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Medea, Euripide

Finalmente ritorno qui, dopo una pausa di circa due settimane, con la recensione di Medea, di Euripide, una delle tragedie classiche più intense.

Non ho avuto occasione di studiare la tragedia greca a scuola, poiché ho frequentato il liceo scientifico, ma nel corso dei miei studi universitari ho avuto l’opportunità di confrontarmi con un testo filosofico complesso e interessantissimo: sto parlando de La nascita della tragedia, di Friedrich Nietzsche. Questo però non è il momento per dilungarsi sulle caratteristiche di spirito dionisiaco e spirito apollineo: potrei non smettere mai di parlarne!

Dicevo, ho deciso di approcciare la tragedia greca, stimolata anche dalla lettura di  L’amore è un dio. Ho scelto di iniziare dalla storia di un personaggiomedea euripide femminile unico nel suo genere, che mi ha sempre affascinato per i suoi eccessi: Medea.

(SPOILER) Medea è una “barbara” in terra straniera; per seguire il suo amore, Giasone, si macchia dei più terribili delitti, e non se ne pente affatto. La sua indole è indubbiamente selvaggia e disprezza la Legge. Giasone non è dotato dello stesso ardore, anzi; è un uomo calcolatore, ma solo se si tratta di ottenere ricchezza e prestigio. Medea degli agi non sa che farsene, perché ella vuole solo l’amore assoluto e totalizzante. Quando Giasone decide di lasciarla, per sposare una principessa, il pensiero di dover abbandonare uomo amato e figli, scatena in Medea il desiderio di realizzare un piano di vendetta atroce.

Disprezzo Giasone, apprezzo Medea, e non posso nasconderlo. L’autore caratterizza molto bene questa donna, che viene considerata “barbara”, ma in virtù dei suoi poteri e delle sue abilità viene percepita dagli altri come persona saggia, fuori del comune. In altre parole, Medea è “diversa” e quasi un paradosso vivente. Chi definirebbe saggia una donna capace di vendicarsi nel modo più spietato possibile, nei confronti di un marito, che è anche padre? Medea uccide i propri figli e annienta Giasone. Nonostante il dolore che inevitabilmente causa a se stessa come madre, va via con la consapevolezza di aver compiuto un’opera immensa, grazie alla quale il nemico è sconfitto per sempre e lei può tornare a vivere, libera. Se dovessimo inventarci un processo a cui sottoporre Medea, per me- SOTTOLINEO PER ME– è fuori di discussione: Medea è innocente.

Caro lettore, la tragedia greca è nelle tua corde? Buona navigazione,

Bruna Athena

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