Basterebbero due parole per descrivere L’amore in un clima freddo: molto piacevole.
Nancy Mitford ha scritto uno di quei romanzi che non ti rapiscono, non ti sconquassano di certo, tuttavia ne ha scritto uno terribilmente simpatico. Bisogna premettere, però, che non tutti i suoi personaggi sono simpatici. Com’è allora che diventa così piacevole leggerlo?
Senza dubbio, questo sta solo nella bravura di una penna che riesce a trarre fuori qualcosa di buono anche da quello che buono non è. Tutto merito dunque della simpaticissima Fanny, voce narrante della storia: il giusto che salva tutto.
Fanny è spettatrice delle vicende dell’alta società inglese dei primi del Novecento. Attraverso i suoi occhi veniamo a conoscenza di scandali e di tradimenti; conosciamo personaggi sgradevoli, impulsivi e ingenui; conosciamo l’amore per i soldi, l’amore per se stessi e per la bellezza. La voce di Fanny, la quale è assieme dentro e fuori questo giro di vite, è il mezzo attraverso il quale Nancy Mitford ritrae, in piena sincerità, la grettezza e la superficialità di un contesto sociale “freddo”.
L’amore in un clima freddo mostra, senza addolcire la pillala, l’incapacità di amare di Polly, amica di Fanny, di sua madre e di tutto il seguito dell’alta società di Gran Bretagna. L’amore in un clima freddo è egoista, è frivolo, è più che altro leggera e fugace infatuazione. Fanny non può cambiare niente di questo di cose ma è lei ad abbellire il tutto, spesso non senza un tocco di ironia: la sua ingenuità, il suo inguaribile romanticismo salvano l’umanità dalla povertà d’animo. Con Fanny il vero amore è ancora possibile.
Questo romanzo, dunque, benché a volte possa essere potenzialmente irritante, risulta attraente: non è di quelli che ti segnano ma è uno di quelli che non riesci a mollare perché devi sapere assolutamente come va a finire!
Buona lettura,
Bruna Athena
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