Ciao, oggi arriva la recensione di Panorama, di Tommaso Pincio, vincitore del Premio Sinbad 2015. Pubblicato da NN Editore, ne ho sentito parlare molto, dal quale non è possibile staccarsi, mentre lo si legge. Un po’ distopico, romantico, ma assolutamente non sentimentalista, Panorama racconta la storia di Ottavio Tondi: l’unico personaggio sul pianeta che le persone vogliono veder leggere, in silenzio.
Trovavo un po’ difficile scrivere la recensione di Panorama, senza mettere nero su bianco delle banalità. Panorama è uno di quei romanzi che, in fin dei conti, comprendi facilmente, nonostante le metafore. Il romanzo di Tommaso Pincio, appunto, è sostanzialmente un calderone di sensi metaforici, più o meno dissacranti, espliciti. Nel mondo in cui opera il protagonista, Ottavio Tondi, leggere è un’attività quasi reazionaria, mentre farsi spiare in casa è qualcosa a cui le persone si abituano facilmente.
Non ci vuole molto a capire che Panorama si riferisce, in termini molto sarcastici, al mondo dell’editoria e della critica letteraria, né è un caso se Ottavio è bruttino, un po’ in sovrappeso, poco attraente: non badiamo tutti all’apparenza? Le persone leggono poco, i critici parlano bene o male di un’opera a seconda di come spira il vento. A quanti di noi fa schifo il GF? Potrei continuare, ma non ne sento la necessità: voglio dire che, ad un primo approccio, Panorama non sembra dire nulla di nuovo.
Perché Panorama ha avuto così tanto successo? Come ha fatto a vincere anche un premio? Penso che questo sia accaduto per una sua caratteristica semplice e non banale: racconta in modo nuovo, non scontato, qualcosa di già sentito. Per questo non è possibile staccarsi dalla lettura! Pensa che effetto può avere, su un lettore accanito, immaginare un accoppiamento mentre si legge! Non ci avevo mai pensato, onestamente.
Le vicende di Ottavio sono alquanto tristi, drammatiche: non ho percepito una vena di sentimentalismo, né quell’atmosfera cupa tipica delle storie di questo genere. Anzi, a suo modo Panorama m’è sembrato romantico, ed è stato un bene: è al limite del distopico e, personalmente, non sono molto fan di questo genere.
Al di là del riferimento alla spettacolarizzazione, delle idee originali che comunque contiene, credo che il senso più profondo di Panorama sia racchiuso nelle sue ultime pagine: mentre Ottavio Tondi – il nome è tutto un programma – preserva la sua forma tonda, la vita prende una piega. La vita di tutti prende una piega: talvolta ne siamo i responsabili, anche indirettamente. Fare resistenza assumendo una forma che, appunto, si oppone alla piega che ormai la vita ha preso, può essere devastante: cosa ne sarebbe stato di Ottavio, se avesse creduto in Ligeia? Forse chi ha letto Panorama si fa prendere dalla pietà, pensa ad Ottavio come ad una vittima: non credo affatto che lo sia, anzi. Dove non c’è sentimentalismo, non c’è nemmeno vittimismo: tutto sommato, Ottavio fa un po’ la fine che si merita.
Spero la recensione di Panorama ti sia piaciuta, che ti abbia intrigato in qualche modo. Se lo hai letto, non esitare a condividere con me la tua opinione! Alla prossima recensione,
Bruna Athena