Matteo Garrone porta sul grande schermo l’opera di Giambattista Basile. Il racconto dei racconti – Tale of Tales è carico dello spirito critico e del senso di rinnovo morale di cui Basile si fece portavoce.
Finalmente anche la recensione di Il racconto dei racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone approda su questo blog. A dire la verità, là per là, quando a maggio ho visto a Milano il primo cartellone pubblicitario non m’era venuto in mente Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile: ci ho dovuto pensare su, ma è stato un problema mio.
Il racconto dei racconti (Lu cunto de li cunti) e Giambattista Basile
Giambattista Basile, dunque; Lu cunto de li cunti, addirittura. Ho letto vari commenti e recensioni del film: a qualcuno è piaciuto, ad altri non è piaciuto per niente. Come non potevo dire la mia? Il racconto dei racconti narra tre storie – liberamente ispirate ai racconti di Basile – in cui sono sempre protagonisti nobili e reali. Questo è un dato importantissimo! Non ho letto l’opera di Giambattista Basile – , per cui non posso dir nulla a proposito dell’aderenza al testo -, ma l’esame di letteratura italiana l’ho fatto: la monumentale opera dell’autore napoletano – ebbene sì! – non è affatto una raccolta di fiabe.
L’intento di Basile non era quello di divertire, ma, al contrario, lo scopo era quello di prendersi gioco degli aristocratici, esasperandone vizi e difetti, sfiorando il ridicolo e la satira. Curiosità: la storia da cui è tratta la fiaba La bella addormentata nel bosco è ne Lu cunto de li cunti: è una storia terribile! Vai, leggila e fammi sapere…
Basile e Garrone: tre storie con la morale
Come dicevo, ho letto alcune recensioni prima di guardarlo e, posso proprio dire, credo che non si può leggere che Garrone avrebbe semplicemente portato sul grande schermo qualche storiella a sfondo fortemente maschilista. Non accetto questa considerazione: la carica morale delle storie c’è, è chiara ed evidente, come è altrettanto lampante che ce n’è per tutti i sessi. Le tre storie sono indipendenti, ma c’è un filo conduttore che le attraversa, costituito dal principio secondo il quale tutte le nostre azioni generano un effetto boomerang, a causa del quale compiere il male significa pagarne le conseguenze, con gli interessi anche.
Lussuria, superbia e coraggio
Così, la Regina paga con la vita il suo ostinato egoismo; il principe lussurioso disprezza la vecchiaia ma, in ogni caso, sempre con le vecchie si trova a stare e giacere; il re che cede sua figlia all’orco deve, infine, cederle la corona. Di tutte le storie, La pulce è senza dubbio la più profonda, nel suo significato. Pochi sono i personaggi davvero positivi. L’onesta e la fedeltà di Jonah ed Elias, il coraggio di Viola creano un contrasto forte soprattutto con la superbia della Regina, con la l’ingordigia e la cattiveria del re di Roccaforte.
La principessa Viola non ha colpa, poiché nutre solo il desiderio di poter sposare un uomo che ama. L’egoismo e l’ottusità di suo padre ricadono su di lei, che con coraggio affronta il suo terribile destino che la obbligano a diventare moglie di un orco. Viola è l’unica figura femminile di spicco; ella riesce, con il suo spirito di sopravvivenza, a resistere alle avversità. Triste e d’impatto è la scena in cui ella mostra al padre la testa mozzata dell’orco: per continuare a vivere Viola è costretta a farsi “mostro”.
Il racconto dei racconti mi è sembrato un film di certo non eccellente, ma non insignificante come molti dicono. Credo che dipenda dal fatto che è riuscito a trasmettere, per lo meno a me, un messaggio a sfondo etico universale e per questo motivo devo comunque ritenerlo pregevole. Alla prossima pellicola,
Bruna Athena