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Lettera ad Harper Lee

lettera ad harper lee

Ciao Harper,

ci hai lasciati da poco e il mondo dei lettori è sconvolto. In tantissimi hanno adorato To Kill a Mockingbird (Il buio oltre la siepe), ma io non faccio parte di questi. Non rientro di certo nel gruppo ristretto di chi ti disprezza, per carità. Sei stata abilissima: non è semplice rientrare nella testa di una bambina e parlare del mondo circostante con i suoi occhi, senza tradirsi mai.

Il punto, almeno per me, è proprio questo: hanno fatto di un romanzo di formazione un romanzo sul razzismo. Non mi fa problemi affermarlo: è colpa dei soliti buonisti. O per meglio dire, i soliti che non appena si parla di tematica sociale vanno in orgasmo e quanto più è drammatica la vicenda meglio è, così poi s’inneggia al fenomeno letterario. Per me è no.

No, perché il bello di To Kill a Mockingbird sono Scout e il modo in cui sei riuscita a raccontare la schifosa società – indubbiamente razzista – americana degli anni Cinquanta con i suoi occhi. Società che meno di venti anni dopo è tale e quale, con la sola differenza che Atticus è razzista, di certo moderato, ma pur sempre un razzista.

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Credits Feltrinelli

Go Set a Watchman (Và, metti una sentinella) è decisamente più vicino a me e, in generale, a tutte le persone giovani che devono fare i conti con l’indipendenza. Non sto parlando dell’indipendenza economica, ma di quella dello spirito, quella della mente. Man mano che si cresce si capisce che non esistono miti, non esiste ideologia se non la propria e che non smettiamo di essere noi stessi, solo perché il nostro “mito” si rivela essere diverso da quel che credevamo. Le persone che idealizziamo hanno la loro testa e se queste sono quelle che ci vogliono più bene non smettono di volercene solo perché noi, ormai, usiamo solo ed indiscriminatamente la nostra.

Così vanno le cose: non sono mia madre, non sono mio padre, non sono il mio fidanzato e non sono la mia amica. Bruna è Bruna, Scout è Scout ed è tale a prescindere da Atticus. E non facciamo finta – i perbenisti sono campioni in questo – di non voler vedere che le argomentazioni di Atticus in Go Set a Watchman sono attualissime, si possono estendere e, nella forma, sono le stesse argomentazioni di una madre che è preoccupata – e giustamente – se nella classe del figlio c’è una banda di mascalzoni e non si studia – per esempio.

Eh no, dai!  Vogliamo per caso dire che il romanzo in cui Atticus dice come la pensa realmente è molto più profondo ed interessante del libro in cui il nero viene dichiarato colpevole e muore? Che cattiva che sono Harper! Intanto qua si inneggia alla tua grandezza, ma sarebbe stato bello leggere anche tante altre cose. Per fortuna che non mi sono fatta prendere dalla delusione per Il buio oltre la siepe e ti ho letta di nuovo! Dovevi scrivere di più e dare una lezione forte a questi idealisti della sagra. Peccato! Ciao,

Bruna

2 commenti su “Lettera ad Harper Lee”

  1. Il secondo libro parla di come un adulto deve approcciarsi a favorire la crescita di un figlio, la sua indipendenza, come tu dici. Il sacrificio di Atticus nel far spiccare il volo alla sua, fino a quel momento ancora!, bambina è una delle cose più alte e coinvolgenti che abbia mai letto.
    Purtroppo quel libro è poco più di una bozza quindi ci chiederemo per sempre a quale livello di raffinatezza sarebbe arrivata la nostra scrittrice.

    1. Bruna Athena

      Infatti! La scrittura di Harper Lee è stata notevole, in stile. Pazienza! L’ho trovato comunque un bel libro davvero. Grazie Lisa!

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