Cara Emily,
ti scrivo per scusarmi con te: ho iniziato a leggerti troppo tardi. Meglio ora che mai, comunque. Purtroppo la rete fa i suoi guai: diffonde così tanto e così a sproposito versi e citazioni, che te la fa un po’ passare la voglia di approfondire oltre.
Per fortuna ho sentito la voglia di leggere le tue poesie e finalmente ho capito chi sei stata, Emily. Sei stata una donna di una sensibilità più unica che rara: non mi stupirei se si scoprisse, un giorno, che eri in grado di leggere nel pensiero. Anche rinchiusa nella tua piccola camera, quella in cui hanno trovato le tue mille poesie saresti in grado di sapere cosa pensano là fuori.
Mi piace che tu abbia cantato dell’amore, della bellezza, dell’animo umano e del vivere in società. Mi appari come un essere eccezionale, che non ha bisogno di stare tra i suoi simili per vivere bene. Non so cosa possa aver spinto una persona come te amante della natura a segregarsi in casa: io non ci riuscirei. Evidentemente hai avuto molta più immaginazione di me; forse ad occhi chiusi sei stata in grado di vedere tutto il mondo che non hai mai conosciuto e sei riuscita a far ritornare alla mente ogni ricordo. Come è possibile, altrimenti, scrivere pensieri tanto profondi e di così grande sensibilità senza richiamare immagini, suoni e colori che hai scelto di non percepire più con i tuoi stessi sensi?
Sei rimasta sola, hai voluto stare da sola: non avrebbe potuto amarti che un’anima altrettanto solitaria e dallo spirito fantasioso molto potente. Sei stata uno scrigno pieno di gioielli: ermetica e ricca.
Quando si leggono le tue poesie non si resta mai delusi: c’è sempre qualcosa che prima o poi fa breccia nel cuore. Hai sempre qualcosa da comunicare. Tutti dovrebbero leggerti, donne e uomini. Persone superficiali e persone non superficiali, gente intristita e gente allegra, amanti e disamorati. Avrebbero dovuto farti patrimonio Unesco perché appartieni e sei vicina a tutti.
Con affetto,
Bruna Athena
trovo belissimo e appassionato il tuo commento che ha anche il grande pregio di essere ben scritto
mi dispiace, quindi,non condividerne il contenuto poiché io non riesco ad amare la Dickinson e la sua visione del mondo che fa realtà dell irreale
forse, contrariamente a te,lho letta troppo presto e non ne ho colto la sensibilità ma solo il disagio esistenziale
Ciao Ilaria! C’è da dire che non è sempre allegra, questo è vero. Ha scritto così tanto che è sempre possibile qualche sfumatura positiva. Riprova a leggerla, se ti va, e ci farai sapere cosa ne pensi: dopo tanto tempo le impressioni possono cambiare! Buona giornata!