Le strade di sabbia, graphic novel di Paco Roca pubblicata da Tunué, è un viaggio surreale e doloroso nei luoghi più nascosti dell’anima.
Ciao lettore, oggi c’è la recensione di Le strade di sabbia, graphic novel di Paco Roca. Pensavo non potesse esistere qualcosa di più bello di Rughe, conosciutissima e premiatissima novel, che ho letto poche settimane fa.
Le strade di sabbia di Paco Roca raccontano un viaggio surreale: niente di più diverso da Rughe, novella molto realistica – purtroppo. Probabilmente Le strade di sabbia mi ha colpito anche di più, perché questo viaggio surreale che viene magnificamente disegnato dal fumettista spagnolo, è il percorso difficile ed accidentato alla scoperta della nostra intimità.
Le strade di sabbia racconta dei vicoli e dei meandri oscuri dell’animo di ognuno di noi; racconta le vie attraverso le quali acquisiamo consapevolezza di limiti e paure, nonché impariamo ad accettare i primi e affrontare i secondi. Non so quindi se mi sto sbagliando, se sto interpretando questa graphic novel forzandola, ma credo che ogni episodio ed ogni personaggio narrato stiano a rappresentare, metaforicamente, pensieri ed incertezze di tutti.
Per tale motivo, L’uomo senza nome, colui che ancora non ha consapevolezza di sé, incontra nel proprio cammino la rassegnazione e l’inerzia di chi non fa nulla e, più che vivere, aspetta di morire; incontra l’indecisione di chi non è in grado di “prendere il toro per le corna”; prende atto dell’attaccamento materiale alle cose, che ancora al passato ed impedisce di guardare avanti; deve avere a che fare con l’incomunicabilità dei sentimenti e dei pensieri; affrontare il senso di colpa che ci assale quando, finalmente, riusciamo a smuoverci – quello su cui fanno leva le persone che non ti capiscono, perché sono più immobili di te.
Le strade di sabbia dà un volto alle nostre paure, alle nostre scuse per non agire e attendere qualcosa che desideriamo e non arriva mai, perché non facciamo nulla per prendercelo. In altre parole, questa stupenda graphic novel ci spoglia completamente e ci porta, passo passo, ad ammettere che vivremmo già meglio se fossimo capaci di stare un po’ fuori le cose, guardarle come se fossimo “distaccati”, per poter avere il piacere di ” (…) sedermi sul bordo della scalinata e mettere i piedi in acqua!”
Ciao ciao!