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Recensione di Penumbria, Emiliano González

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Penumbria,di Emiliano González: una raccolta di scritti dello scrittore messicano, pubblicata in Italia da Arcoiris.

Penumbria (traduzione di Giulia Zavagna) è una delle più recenti pubblicazioni della casa editrice Arcoiris, anch’essa fa parte della perturbante collana Gli Eccentrici, assieme a quel capolavoro visionario di Felipe Polleri, Germania! Germania! 

Si tratta di una raccolta di racconti di Emiliano González, scrittore messicano che si distingue per i suoi componimenti di “genere fantastico”. Reperire in rete ulteriori informazioni sull’autore è un’impresa, sempre che non si possa leggere qualcosa in spagnolo – purtroppo la conoscenza della lingua mi manca, al momento.

Spiego perché ho virgolettato l’espressione genere fantastico: in Penumbria non trovi racconti fantastici in senso stretto, quindi fiabe o favolette. Anche quando un racconto assume connotazioni fantasiose più o meno evidenti, esso non si chiude in lieto fine e preserva quell’atmosfera inquietante, oserei dire gotica, che caratterizza buona parte delle opere sudamericane della collana Gli Eccentrici.

I racconti di Penumbria

Penumbria comprende 5 brevi racconti di Emiliano González, tutti pubblicati, alcuni decenni, fa nella raccolta Los sueños de la bella durmiente. Essi sono: Rudisbroeck o gli atomi, L’eredità di Cthulhu, La lettura segreta, I quattro libri di Garret Mackintosh e Impressioni di Bruges.

Sopra tutti ho apprezzato Rudisbroeck o gli automi e Lo scarabeo, compreso nel racconto L’eredità di Cthulhu. Credo che in essi si manifesti maggiormente uno dei motivi più ricorrenti in questi scritti dell’autore: il tempo che ritorna, corrompe ogni cosa eppure lascia tutto invariato.

Questo è quel che più mi ha colpito della lettura dei racconti, in special modo di Rudisbroeck, come già ho detto, che credo possa considerarsi la migliore delle storie della raccolta. Il libro porta proprio il nome della città in cui è ambientata suddetta la vicenda.

Penumbria vive eternamente alle 17 del pomeriggio, l’ora in cui il sole inizia a calare; in eterno, il protagonista e voce narrante andrà alla ricerca della verità sulla storia di Rudisbroeck e dei suoi atomi;  così come in eterno prenderà luogo e si riavvolgerà, come un nastro, la blasfema e cannibalesca pantomima a cui il narratore stesso assiste inorridito.

È malato. Sono malato. Tutti siamo malati. In realtà, nessuno orina, eiacula né suda. Quello che fanno, quello che faccio, è nutrire il suolo: tutto qui…Dar da mangiare al suolo, al mostro.

Lo scarabeo racconta di una forza creativa, geniale e maledetta, che per sempre incarna se stessa nell’estro di uno scrittore o poeta: è una storia che assume connotati metaforici, così come Rudisbroeck. Le vicende che avvengono nella città sono metafora della drammatica condizione umana. Il personaggio di Rudisbroeck è sembrato ai miei occhi simile a un dio terreno, formidabile nel suo genio umano e crudele: tutti gli atomi sono a sua immagine e somiglianza – altrettanto dice la Bibbia degli esseri umani creati da Jahvè -, condannati a rivivere, nei secoli, le loro misere vicende. Insomma, è l’eterno ritorno della Vita e della Morte, della continua ricerca del perché delle cose. 

La lettura di Emiliano González è stata piacevole e decisamente interessante, per nulla banale. Anche questa volta, sono stata ben lieta di aver contribuito alla nascita di questo volumetto grazie al progetto di crowdfunding avviato da Arcoiris. 

A presto e buona lettura!

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