. Il primo libro che ho scelto di leggere è stato Le streghe di Lenzavacche, di Simona Lo Iacono e pubblicato da E/O.

Le streghe di Lenzavacche: la trama

La trama di Le streghe di Lenzavacche è molto semplice. Lenzavacche è un piccolo paesino della Sicilia, dove le persone sono umili, ma bigotte ed ignoranti. In una casa isolata, Rosalba e Tilde trascorrono il loro tempo tra letture ed erbe medicamentose, a commemorare le loro antenate. In quella stessa casa è da secoli che vivono donne reiette, abbandonate e senza arte né parte; sono le ave di Rosalba e Tilde, che con l’aiuto di Deodata danno vita ad una comunità che vive pacificamente e nel rispetto della religione. Nonostante questo, la ferocia degli abitanti di Lenzavacche si scatena su di loro. D’altro canto, la gente del paese nella sostanza non muta: le persone di questo piccolo centro restano maligne e sguazzano felici nella propria ignoranza. In questo contesto arriva il giovane maestro Alfredo, che desidera insegnare ai piccoli figli dei contadini l’importanza dei libri, della libertà e dell’immaginazione. Il sogno d’Alfredo si scontra con la realtà fascista degli anni ’30, ma incontra terreno fertile per realizzarsi in Felice, il figlio dell’odierna Rosalba. Ritardato, incapace di reggersi all’impiedi, tutto storto e abile a comunicare solo con gli sputi, Felice è davvero felice come una pasqua al pensiero di poter andare a scuola.

E allora penso che dobbiamo sembrarti tanti mostri, Felice, con le nostre apparenze, con quell’arroganza che ignora la fine, con quell’illusione di eternità che ci rende futili e senza pace, o con quella pretesa di sapere cosa accadrà domani.

Le streghe di Lenzavacche: il canto delle streghe e dei reietti

Posso senza ombra di dubbio definire il romanzo di Simona Lo Iacono un esempio di realismo magico italiano. La storia di Felice e Rosalba è già tutta scritta in una profezia, una visione antica che nasce dal desiderio di avere giustizia. La nascita di Felice, un bimbo ritardato e che Lenzavacche guarda come fosse un mostro, il frutto di un grave peccato, arriva nell’Italia fascista a riscattare tutte le “streghe”. Felice, con la sua gioia che non si arresta davanti a nulla, rende giustizia a tutte le donne maltrattate e processate, a tutte le madri abbandonate e reiette, a tutti i “diversi” rifiutati dalla comunità.

Perché m’è piaciuto Le streghe di Lenzavacche

Prima di tutto, ho apprezzato lo stile. La scrittura è scorrevole, le immagini sono realistiche ed evocative allo stesso tempo. Quando si cerca di essere il più possibile con i piedi per terra, le “profezie” sembrano baggianate. D’altra parte, qualcuno di noi sognatori un po’ cinici sente il bisogno di credere che esista la possibilità di avere un riscatto, giustizia per il sangue versato senza colpa; nutre la necessità di credere in anime affini che si cercano senza perdere la speranza, in amori che vincono il tempo, destinati a consumarsi prima o poi.

Ho apprezzato le dicotomie di queste romanzo, che oppone la fantasia e la libertà delle persone di cuore al rigore e alla disciplina dei falsi religiosi e dei fascisti; la fedeltà di anime “sposate” non per formalità, profondamente unite in carne e spirito, contro l’infedeltà costante delle ginocchia che vanno a poggiarsi nei confessionali; il semplice amore per i libri, che cozza contro la beata indifferenza di chi ha troppo da fare per dedicare qualche minuto alle storie.

Al che ho capito che ogni volta che una donna sarà madre a dispetto del mondo, e racconterà storie vincendo la morte, la streghe torneranno, cara zia, ancora e ancora, con tenacia e compassione. E anche tu, sferruzzando coperte e scrivendo testamenti, continuerai ad assisterle con la tua benevolenza. Perciò, adesso che tutto è avvenuto come tu avevi predetto, chiudi questo libro, accarezza la strega che lo ha scritto, e torna dalle affratellate tue.

Le streghe di Lenzavacche è la storia di Rosalba e Felice, ma è anche un romanzo corale, ossia il racconto di tutte quelle voci mai ascoltate, strozzate dalla violenza e dall’incomprensione.

Spero che la recensione di Le streghe di Lenzavacche ti sia piaciuta! Al prossimo candidato al Premio Strega 2016,

Bruna Athena

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.