Lisario o il piacere infinito delle donne, romanzo di Antonella Cilento, è un libro che ho letto velocemente e con un certo interesse. Non sono sicura che sia un libro eccezionale, tuttavia la tematica e il modo in cui è trattata, attraverso la vicenda di Belisario, è singolare. Il romanzo di Antonella Cilento è stato pubblicato nel marzo del 2014 ed ha partecipato al Premio Strega dello stesso anno.
Lisario o il piacere infinito delle donne, come per l’appunto indica il titolo, ruota attorno ad una questione che, a quanto pare, lascia piuttosto spiazzati gli uomini: la possibilità della donna di provare piacere sessuale con molta intensità, in vari modi, anche senza aver bisogno di un uomo e, in via potenziale, infinitamente.
Beh, la vicenda di Lisario si svolge nella Napoli seicentesca di Masaniello; se oggi ancora si studia con interesse la sessualità femminile, talvolta cavandoci poco e niente, figuriamoci cosa potevano mai cavarne fuori gli uomini del Seicento. Il piacere femminile è inutile, la donna è una cosa e, cascasse il cielo, sarebbe impensabile permetterle di stare anche senza un uomo!
Così, la povera Lisario, già costretta a sposarsi con un medico mediocre che non ha saputo capire nulla di nulla di sua moglie, deve anche sopportare le “perverse” curiosità del marito, il quale non riesce a convincersi del fatto che Lisario possa godere da sola senza di lui. Per lui diventa una vera e propria ossessione, qualcosa che, in seguito a varie peripezie, non gli porterà nulla di buono.
L’unica a guadagnarci qualcosa, alla fine, da queste alterne vicende è solo Lisario.
Ecco, forse il problema di Lisario o il piacere infinito delle donne è proprio il fatto di essere alquanto surreale. A volte questa caratteristica non mi dispiace, a volte la trovo fuori posto in certi romanzi. In questo caso non mi ha disturbata più di tanto, ma principalmente perché ha fatto in modo che il corso degli eventi andasse a sfavore dell’ennesimo maschio mediocre, ottuso e maschilista. Insomma, ha mortificato ignoranza e maschilismo in modo divertente: questo mi ha fatto apprezzare questa storia, tutto sommato leggera e per niente pretenziosa.
Alle prossime letture,
Bruna “Athena”
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