Ecco a te la recensione di Notturno cileno, di Roberto Bolaño. Pubblicata nel 2003 da Sellerio, era un’opera ormai introvabile, ma Adelphi ce la ripropone.
La prima cosa da dire in questa recensione di Notturno cileno è che questo romanzo è proprio come viene descritto in copertina: un fiume di 150 pagine – in realtà meno. Non avevo mai letto prima Roberto Bolaño, ne avevo solo sentito parlare e benissimo. Sono sempre molto attirata dagli autori sudamericani e quando ho scoperto di questa uscita Adelphi, sono stata presa subito da forte entusiasmo. Ho aperto questo piccolo gioiellino Adelphi – perché le edizioni di questa casa editrice sono dei gioiellini – non sapendo, però, esattamente a cosa sarei andata incontro.
Ho letto due terzi di Notturno cileno con l’impressione di essere, appunto, investita da un fiume in piena di parole: non esistono paragrafi e la struttura sintattica è compatta. Questo procedere quasi parossistico della narrazione, va di pari passo con la regressione frequente, di colui che narra, in stati visionari ed onirici. Per un bel po’, mi è sembrato di leggere i deliri di un folle.
Sebastián Urrutia Lacroix è un pretuncolo, un uomo che non si capisce mai da che parte davvero stia. Un po’ ignavo, Sebastián è il classico clericale studioso che non ha mai il coraggio di ammettere la sua totale ed assoluta propensione alla letteratura e alla critica: vuole fare il prete, ma non riesce a non passare il suo tempo in letture, componimenti e recensioni – anche le recensioni dei comunisti. Tutti meritano recensioni, non ti pare? Credo che questo voglia denunciare, l’autore: il regime di pura e semplice chiacchiera, nonché trastullo, in cui vivono letterati. Tutti gli altri si limitano a fare i disfattisti – ricorda un paese di mia conoscenza, o sbaglio? Sebastián lo sa bene che lo stato di cose questo è: il giovane invecchiato è l’altro se stesso – nella mia interpretazione – , che costantemente gli appare, come un’allucinazione cronica, per ricordargli quanto è stato ignavo per tutta la vita.
Il suo incontro con Ernst Jünger e Pablo Neruda avviene sempre in regime onirico. Sebastián non sogna questi avvenimenti, piuttosto li vive come se fosse in un sogno. Tutto il Cile raccontato in Notturno cileno sembra una visione: uomini di lettere, contadini, uomini d’affari, poeti e pittori, appaiono come persone di fantasia. Questo è lo smarrimento di un paese e di una cultura: lo smarrimento del Cile e dei suoi poeti.
Dopo aver attraversato questo corso denso di parole, ti “svegli” in maniera brusca e capisci che non sei mai stato in un sogno: la realtà si manifesta del figura di Augusto Pinochet.
Non immaginavo di dover scrivere nella recensione di Notturno cileno di un personaggio come il generale Augusto Pinochet, anche se è vero che il Cile non è il Cile senza il Golpe dell’11 settembre 1973. Sono affascinata da questo paese e dalla sua cultura, ma non posso dire di conoscere benissimo la sua storia: mai mi sarei aspettata di leggere queste righe:
” Secondo lei perché voglio imparare i primi rudimenti del marxismo?, domandò. Per servire meglio la patria, signore generale. Esatto, per comprendere i nemici del Cile, per sapere come la pensano, per capire fino a che punto sono disposti ad arrivare. Io lo so fino a che punto sono disposto ad arrivare, glielo assicuro. Ma voglio anche sapere fino a che punto sono disposti ad arrivare loro. Inoltre a me non fa paura studiare. Bisogna sempre essere pronti a imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Leggo e scrivo. Regolarmente. “
Queste parole mi hanno dato da pensare. Sono sempre stata dell’idea che è giusto essere informati sul proprio nemico, per combatterlo, ma la mia mente di persona contraria ad autoritarismi e vessazioni di ogni sorta non va a pensare che uno spietato generale sudamericano potesse essere un così appassionato studioso e lettore. Dopo Hannah Arendt sai che il male, spesso, è banale; ora sai che si può essere generali e dittatori istruiti e appassionati di saggi.
In effetti, è la scoperta dell’acqua calda: se gestite nell’adeguata maniera, le informazioni sono uno strumento per operare tanto in bene quanto in male. Sia chiaro che non voglio giudicare l’operato di Pinochet da un punto di vista di politica economica, perché non ne sarei in grado: quando parlo di “male” mi riferisco esclusivamente ai metodi repressivi del regime militarista di Pinochet. In altre parole, credi che i peggiori siano populisti ignoranti, poi verifichi storicamente che non è sempre così e, magari, inizi a pensare che Augusto Pinochet fosse anche una piacevole persona, con la quale parlare di tanti argomenti seri e di tanti romanzi. Poi i suoi uomini infilavano topi nella vagina delle detenute e usavano l’elettricità sui genitali maschili, però intanto Pinochet ha studiato: accipicchia! Pinochet leggeva tanti libri. E, se proprio volete saperlo, lui sapeva scrivere: dubito che avesse con sé una ciurma di comunicatori politici e copy, pronti a scrivergli ogni cosa:
“Nessuno mi ha mai aiutato, li ho scritti da solo, tre libri, uno dei quali abbastanza lungo, senza l’aiuto di nessuno, consumandomi gli occhi.”
Spero che la recensione di Notturno cileno ti abbia incuriosito e..riflettiamo!
Alla prossima!